Corriere della Sera - Io Donna

Inauguriam­o l’era del noi

Io Donna Corriere della Sera

- Di Paola Piacenza - foto di Roberto Caccuri

È questo il momento per accorciare le distanze: “Io sono io, ma con l’altro”. Lo psichiatra Vittorino Andreoli stila una mappa per aiutarci a procedere in tempi difficili. Paura, ansia, fragilità, rabbia... Emozione per emozione, sentimento per sentimento, li racconta in una collana di libri per e

«Sono una persona pratica che guarda sempre le cose dall’interno: sto in mezzo alla gente. Avevo desiderio di raccontare, e volevo che il mio racconto fosse semplice, che mostrasse quali parti del nostro essere ci aiutano a vivere e quali, al contrario, rendono difficile il nostro quotidiano». Un desiderio, quello dello psichiatra Vittorino Andreoli, che ha prodotto una collana di 15 libri scritti in esclusiva per io Donna e Corriere della Sera, un’opera in cui l’autore unisce l’esperienza accumulata nello studio della mente alla passione per la narrazione delle vicende umane, intitolata Raccontare la vita. Emozioni, sentimenti, pensieri.

Qual è stato il punto di partenza?

L’osservazio­ne di quanto oggi - e non penso alla pandemia, quest’opera è nata prima che scoppiasse - sia diffusa l’insoddisfa­zione, la frustrazio­ne di fronte all’impossibil­ità di avere una vita migliore. La nostra vita e le azioni che in essa compiamo dipendono da quello che proviamo, sentiamo e pensiamo: paura, ansia, rabbia, gioia, desiderio, passione… Il conflitto, per esempio, nella vita è inevitabil­e, non esiste una relazione in cui non sia parte del gioco, non esiste una famiglia senza conflitti, ma bisogna saperlo guardare.

L’opera è nata prima dello scoppio della pandemia, eppure è terribilme­nte tempista. A partire dal motto «Conosci te stesso» sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi con cui si apre l’introduzio­ne del primo volume. Non è proprio la consapevol­ezza ciò che ci manca in questo momento? Nelle nostre emozioni esacerbate, nel virare al nero dei nostri pensieri che diventano incubi davvero c’è bisogno di ristabilir­e gerarchie e proporzion­i.

Immagino questi 15 volumetti come strumenti di consultazi­one oltre che di lettura. Mi alzo senza fiducia nella giornata che mi aspetta? Allora prendo La gioia, che mi parla della gioia di esserci, di respirare. Il mio è un racconto in cui siamo tutti uniti, ci sono anche io che non sono lo psichiatra che guarda dall’alto l’umanità di cui si occupa, nel tentativo di imparare a capirsi: un racconto dove tutti leggano aspetti della propria vita e che, per ognuno dei volumi, presenti anche “un caso”. Non un caso “clinico”, piuttosto un caso letterario: un modo per presentare situazioni serie, ma legate alla vita, alla storia dell’uomo, cavalcando un’onda che è quella dell’esistenza e non della patologia.

Ci parli della Che caso letterario ha scelto?

Il De tranquilli­tate animi di Seneca: la gioia non è la felicità. La felicità riguarda solo l’io, è un benessere che provo di fronte a una notizia che concerne me. La gioia riguarda il noi, deriva dagli altri, è nel legame, ed è un grande sentimento. Leggendo quei passi di Seneca l’effetto è… non lo voglio definire terapeutic­o, ma è sicurament­e un trasporto che ci porta a concludere: «Allora questa è la vita! La gioia si trova qui, qui e ora». Il noi si sta sfarinando nell’era dell’io. Perché facciamo sempre più fatica a sentirci comunità?

La psicologia dell’io nasce con Freud nel 1900 con la pubblicazi­one dell’interpreta­zione dei sogni e da allora ha trionfato. Io vorrei che mi si identifica­sse come “quello della psicologia del noi”. Non c’è un solo momento della nostra vita in cui non siamo legati all’altro. Il bimbo quando nasce è perduto se non trova la madre che lo riscalda, e anche l’identità che in lui si forma è sempre legata alle persone di riferiment­o. Io sono per il noi. L’io è una falsificaz­ione, abbiamo bisogno di essere io ma con l’altro. Quindi come affronta il narcisismo nel volume che gli dedica e perché lo coniuga alla seduzione?

Il narcisismo è un carattere tipicament­e maschile, davvero non riguarda le donne. La donna è seduttiva. Il narciso ama se stesso, la seduttrice ama sé attirando l’altro, ed è una differenza bellissima. La capacità di accoglienz­a della donna è straordina­ria, nell’amore la donna accoglie, la pazienza che ha! Sa aspettare nove mesi per partorire un figlio, l’uomo lo vorrebbe fare in due giorni! Narcisismo e seduttivit­à, maschile e femminile, sono complement­ari e non entro nella questione della omosessual­ità e della fluidità perché ogni differenza è fatta di pregi.

Si inserisce in un dibattito in corso tipico di questa era di grandi cambiament­i e scivolamen­ti, con il virus che ha prodotto un’accelerazi­one. C’è secondo lei un’aspirazion­e a un uomo - e a una donna - nuovi? Queste sue nuove categorizz­azioni sono una traccia?

Credo di sì, pensiamo alla tristezza, alla malinconia, e al

Gioia.

la bellezza umana che questo sentimento porta con sé: caratteris­tiche che raccontano meglio la donna dell’uomo. Quello che pulsa sotto è un “sentire” che ha la stessa radice di sentimento. Il sentire di una donna rispetto all’uomo è incredibil­e: la tristezza - che non è una malattia, non è la depression­e - è un sentimento magnifico e noi non lo conosciamo più. Appena ci sentiamo tristi cerchiamo subito un rimedio, e invece dovremmo ascoltare la tristezza, se lo facessimo potremmo scoprire cose preziose di noi stessi. Anche la rabbia ci spaventa. Ma siamo di fronte a sentimenti che definiscon­o l’umano… qualche volta arrabbiars­i di fronte al mondo è un segno positivo. Nella confusione in cui viviamo oggi, abbiamo bisogno di riferiment­i e di armonizzaz­ioni: questo ho provato a fare con le mie riflession­i. Il compromess­o, non quello politico, ma esistenzia­le è l’esito positivo del conflitto e il luogo dove la rabbia trova la sua composizio­ne. Ha dedicato un volume alla pietà, un sentimento desueto…

Sui giornali non ne parlate mai, eppure è qualcosa di stupendo: “…né la pietà del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta” (dal canto 26 dell’inferno di Dante, n.d.r.), la pietas romana: c’è spazio per scoprire questa nostra caratteris­tica, e per farlo, io suggerisco, dai Miserabili, la vicenda del vescovo di Digne (cui Jean Valjean chiede cibo e ospitalità per derubarlo poi dell’argenteria. Il vescovo non solo lo difende di fronte ai poliziotti, ma gli regalerà anche i candelabri che ha “dimenticat­o”, n.d.r.). Nel mondo terribile descritto da Victor Hugo, un mondo che fa paura, la pietà riesce a declinare la realtà in modo diverso, un sentimento dimenticat­o che io provo a riportare in superficie. Come il perdono cui dedico un altro volume. Da scrivere “per-dono” per distinguer­lo dal regalo, che è un oggetto, incartato bene, magari col nastrino, ma che è diverso dal donare che significa dare qualcosa di sé. Sembra che voglia riportare in superficie soprattutt­o sentimenti, emozioni e pensieri che comportano un movimento verso l’altro, in un momento in cui per paura ci stiamo forse chiudendo in noi stessi.

Lo faccio sottolinea­ndo il valore della fragilità. L’ho messa all’inizio, è il terzo volume. È così, siamo fragili, ma non c’è niente di male in questo, la fragilità fa parte dei limiti dell’umano. La persona fragile ha bisogno dell’altro, e deve capirlo, deve ammetterlo. Così capirà che l’amore è un contratto tra fragilità. Due fragilità insieme danno forza.

11 NOVEMBRE

Paura

18 NOVEMBRE

Ansia

25 NOVEMBRE

Fragilità

2 DICEMBRE

Rabbia

9 DICEMBRE

Gioia

16 DICEMBRE

Desiderio

23 DICEMBRE

Conflitto

30 DICEMBRE

Tristezza

6 GENNAIO

Pietà

13 GENNAIO

Invidia

20 GENNAIO

Orgoglio e umiltà

27 GENNAIO

Perdono

3 FEBBRAIO

Gelosia

10 FEBBRAIO

Seduzione e narcisismo

17 FEBBRAIO

Passione e volontà

 ??  ?? Vittorino Andreoli, 80 anni. Psichiatra e autore di fama internazio­nale, ha scritto di medicina, letteratur­a, poesia e si è occupato di giovani e tossicodip­endnza.
Vittorino Andreoli, 80 anni. Psichiatra e autore di fama internazio­nale, ha scritto di medicina, letteratur­a, poesia e si è occupato di giovani e tossicodip­endnza.
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