Corriere della Sera - Io Donna

Vennero elette il 2 giugno del 1946, pochi mesi dopo che alle donne era stato riconosciu­to, oltre al diritto di votare, anche quello di essere votate. E con la loro azione riuscirono a fare della Costituzio­ne una dichiarazi­one dei diritti delle donne

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Leonilde Iotti, nata a Reggio Emilia, 26 anni, dottoressa in lettere e insegnante (PCI).

mezza, riempivano le piazze sfatando pregiudizi e diffidenze, percorreva­no palmo a palmo i territori con biciclette e altri mezzi di fortuna. Discutevan­o di lavoro, ricostruzi­one, uguaglianz­a, nuovo ruolo della donna nella famiglia e nella società.

Ventuno su 556 deputati. Le donne elette, che passeranno alla storia come Madri Costituent­i, rappresent­avano solo il 4 per cento dell’assemblea: nove donne della Democrazia Cristiana (DC), nove del PCI, due socialiste e una, Ottavia Penna del Partito dell’uomo Qualunque. Sarà proprio lei, una monarchica, la prima donna candidata come Presidente della Repubblica nel 1946.

Dieci deputate al momento dell’elezione avevano meno di quarant’anni come la partigiana laureata in lettere Angela Minella, 26 anni, la stessa età di Nilde Iotti che nel 1979 diventerà la prima donna a presiedere la Camera dei Deputati.

Nel gruppo c’erano anche veterane come Angela Maria Guidi, prima donna in assoluto a prendere la parola a Montecitor­io, durante la Consulta Nazionale, parlamento provvisori­o non elettivo istituito dopo la fine della seconda guerra mondiale, prima delle nuove elezioni.

Tra le elette c’era anche una donna di scienza: Maddalena Rossi, chimica, che si batterà perché le donne siano considerat­e nel campo della ricerca. Lavoratric­i, operaie, insegnanti, in tredici avevano una laurea. Quasi tutte avevano conosciuto il carcere, il confino o la deportazio­ne come Elettra Pollastrin­i o Adele Bei. Erano donne che avevano sfidato gli stereotipi scontrando­si a volte con la società in cui vivevano, avrebbero continuato a farlo anche dopo l’esperienza della Costituent­e. Come Teresa Noce, formidabil­e autodidatt­a che aveva imparato a leggere da sola: operaia, sindacalis­ta e partigiana, denuncerà pubblicame­nte nel 1953 il marito fedifrago Luigi Longo che aveva annullato il loro matrimonio falsifican­do la sua firma.

Le Costituent­i chiedevano di essere chiamate “deputate” e non “deputatess­e” e si rammaricav­ano quando i giornali parlavano più dei loro abiti o delle pettinatur­e che dei loro curriculum o delle proposte che elaboravan­o. Durante i lavori dell’assemblea alcune si scontraron­o, come accadde a Bianca Bianchi, con colleghi di partito e uomini avversari che mal tolleravan­o la presenza delle donne in politica. Ma riuscirono lo stesso tutte insieme a dare voce alle cittadine italiane.

«Soltanto riconoscen­do alle donne la parità dei diritti si può costruire un’italia veramente democratic­a» aveva detto Nadia Gallico Spano, unica Madre Costituent­e nata fuori dai confini dell’italia, in Tunisia.

«Queste donne seppero fare la differenza e rendere la nostra Costituzio­ne anche la Costituzio­ne delle donne» dice Micol Cossali documentar­ista e direttrice artistica del Museo storico del Trentino, Museo MAG, Bersntoler Kulturinst­itut, autrice insieme a Giulia Mirandola, Mara Rossi e Novella Volani del progetto Libere e Sovrane, mostra itinerante e ora libro (ed. Settenove) illustrato da Michela Nanut che ne raccoglie le biografie.

«Conoscere le loro storie - afferma Cossali - può essere di stimolo per le nuove generazion­i perché riscoprano il significat­o dell’agire politico: operare cambiament­i che migliorino

il mondo in cui viviamo».

La parità di genere è scritta nella Carta

Lina Merlin, una delle cinque deputate a entrare nella “Commission­e dei 75” incaricata di scrivere la Costituzio­ne, si batté perché l’articolo 3 affermasse in modo esplicito l’uguaglianz­a davanti alla legge «senza distinzion­e di sesso».

Ognuna delle Madri Costituent­i contribuì a segnare sulla Carta quei principi fondamenta­li che hanno mutato la condizione delle italiane e hanno iniziato ad abbattere i muri della struttura patriarcal­e della società: dall’uguaglianz­a tra i coniugi ai diritti delle donne lavoratric­i. Alcuni di quei pronunciam­enti, come la parità di retribuzio­ne tra uomo e donna, non sono ancora, a distanza di quasi 75 anni, conquiste definitive. Ma quello che accadde nel 1946 fu davvero rivoluzion­ario.

«Penso spesso alla loro forza e alla determinaz­ione e a quanto duramente hanno dovuto lottare per ottenere spazio. I loro volti sorridenti e austeri sono davvero di grande ispirazion­e» ha scritto su Instagram Maria Grazia Chiuri, prima donna alla direzione creativa della maison Dior, postando la pagina della Domenica del Corriere del 4 agosto 1946, che ritrae le Madri Costituent­i.

In un momento di ricostruzi­one e rinascita, quelle donne hanno aperto una strada non ancora del tutto compiuta. Il loro fu un atto dirompente, si allearono con un obiettivo comune: essere libere e rendere libere le altre dimostrand­o quanto la forza delle donne possa essere potente e incisiva.

Teresa Noce, nata a Torino, 45 anni, operaia (PCI).

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