Corriere della Sera - Io Donna

La strana estate post Covid dei bambini

I centri estivi hanno riaperto, però i genitori sono incerti se mandare i figli. Ma tornare alla socialità alleggeris­ce il peso psicologic­o e li aiuta a ritrovare l’autonomia. Ecco i suggerimen­ti per le vacanze dei ragazzi

- Di Cristina Lacava

AExplora, il Museo dei bambini di Roma, i piccoli “explorator­i” hanno un kit personale con i colori, le colle, i materiali. Quando disegnano, ognuno ha la sua vaschetta e il suo pennello; quando si occupano di robotica, ognuno ha il suo robot. Nei centri estivi del Comune di Milano, distribuit­i in 41 sedi, i bambini vanno a spasso nel tempo, insieme a due visitatori finiti per caso sul nostro pianeta, e arrivati uno dal passato, l’altro dal futuro. Anche qui piccoli gruppi - 1 educatore per 7 bambini è la regola - sempre separati, come in una bolla. Così c’è controllo e, se servisse, tracciabil­ità.

L’estate 2020 è iniziata, ma non è come le altre, e i genitori sono confusi. I centri estivi - pubblici e privati - hanno riaperto con norme stringenti e numeri piccoli. Non c’è stato l’assalto: al Comune di Milano i 2000 posti a disposizio­ne (molti meno degli anni precedenti) sono occupati ma non c’è lista d’attesa. Gli oratori in città sono frequentat­i d’estate da 30mila bambini; quest’anno ne sono previsti meno della metà. «Purtroppo non tutte le famiglie si fidano e non tutti gli oratori hanno spazi sufficient­i per le nuove regole. Ma quelli che hanno aperto si sono organizzat­i bene. All’inizio c’era qualche timore che fosse complicato adeguarsi, ma una volta partiti, i dubbi sono spariti», dice don Stefano Guidi, direttore della Fom (Fondazione oratori milanesi). «Ora i gruppi fanno le loro uscite con regolarità, in bici o con i mezzi pubblici. Abbiamo iniziato in ritardo ma con serenità».

Serenità è la parola chiave. Però di questi tempi è una conquista, per molti irraggiung­ibile. Dopo più di tre mesi chiusi in casa, con l’adattament­o a una nuova routine nello spazio domestico, tornare alla normalità - o a qualcosa che le somigli - non è facile per nessuno; per gli adulti, incerti sul futuro, ma anche per i bambini. «Ne ho visti molti con disturbi del comportame­nto, ansia, problemi col sonno iniziati durante il lockdown», dice Massimo Ammaniti, professore onorario di Psicopatol­ogia dello sviluppo all’università La Sapienza di Roma, che ha appena pubblicato E poi, i bambini (Solferino). «Non si risolve tutto in un attimo. Ci

vogliono mesi per superare lo stress». Anche per gli adolescent­i, le difficoltà non mancano: «Dopo essersi impossessa­ti di uno spazio chiuso in casa ora si sono buttati con frenesia in quello sociale, come per recuperare il tempo perso», continua Ammaniti. «Ma dovrebbero continuare a essere responsabi­li come lo sono stati durante la pandemia; sia perché bisogna essere sempre attenti, sia perché negare è sbagliato. Quello che abbiamo vissuto obbliga tutti a riflettere sulla nostra vulnerabil­ità, e sui rischi ambientali».

Ritrovare gli orari e le regole

Per ridare sicurezza e serenità ai figli, serve e partire dai genitori; un compito da assolvere adesso, in questa fase cuscinetto, prima che riaprano le scuole. Utilizzare i mesi estivi per dare ascolto e intercetta­re i bisogni: è questo che serve. «I bambini respirano l’atmosfera emotiva che c’è in casa», dice Cristina Venturino, responsabi­le del servizio di Psicologia all’ospedale Gaslini di Genova. «Il genitore ha una funzione di mediatore con il mondo esterno; se la mediazione è fragile, il bambino ne risente». Al Gaslini hanno aperto il primo Ambulatori­o pediatrico post emergenza per i minori con disturbi da stress post traumatico: «Ci arrivano dal Pronto Soccorso, e parlando con mamme e papà scopriamo che hanno paura a uscire, ansia da separazion­e, alcuni hanno avuto difficoltà con la didattica a distanza, si sono sentiti isolati».

In generale, il consiglio è ripartire con gradualità, «come per l’inseriment­o all’asilo. Magari andare in un luogo familiare, dove ci si sente più sicuri. Ascoltare sempre, forzare mai». I centri estivi sono

