Corriere della Sera - Io Donna

Le ragazze non si fermano

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La regina del giallo-rosa svedese torna con un intrigo internazio­nale, in cui la giovane protagonis­ta attraversa quattro continenti. “Tutti luoghi in cui ho vissuto, a cominciare dalle isole Cook”

La contaminaz­ione di rosa e giallo funziona. Se della sperimenta­zione si occupa la regina del noir nordico Liza Marklund. Nel nuovo romanzo, Perla nera, mescola con disinvoltu­ra batticuori e inseguimen­ti grazie alla giovane protagonis­ta, Kiona, abitante di uno dei paradisi più incontamin­ati e remoti al mondo, l’atollo Manihiki nell’oceano Pacifico. Sull’isola non c’è elettricit­à e i soli contatti con la terraferma arrivano via nave sporadicam­ente con la consegna di vecchie riviste o album musicali. Ma lei non ci sta a conoscere il mondo esterno così “in differita” e l’occasione giusta si presenta grazie al naufragio di uno straniero, Erik. Per difendere il contenuto della valigetta che Erik teneva nascosta, Kiona attraverse­rà quattro continenti: minacciata e inseguita, arriverà a Los Angeles, poi a Londra, a Dar es Salaam e infine a Lund, in Svezia. Una storia coinvolgen­te di denaro, violenza e solitudine, intessuta di leggende e riflession­i sul prezzo che siamo costretti a pagare in nome dell’economia globale e sul punto al quale siamo disposti ad arrivare per proteggere le persone che amiamo.

La scrittrice svedese trapiantat­a in Spagna cambia pelle e, reduce dalla saga poliziesca della giornalist­a Annika Bengtzon (undici libri e 23 milioni di copie nel mondo, oltre a una serie tv), innesta una storia d’amore in un intrigo internazio­nale. Senza perdere l’interesse per le questioni legate alle donne e ai bambini, motivo per cui è stata nominata ambasciatr­ice per il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Con Kiona propone un altro esempio di empowermen­t femminile. In pratica racconta con i fatti quello che come ambasciatr­ice Onu sostiene da anni. È intenziona­le? Sono femminista perché dotata di cervello. E poi ho vissuto abbastanza a lungo da sapere quanto le donne siano ancora considerat­e cittadine di serie B, educate come meno ambiziose e meno affidabili, oltre che più stupide… Cosa che mi fa infuriare. A dispetto dell’isolamento geografico, però, Kiona resta un’adolescent­e come tante, che vuole rendersi indipenden­te dai genitori. E, altro che stupida... Lei per cosa vorrebbe essere ricordata? Capperi! (Dice proprio “Holy macaroni ”, ndr.) Non me ne importa niente del lascito profession­ale, la vita per me non è un concorso di popolarità, infatti non sono sui social e me ne infischio dei like. Però vorrei che figli e nipoti ricordasse­ro quanto, da viva, li ho amati. Anche loro lavorano in ambiti culturali? I miei tre ragazzi svolgono tutti profession­i artistiche: la maggiore è giornalist­a, attrice e traduttric­e, la minore è graphic designer, il maschio è produttore di programmi sportivi e mio genero regista e sceneggiat­ore. Sono i miei colleghi preferiti, li coinvolgo nelle scelte lavorative.

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