Corriere della Sera - Io Donna
“Medea e Giasone, due disgraziati”
Lunetta Savino Il 17 luglio interpreterà Da Medea a Medea da Euripide e Antonio Tarantino. Musiche dal vivo di Rita Marcotulli «In attesa di incontrare Medea in quello spazio magico che è il teatro di Siracusa, ho provato in casa. La fase più terribile della preparazione di un monologo è la memorizzazione, ma dà grande soddisfazione, al termine della fatica, scoprire che le parole resteranno lì, da qualche parte nel cervello, dormienti e che basterà poco, anche dopo anni, per farle tornare in superficie. Questa Medea sta a metà strada tra Euripide e Antonio Tarantino. Ma avendola frequentata per molto tempo, fin dagli anni ’80 quando partecipai a una messa in scena di Antonio Capuano nella forma di una colorata sceneggiata napoletana, mi sono ritrovata a esplorarla. E ho scovato un testo di Christa Wolf, Medea.voci, ispirato a fonti precedenti a Euripide, secondo cui Medea era sì la straniera, la maga, prodotto di un mondo arcaico affascinante, ma non era l’assassina dei suoi figli. Quell’atto estremo, che poi la caratterizza, che ne fa il referente obbligato di tutti i tragici casi di cronaca, nasce con Euripide. Un’eroina o una anti-eroina dunque? Per un’attrice è un sogno, uno dei personaggi più affascinanti da interpretare, e più spaventosi, la figura tragica per eccellenza, indefinibile. Lo spazio che separa la Medea della classicità e quella immaginata da Tarantino, che ne fa una donna da marciapiede tra le camionabili, è grande, tutto da riempire. Anche il suo rapporto col maschile trascende le epoche: Medea e Giasone alla fine sono due disgraziati, Tarantino li immagina in un sottobosco malavitoso, fatto di prostituzione, di necessità che spinge a vendersi. Ma Medea ha l’orgoglio di chi ce l’ha fatta: è una reietta, un’emarginata, ma ha permesso al suo compagno di portare a termine la propria missione».
Yourcenar ha scritto di Antigone, Saffo, Clitemnestra della Maddalena in una stagione particolare della sua vita: a ognuno dei personaggi ha dedicato una prefazione poetica propria, molto personale. C’è certamente un elemento di autobiografia che ha infiammato la miccia che fa poi esplodere il racconto che lega l’autrice alle eroine del mito. Quella di Yourcenar è una parola non facile, la lingua di Fuochi è una lingua barocca, dalla struttura suggestiva, leggerla a voce