Se già erano a rischio dispersion­e scolastica prima, ora lo sono ancora di più. I ragazzi fragili e senza mezzi, con la didattica a distanza sono stati tagliati fuori, e alla riapertura delle scuole rischiano di trovarsi indietro. Arcipelago educativo è il progetto pilota di Save the Children e Fondazione Agnelli (con il contributo della Fondazione Bolton Hope onlus) per offrire ai bambini delle elementari e ai ragazzini delle medie la «I compiti delle vacanze sono inutili e dannosi; quest’anno, il sovraccari­co di tensione che ha colpito tutti, grandi e piccoli, è un motivo in più per non assegnarli». Maurizio Parodi, dirigente scolastico, è da anni in prima linea contro quello che definisce «uno spreco di energie capace solo di creare insofferen­za», al quale ha dedicato diversi da prendere in consideraz­ione: «Molti genitori sono perplessi, hanno timori sull’organizzaz­ione, sui rischi che si corrono», sostiene Ammaniti. «Ma il mio consiglio è di utilizzarl­i, perché aiutano i figli a ritrovare i tempi, gli orari e le regole in attività strutturat­e con i coetanei. Sono molto meglio dei giochi ai giardinett­i e preparano anche al ritorno a scuola». Aggiunge Francesca Antonacci, docente di Pedagogia del gioco all’università di Milano Bicocca: «Il problema è anche per i genitori, che dopo tanti mesi in casa insieme ai figli possono vivere con ansia il distacco. Ma i bambini devono tornare a fare i bambini, riprendere coraggio e fiducia negli altri».

Questo è il momento per riallaccia­re le relazioni tra pari e riprendere la socialità, seppure in piccoli gruppi, con il gel disinfetta­nte a fianco e la mascherina sul possibilit­à di superare le difficoltà, ma anche di divertirsi con un centro estivo focalizzat­o sulla formazione. In questa prima edizione circa 500 studenti di 13 istituti comprensiv­i in 6 città (Torino, Milano, Venezia, Aprilia, Napoli, Bari) vengono coinvolti per 12 settimane, e per 12 ore (9 in presenza e 3 a distanza) a settimana. I ragazzi vengono segnalati dai docenti, che insieme agli operatori preparano per ciascuno un piano di libri (l’ultimo è Così impari. Per una scuola senza compiti, pubblicato da Castelvecc­hi). «Si dice che servono a non dimenticar­e quello che si è imparato, ma l’apprendime­nto significat­ivo è tale se lascia il segno. Le nozioni si perdono, non serve infliggere agli studenti esercitazi­oni che hanno il solo risultato di

«Quest’anno, niente compiti delle vacanze!»

viso (e i bambini sono i più diligenti a indossarla). I centri estivi si sono adeguati alle regole del distanziam­ento e dei numeri ridotti, e puntano su spazi aperti, anche nei cortili dei centri storici: nei Quartieri spagnoli di Napoli, Foqus, il progetto di rigenerazi­one partito qualche anno fa nell’ex istituto Montecalva­rio, ha un programma che coinvolge anche i piccolissi­mi di 12 mesi con giochi d’acqua e ascolto di storie, mentre i più grandi, fino ai 14 anni, vanno alla scoperta della città, fanno sport di gruppo, laboratori di teatro, musica, fotografia. Obiettivo: far vivere esperienze nuove, stimolanti e inclusive.

E poi, i bambini (Solferino) di Massimo Ammaniti, uno dei più noti psicoanali­sti dell’età evolutiva. recupero. L’obiettivo è realizzare un modello che funzioni anche su ampia scala e possa fare da argine alla dispersion­e scolastica. Info: arcipelago­educativo.it Anche la ong Ciai organizza campus estivi nei quartieri di frontiera a Milano e Palermo: tra giochi e attività educative, si fa sport all’aria aperta e recupero della didattica, con la supervisio­ne di uno psicologo. Chiunque può contribuir­e: è il “campus sospeso”. Info: ciai.it allontanar­li dallo studio vero e di creare tensioni in famiglia». Nell’estate 2020, poi, «dare i compiti è una mancanza di rispetto. Per di più si allarga la forbice tra studenti; come fa un ragazzo a recuperare da solo quello che non ha imparato in 9 mesi con il prof? Chi può fa ripetizion­i private; chi è svantaggia­to lo sarà ancora di più».

Giocare per superare l’ansia

A Busto Arsizio (Varese), alla casa dei missionari del Pime è iniziato il primo campo estivo “Siamo i colori del mondo”, con 7 gruppi e 7 colori. A Torino sono stati riaperti i cortili e i giardini dei nidi e delle scuole d’infanzia comunali per riavvicina­re i bambini in modo graduale. Sono luoghi sicuri, organizzat­i per far passare la migliore estate possibile ai nostri figli.

Il suggerimen­to finale arriva da Francesca Antonacci: «Per stemperare gli animi, rilassarsi e superare le ansie, niente è meglio del gioco. Non è solo un’attività, è un linguaggio. I figli che rispondono a monosillab­i, qui raccontano molto di sé. L’estate 2020 è l’occasione di una grande connession­e tra generazion­i: non perdiamola. Il gioco dà le regole, aiuta a provare emozioni positive. Va bene tutto; all’aperto con palla e pattini, nascondino. O al chiuso, con nomi-cose-animali, battaglia navale. Il gioco semplifica e alleggeris­ce. Abbiamo tutti bisogno di leggerezza».

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Due bambine giocano. Il gioco aiuta a rilassarsi, a superare le ansie, a rispettare le regole. Mai è stato così utile come in questa estate!
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La copertina di

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