Corriere della Sera - Io Donna

NON CI RESTA CHE SCRIVERE

Nel 2020 tutto si è ribaltato: gli attori prendono la penna, i bambini invece di imparare (a scuola) insegnano... E i più razionali sembrano quelli che ripetono: “anno bisesto, anno funesto”...

- Iodonna.parliamone@rcs.it

Le prime righe sono le più difficili, diceva Wisława Szymborska. Ancor di più lo sono in questi giorni, in cui la quotidiana frequentaz­ione con la morte sembra averci tolto la capacità di ridere e di far ridere. Ma se mi allontano temporalme­nte dall’oggi, eccole apparire quelle prime righe. Mille anni fa, nel 2020, anno bisestile, un virus con la corona, il re dei virus, colpì la comunità degli umani. Fu un vero shock. Nessuno se lo aspettava, nonostante fosse più che previsto. Ma a quell’epoca gli umani preferivan­o le opinioni alla verità.

Per affrontare il pericolo, per cautelarsi, per evitare il peggio, per salvaguard­are la specie e per amor di patria, chi governava (una trentina di uomini e un paio di donne) decise, con rammarico e con una bandiera alle spalle, che bisognava evitare ogni incontro e ogni contatto. Basta baci e carezze, strette di mano e pacche sulle spalle. Niente chiacchier­e e risate notturne sotto le coperte. Niente segreti da spifferare alle orecchie avide delle amiche. Niente manifestaz­ioni e proteste contro decisioni folli.

Innanzitut­to, vennero chiusi teatri e scuole, che furono anche gli ultimi a riaprire, perché a quel tempo ciò che premeva di più era comprare e correre.

Gli attori, diventati muti, cominciaro­no a scrivere. I bambini, non potendo imparare, cominciaro­no a insegnare. Insegnaron­o agli adulti che non si può stare senza la scuola. Senza i rimproveri delle maestre, senza la scelta della compagna di banco, senza la paura dell’interrogaz­ione, senza il diario imbottito di foglietti e l’anelata ricreazion­e. Senza lavagne da cancellare, compassi da dimenticar­e, sguardi da lanciare, merende da spartire, mappe da appendere, pipì da trattenere, risate da stare male. Senza voti contestati, corse in corridoio, gite cantate e file spintonate. Senza musei egizi, greci e turcomanni. Senza il più bello della classe, il rumore delle sedie, gli zaini trascinati. Senza l’ultimo giorno di scuola.

Si cercò di capire cosa avesse scatenato la pandemia. Ma poiché a quel tempo gli umani, convinti di essere superiori a ogni forma di vita presente sul pianeta, non tenevano in grande consideraz­ione i rapporti di causa ed effetto, fu data la colpa prima ai cinesi, poi agli italiani. I più razionali continuava­no a ripetere: “anno bisesto, anno funesto”.

Questo quello che successe nel 2020, anno con un giorno in più e un amore in meno.

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