Corriere della Sera - Io Donna
Svergogniamoli in pubblico: la protesta contro i “manel” si chiama
Social shame Con #Boycottmanel Patrizia Asproni guida su Facebook la campagna di denuncia contro l’invisibilità delle donne
«L’idea di creare un gruppo Facebook di denuncia mi è venuta dopo l’ennesima arrabbiatura» racconta Patrizia Asproni, direttrice del Museo Marino Marini di Firenze e presidente di Confcultura (associazione di imprese che gestiscono musei e luoghi di cultura e siti archeologici), ma soprattutto attivista di lungo corso. «Mi avevano appena invitato a un convegno sui beni culturali, mondo dove le donne rappresentano il 90 per cento della forza lavoro, il panel degli oratori era tutto al maschile. Oltretutto di un livello talmente basso che mi indignai due volte. Così ho dato vita a #Boycottmanel, per segnalare e stigmatizzare tutte le volte che noi donne siamo escluse da tavoli e conferenze importanti». Oggi la pagina conta circa tremila iscritte, cresce ogni giorno e si può fregiare di un successo importante: la presa di posizione del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. «Avevamo ricevuto la notizia del convegno, la campagna di social shame era stata avviata e lui, tramite la sua portavoce, ha preso una decisione intelligente: non andare a quel tavolo». Gli organizzatori si sono scusati? «Tutt’altro, si sono pure arrabbiati. Purtroppo ci sono esempi ancora più imbarazzanti: ho ancora negli occhi una foto del G7 del luglio 2019: un’infilata di uomini. Sa qual era il tema generale? La parità di genere».