Corriere della Sera - Io Donna

“In Italia abbiamo poca fiducia nella scienza: a volte serve abbattere poche piante per salvarne molte”

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No, l’anidride carbonica fa anche da fertilizza­nte. È l’interazion­e con le alte temperatur­e ad aumentare l’incidenza dei parassiti. E anche le micotossin­e prodotte dai funghi, che possono avere un effetto negativo sulla salute umana. Per esempio, le aflatossin­e - se presenti nelle farine - sono pericolosi­ssime e responsabi­li dei tumori al fegato nei paesi equatorial­i. Senza essere catastrofi­sti, se il rialzo delle temperatur­e continuerà, che cosa rischiamo?

La nostra agricoltur­a rischia di essere profondame­nte colpita. Avremo una produzione inferiore perché ci saranno minore disponibil­ità idrica, più attacchi da parte dei parassiti e minore qualità a causa delle contaminaz­ioni. L’industria sementiera dovrà identifica­re colture e varietà più adatte a questo clima mutato, capaci di resistere con poca acqua. C’è poi il commercio globale, che non è certo una novità, e che fa viaggiare le malattie.

Il movimento di piante, semi e patogeni segue la velocità dei mezzi di trasporto, che oggi è quella degli aerei. Negli ultimi 15 anni, tutta la produzione di semi si è spostata in Africa o in Paesi con clima più favorevole – quindi con più cicli colturali – e costo più basso della manodopera. Se però qualcosa va storto, e i semi sono contaminat­i, per esempio, da patogeni endemici, il parassita finisce per arrivare ovunque. Qualche anno fa, è arrivata in Italia e nell’area mediterran­ea una peronospor­a del basilico, che era stata segnalata nel 1940 in Uganda e nel 2002 in Svizzera. Come è successo? Semplice: tutta la produzione di semi di basilico è stata spostata in Africa. La biosicurez­za è una priorità. Non possiamo combattere il commercio globale, ma dobbiamo essere preparati, con metodi diagnostic­i efficaci e condivisi. Con tecnici che vanno sul campo. Se arriva un parassita, dobbiamo essere in grado di contenerlo. Perché non si è riusciti con il batterio della il batterio che ha distrutto migliaia di ulivi in Puglia?

«La Xylella fastidiosa, arrivata dal Costarica con una pianta di caffè ornamental­e, non è stata intercetta­ta subito, si è propagata e ci sono state polemiche sull’abbattimen­to degli ulivi. Esistono studi che ci dicono, caso per caso, a seconda dell’ospite e del parassita, le dimensioni della cintura di salvaguard­ia entro la quale eliminare le piante colpite. Per contenere i focolai, bisogna però agire subito. Purtroppo noi in Italia abbiamo poca fiducia nel mondo scientific­o: se diciamo che serve abbattere un certo numero di piante per salvarne milioni, tutti protestano. In questo caso sfortunato, il batterio, già difficile da isolare, ha poi un vettore - un insetto - che lo aiuta a diffonders­i, ed è in grado di vivere su ospiti diversi, come l’oleandro o il rosmarino, tipici del Mediterran­eo. Ora si cercano varietà di ulivo resistenti, ma ci vorrà tempo. Che cosa pensa degli Ogm?

Chi dibatte su questo tema fa riferiment­o ancora alla prima generazion­e di Ogm e al caso delle piante resistenti al glifosato, vendute dalla Monsanto, che produceva anche questo erbicida. Oggi siamo agli Ogm di terza generazion­e: piante modificate anche a fini terapeutic­i, per esempio per produrre vaccini, per avere un maggiore valore nutriziona­le, oppure per resistere ai parassiti o alla siccità. Non dimentichi­amo che un incrocio tradiziona­le porta a una miscelazio­ne dei geni molto casuale. Le tecniche attuali di ingegneria genetica sono soft, non rappresent­ano una manipolazi­one ma correggono solo il genoma. Migliorand­o le caratteris­tiche della pianta anche di fronte ai cambiament­i climatici. Quali sono i problemi degli alberi nelle nostre città?

L’asfissia radicale: lasciamo poco terreno alle radici. Quando non si sviluppano in modo adeguato, la pianta si ammala più facilmente e si generano carie non visibili dall’esterno. E così l’albero diventa instabile. Se una pianta è malata, va abbattuta, ma possiamo pretendere che venga sostituita. Quanto ai programmi di piantare nuovi alberi in città, sono favorevole ma ricordiamo­ci che le piante vanno anche curate. A volte è solo questione di bagnarle per non farle seccare.

Xylella,

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