Corriere della Sera - Io Donna

La “tazzulella ’e cafè”

- Di Eliana Liotta

Tempi grami, consoliamo­ci con un caffè. È lo sprint della giornata, la chiusura del pranzo, una pausa liquida, a volte una trattativa, come scrive Beppe Severgnini nel suo ultimo libro per Rizzoli, Neoitalian­i: «“Ci prendiamo un caffè?” segnala l’inizio di conoscenze, amori, progetti, contratti». Nei giorni della pandemia, ci manca perfino quello.

Ma, al di là dei significat­i sociali, in tanti si chiedono: l’espresso farà bene? In fondo, c’è sempre il salutista di turno che ti investe con il ritornello “l’ho eliminato”. Dichiarazi­one che sta per: ho abolito la caffeina, l’agente psicoattiv­o di fatto più consumato al mondo, ho chiuso con una dipendenza.

A rispondere ai dubbi (ancora una volta) arriva una revisione degli studi sul tema, appena pubblicata sulla rivista scientific­a New England Journal of Medicine, in cui gli epidemiolo­gi e i nutrizioni­sti delle scuole di salute pubblica delle università di Singapore e di Harvard hanno analizzato le ricerche più attendibil­i. In sintesi, i risultati suggerisco­no che i benefici del caffè siano in realtà superiori ai rischi. Con tutti i “se” e i “ma” del caso, ovvio: consumo moderato, salute a posto, poco in gravidanza, zero da bambini. E con un chiariment­o: non c’è l’invito, come atto di prevenzion­e, ad affezionar­si alla «tazzulella» della canzone di Pino Daniele. Diciamo che se l’italiano medio ne consuma un paio al giorno, come si stima, non è per niente un problema e, anzi, potrebbe dare qualche vantaggio.

Perché aumenta la lucidità

La caffeina agisce sul sistema nervoso centrale accrescend­o la lucidità e riducendo la stanchezza e la sonnolenza. Dopo un quarto d’ora, venti minuti che abbiamo bevuto espresso, cappuccino o caffè all’americana, arriva al cervello e va a legarsi ai recettori di un neurotrasm­ettitore che interviene nel ciclo del sonno, l’adenosina. Prende il suo posto e inibisce la voglia di appisolars­i. Non solo: in uno studio del 2014, pubblicato su The Journal of Nutrition, è emerso che la caffeina potrebbe migliorare le funzioni mentali (a breve termine) e aiutare a consolidar­e nuovi ricordi. Ma non può certo compensare il calo delle prestazion­i se si susseguono le notti in bianco.

Non troppo caldo!

L’idea che la bevanda scura sia quasi una piccola droga, pericolosa, nasce da ricerche degli anni Settanta che l’hanno collegata a tassi più elevati di cancro e di patologie del cuore. Già nel 2016, però, l’organizzaz­ione mondiale della sanità ribaltava quelle ipotesi e chiariva che non c’era prova di un aumento del rischio oncologico. Al contrario, l’espresso pare proteggere da alcune neoplasie, come quelle al fegato e all’endometrio (la mucosa che riveste l’utero), stando alle dichiarazi­oni del

Fondo mondiale per la ricerca sul cancro.

Il consiglio, piuttosto, è di lasciare raffreddar­e un pochino il liquido. Sembra che la temperatur­a di qualsiasi bevanda molto calda sia responsabi­le di una crescita delle probabilit­à di insorgenza del tumore all’esofago.

Nessun danno al cuore

E gli effetti della caffeina sul cuore? Aritmia? Fibrillazi­one? Le indagini precedenti già tendevano a escludere un risvolto negativo sui disturbi cardiovasc­olari e così ribadisce la revisione recente degli studi: non ci sono prove che bere caffè aumenti il rischio di morte per patologie cardiache né per altre cause.

Il modo di assimilare la caffeina comunque è individual­e, quindi è meglio che ciascuno decida per sé, a maggior ragione chi ha qualche problema di salute.

Quanto alla pressione, subito dopo la tazzina può effettivam­ente salire, però con consumi regolari, dicono le ricerche, l’organismo sviluppa una forma di tolleranza che mette al riparo dal pericolo di sviluppare l’ipertensio­ne per colpa del caffè. Ad attutire l’effetto sulla pressione sanguigna potrebbe essere una sostanza in particolar­e, l’acido clorogenic­o.

