Corriere della Sera - Io Donna
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La crisi sanitaria? Svela il lato iperprotettivo del nostro Paese
Ci sono verità che emergono in momenti eccezionali come questo che stiamo vivendo. L’appalesarsi di un virus sconosciuto ha messo chi ci governa nelle condizioni (difficilissime) di prendere una posizione. Nel nostro Paese l’allarme è suonato da subito fortissimo: bisognava prendere una misura per evitare il contagio. Si è scelto, unico Paese europeo, di bloccare i voli provenienti dalla Cina. Lasciamo stare il particolare che con questa scelta non abbiamo fermato i passeggeri che provenivano dalla Cina, facendo scalo in un altro Stato. Non ci interessa qui valutare l’efficacia e l’intelligenza del cordone “sanitario” con cui è stato cinto il nostro territorio. Soffermiamoci invece per un attimo sullo stato d’animo che hanno prodotto le decisioni come questa, ma anche le
Emozioni, ricordi, riflessioni affrontati da due diversi punti di vista. Volete condividerli con noi? Scriveteci a successive. Mi riferisco ai tamponi effettuati a tappeto su tutta la popolazione delle zone individuate come focolai. Risultato: un numero di contagiati superiore a qualsiasi Paese europeo. Autorevoli scienziati hanno spiegato che il numero più basso di casi riscontrato altrove in Europa è molto probabilmente legato al minor numero di controlli effettuati. Dunque saremmo un Paese ipocondriaco, ma anche autolesionista, visti gli effetti deleteri sull’economia e considerata la mortalità del virus, che ha fatto vittime finora tra persone già in condizioni critiche.
In poche parole sembra che l’emotività in Italia abbia prevalso sulla razionalità. Ma forse c’è qualcosa di più, il nostro è un Paese-chioccia, un Paese portato a intervenire: lo si vede nella politica, dove leggi elettorali complicatissime di fatto esautorano l’elettore, e in economia, dove le operazioni di salvataggio superano spesso la reale convenienza. Siamo un Paese portato a assumere decisioni sovrabbondanti a protezione di un popolo, a torto o a ragione, considerato “bambino”. Direte che in casi come questo del Coronavirus, solo lo Stato può decidere la strategia da attuare. Vero, ma altri Paesi europei hanno dimostrato che si può agire diversamente senza creare allarmi che bloccano tutte le attività. La storia ci dirà chi avrà avuto ragione. Al momento la bilancia non sembra pendere a nostro favore.