Corriere della Sera - Io Donna
LE 21 PIONIERE CHE HANNO FATTO LA COSTITUZIONE
Nel 1946 erano soltanto il 4 per cento dell’assemblea e faticavano a far arrivare le loro proposte agli elettori. Ma seppero fare rete. E ottennero grandi vittorie. Alcune ancora da realizzare completamente. Ora un libro racconta le nostre Madri Costituen
«Nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se non è accompagnato da una piena emancipazione femminile; e per emancipazione noi non intendiamo solamente togliere barriere al libero sviluppo di singole personalità, ma un effettivo progresso e una concreta liberazione per tutte le masse femminili». Quando Teresa Mattei pronuncia queste parole nel suo discorso all’assemblea Costituente del 18 marzo del 1947 ha compiuto da poco 26 anni. L’anno prima, a 25, è stata la più giovane deputata a entrare a Palazzo Montecitorio, una delle 21 donne elette nell’organo che, nell’immediato secondo dopoguerra, ha elaborato la Costituzione.
Combattiva e in rivolta da sempre, Teresa era nata a Quarto, in provincia di Genova, il 1 febbraio 1921 in una famiglia antifascista. Durante la Resistenza diventò partigiana e conseguì una laurea in filosofia. Entrata nel PCI (Partito Comunista Italiano) e scelta per la Costituente dal capo della federazione comunista fiorentina Filippo Rosi, fu eletta con oltre 5mila voti: «Voglio risolvere i problemi delle ragazze italiane. All’università molte facoltà sono ancora precluse e
una ragazza può andare avanti un poco, poi a un certo punto si trova davanti a un muro che non può varcare.tutto questo deve finire» aveva dichiarato pochi giorni dopo la sua elezione. A lei si deve la scelta della mimosa come fiore simbolo dell’8 marzo. Rimasta incinta fuori dal matrimonio, Teresa diventò poi la rappresentante delle ragazze madri in Parlamento. È tra quelle coraggiose pioniere, che per prime, nella storia d’italia, intervennero nelle decisioni sul futuro del Paese, protagoniste della nascita e della costruzione della Repubblica. Un gruppo di irriducibili precorritrici che sfidarono un ambito, quello della politica, a lungo precluso alle donne.
Una nuova voglia di libertˆ
Le prime deputate furono elette durante la consultazione elettorale del 2 giugno 1946, la stessa in cui le donne per la prima volta si recarono alle urne per eleggere i deputati dell’assemblea Costituente e scegliere, con un referendum, la forma di governo del Paese tra monarchia e repubblica.
Le italiane avevano da poco ottenuto il diritto di voto, l’anno prima con il decreto Bonomi dell’1 febbraio 1945, in seguito, nel marzo del 1946, anche l’esercizio
Angelina (nota come Lina) Merlin, nata a Pozzonovo (Padova), 58 anni, professoressa (PSI). dell’elettorato passivo, ossia la possibilità di essere elette. Il nostro Paese usciva da una dittatura lunga vent’anni che aveva cancellato i diritti civili e da una guerra rovinosa che lo aveva disseminato di macerie. Proprio in quel periodo così amaro era fiorita una consapevolezza diffusa e una nuova voglia di libertà tutta femminile. Molte donne durante la guerra avevano partecipato alla Resistenza, la battaglia di liberazione contro il nazifascismo, diventando partigiane e combattenti e, anche quelle che non avevano avuto l’esperienza della lotta, sentivano ormai strette le mura di casa e rivendicavano indipendenza ed emancipazione. La prima occasione per partecipare attivamente alla scena politica era arrivata nella primavera del ’46 con le elezioni amministrative. Oltre 2000 donne erano entrate nei consigli comunali come sindache, assessore, consigliere. Poi iniziò la campagna elettorale per la Costituente. Le donne candidate furono 226 scelte dai partiti tra partigiane, militanti e attiviste di movimenti popolari o organizzazioni come l’udi (Unione Donne Italiane), il CIF (Centro Italiano Femminile) e i Gruppi di Difesa della donna che avevano attivato corsi per la preparazione politica delle italiane. Le aspiranti deputate si distinsero per eloquio e fer