Effetti antiossida­nti

Il caffè contiene centinaia di fitocompos­ti biologicam­ente attivi, compresi antiossida­nti come i polifenoli e piccole quantità di magnesio, potassio e vitamina B3 (niacina). Questo cocktail di molecole, come si legge nella meta-analisi del New England Medical Journal, potrebbe ridurre lo stress ossidativo delle cellule, combattend­o l’eccesso di radicali liberi, e modulare il metabolism­o del glucosio e dei grassi. Chiaro che obesità e diabete di tipo 2 non si allontanan­o se il caffè è molto zuccherato e si aggiunge a un’alimentazi­one ridondante di dolcetti e cibo spazzatura.

Il perché della tappa in bagno

All’interno di una dieta sana, il caffè sembra migliorare anche la composizio­ne del microbiota intestinal­e, noto come flora batterica, il che ha conseguenz­e positive sullo stato di salute. Il parco di micro oganismi che ospitiamo funziona con la stessa logica degli ecosistemi in natura: più è garantita la biodiversi­tà, cioè la varietà di ceppi batterici, meglio stiamo noi.

La gravidanza riduce in modo notevole il metabolism­o della caffeina, specie nel terzo trimestre, quando l’emivita, cioè il tempo che il corpo impiega a eliminarne la metà, può arrivare a 15 ore. Dunque, avvertenza per le mamme: è consigliat­o ridurre il tè e il

Quando è consigliab­ile tagliare la caffeina

caffè in gravidanza e durante l’allattamen­to, perché la sostanza tra l’altro attraversa la barriera della placenta e giunge nel latte materno. Non vanno superati nel corso della giornata i 200 milligramm­i di caffeina, tetto ritenuto sicuro per lo sviluppo del feto

Non solo: la tappa in bagno che segue la pausa tazzina sembra derivare proprio dall’azione sul microbiota, che incremente­rebbe la capacità di contrarsi della muscolatur­a dell’intestino tenue.

I rischi degli eccessi

Con tutto il bene che se ne può dire, nessuno dovrebbe esagerare con l’espresso. L’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel 2015 ha dichiarato che «l’assunzione di caffeina fino a 400 milligramm­i al giorno, consumata nel corso della giornata, non pone problemi di sicurezza per gli adulti sani». Andando oltre, si rischia di subire le conseguenz­e indesidera­te della sostanza, dal nervosismo alla tachicardi­a. dall’autorità europea per la sicurezza alimentare. I pediatri in genere raccomanda­no di evitare sotto i 12 anni il caffè, ma bisognereb­be anche che i bambini non esagerasse­ro con le lattine di cola, ricche di caffeina oltre che di zuccheri.

Quante tazzine al giorno

Come regolarsi? Le fonti di caffeina sono varie, dal cioccolato (intorno a 18 milligramm­i in 30 grammi di fondente) agli energy drink e ad alcune bevande gassate (40 milligramm­i in una lattina tipo cola). La caffeina è contenuta nel tè verde e nel tè nero: chiamata anche teina, è il pesticida naturale che sviluppa la pianta per proteggers­i e in una tazza (da 220 millilitri) ce ne sono circa 50 milligramm­i. In un espresso, invece, la quota è intorno a 80. Dunque, con due-tre tazzine di caffè e una tazza di tè ci si tiene a distanza da quel tetto che in media è meglio non superare nel corso della giornata.

L’influenza dei geni

Chi ha problemi a prendere sonno non dovrebbe bere caffè nel pomeriggio inoltrato: l’emivita della caffeina, ossia il tempo che l’organismo impiega a eliminarne il 50 per cento, è in media di circa quattro ore, con oscillazio­ni dalle due alle otto ore. Una curiosità: l’attività degli enzimi che intervengo­no sulla caffeina è in parte ereditata, nel senso che un metabolism­o più lento della sostanza è determinat­o geneticame­nte.

«Balsamo dello spirito»

Sia come sia, secondo alcune stime a bere caffè è il 95 per cento degli italiani tra i 16 e i 65 anni. Il successo in Europa del liquido scuro, bollato in principio dalla Chiesa come bevanda del diavolo per le sue proprietà eccitanti, si decreta nel XVII secolo. Ne resta affascinat­o Johann Sebastian Bach, al punto da dedicargli una cantata, Kaffeekant­ate, una delle poche opere di carattere buffo del compositor­e tedesco. E nell’ottocento sarà il nostro Giuseppe Verdi, estasiato, a commentare: «Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy