Corriere della Sera - Io Donna
Per fare un’eroina che cosa ci vuole?
Fonte di ispirazione o campanello d’allarme per evitare certi sbagli, le eroine letterarie ci svelano sempre che c’ è una via per affermare se stesse. Ma chi le crea, come dà corpo a un modello femminile? Ne parliamo con quattro scrittrici. E uno scrittore
Vivono storie intense, complicate. Nella loro perfezione rispecchiamo le nostre aspirazioni, nei fallimenti pungono il nervo scoperto delle nostre fragilità. Che siano classiche come Jane Eyre e Jo March, o native digitali come Lisbeth Salander, i personaggi femminili sono sempre un esempio del tentativo delle donne di affermarsi. Lottano, soffrono, a volte vincono altre perdono. Ma mantengono fermissime le loro convinzioni. Con loro ci identifichiamo, le sentiamo “sorelle” e le prendiamo a modello. A loro io Donna ha dedicato un premio specifico (vedi riquadro). Ma come si costruisce un personaggio femminile oggi? Che tipo di istanze un’autrice vi porta dentro per consentire alla lettrice di sentirlo più vicino?
Melania Mazzucco, autrice molto amata e e molto premiata ha aggiunto da poco alla sua galleria di personaggi storici L’architettrice, la vicenda di Plautilla Bricci, prima donna architetto d’europa. «Il ‘600 è stato sempre considerato un secolo disgraziato per le donne» dice Mazzucco. «Benedetto Croce diceva che nel ‘600 non si sentiva profumo muliebre. Mi interessava scoprire chi fosse Plautilla e cosa avesse fatto in un momento in cui alle donne era preclusa qualunque cosa». Quindi già la ricerca è stata influenzata da un’istanza “riparatoria”? «Esatto, dal voler ricreare una catena di memoria che facesse uscire una donna dal buio cui era condannata. Io faccio un tipo di lavoro che è quello di ripulire la storia in una prospettiva di genere». Non “riscrivere” la storia, ma allargare il diametro della lente con cui viene letta. «Voglio capire quali erano gli spazi di manovra di una donna nel ruolo e nel destino che aveva. Plautilla, oltre alla sua determinazione, fu molto sostenuta dal padre, scrittore misogino che, però, per la figlia fu una roccia. Questo getta una luce diversa, anche sul ruolo degli uomini dell’epoca».
Quando si maneggia la storia, come fa Melania Mazzucco, il lavoro è quello di scoprire e riportare in superficie cercando di non interpretare. Ma con un personaggio contemporaneo, quanto di sé un autore lascia filtrare nella sua eroina? Grazia Verasani, bolognese, nel 2004 lanciò il personaggio dell’investigatrice Giorgia Cantini, apripista di tutte le detective che sarebbero arrivate dopo. È appena tornata in libreria con una nuova avventura, Come la pioggia sul cellofan. «Essendo romanzi con io narrante tipo flusso di coscienza è facile cadere nell’alter ego» confessa. «Negli anni non ho disdegnato l’empatia e la somiglianza, anche se ho cercato per Giorgia caratteristiche diverse: lei mangia carne, io sono vegetariana, lei beve parecchio, io sono astemia». Un personaggio che è un omaggio al Marlowe di Chandler, che si muove tra la malinconia e il disincanto delle ambientazioni noir, tra locali fumosi, alcol, dark lady: come la rende vicina alle donne? «In fondo è l’insieme di quelle che incontro e delle amiche, la rappresentazione realistica di un lavoro forse particolare ma dentro inquietudini e testardaggini che credo corrispondano a tante donne. Che a me piacciono irregolari, poco ortodosse e fuori dagli stereotipi».
Ci sono regole per costruire un’eroina? «Io mi perdo a osservare le persone, mi colpisce il carisma, osservo molto per cogliere uno sguardo, una parola, poi li rielaboro per i miei personaggi. Ma una protagonista deve essere raccontata con caratteristiche e battute tali che il lettore si leghi a lei immediatamente: è come entrare in una stanza con tante persone e notare solo lei».
Che siano reali o create dalla fantasia dei loro autori, dote imprescindibile di un’eroina è una buona dose di coraggio. Ci chiediamo, con molto rispetto, quanto ne abbia dovuto usare Ema Stokholma per raccontare la sua storia in Per il mio bene, libro autobiografico di un’infanzia passata con una madre mostro, che le ha saputo offrire solo violenza, dolore e odio. «Non credo ce ne sia voluto tanto, prima» dice la dj di origine francese. «Forse ne avrei più bisogno adesso: quando incontro le persone che magari hanno letto la mia storia, mi sento più a nudo. A mettere giù le parole, no, non c’è voluto coraggio. È stato un modo per fare i conti col passato, non per svuotarmi». I conti li ha fatti e ha anche cambiato nome. «Il mio vecchio (Morwenn Moguerou) era molto più complicato per la nuova vita che finalmente ho potuto seguire. Ma scegliere un nome diverso è molto simbolico: è un reset, si riparte da ze
Melania Mazzucco
“Faccio un tipo di lavoro che è quello di ripulire la storia in una prospettiva di genere. Voglio capire quali erano gli spazi di manovra di una donna „ nel ruolo che aveva
Vicende reali o inventate, storie di donne che ci dicono sempre qualcosa
di Melania Mazzucco (Einaudi). La biografia della prima donna architetto d’europa.
Come la pioggia sul cellofan di Grazia Verasani (Marsilio). Giorgia Cantini indaga in una Bologna sotto la pioggia.
Per il mio bene di Ema Stokholma (Harper Collins). Una storia autobiografica di dolore e riscatto.