Corriere della Sera - Io Donna

Chi denuncia va presa sul serio

Ancora oggi c’è troppa cautela, e troppi pochi mezzi, nell’intervenir­e quando una donna dichiara di subire violenza. Troppe volte è lasciata a casa con il suo aguzzino in attesa “di capire meglio”. E spesso rischia la vita

- Iodonna. parliamone@rcs.it

L’8 marzo non ci sarà proprio niente da festeggiar­e. Nel 2020 sono state uccise 112 donne. Nei primi due mesi del 2021 è stata uccisa una donna ogni cinque giorni. Fidanzate, mogli, compagne, amiche. Madri. Hanno storie diverse, ma alla fine tragicamen­te simili. Hanno avuto l’illusione di riuscire a tenere a bada il proprio aguzzino. E invece non sono riuscite a sottrarsi alla sua furia omicida. Maria Gabriella Carnieri Moscatelli è la presidente di Telefono Rosa: «34 anni fa, quando è stata creata la nostra associazio­ne, abbiamo condotto un’indagine sulla violenza tra le mura domestiche. Tutti pensavano che eravamo pazze. E invece vogliamo ancora che questo problema della violenza sulle donne venga fuori, perché se aspettiamo di capire esattament­e cosa sta succedendo non ci salva nessuno».

Gli investimen­ti a casaccio purtroppo non danno i risultati che dovrebbero. Servono idee per contrastar­e questa cultura diffusa. Si deve partire dalla scuola materna. Si deve far capire che la parità tra donna e uomo nasce e cresce in famiglia dove anche gli uomini devono condivider­e con i figli questi principi. Antonella Veltri è la presidente di Donne in rete contro la violenza: «Bisogna porre evidenteme­nte un rimedio a una situazione che è esacerbata dalla pandemia ma che non si ferma a questa. La violenza alle donne è una pandemia globale che attraversa le donne ogni giorno per 365 giorni l’anno. E c’è bisogno subito di misure che diano la possibilit­à alle donne di sottrarsi alla violenza. Come? Il primo passo è credere alle donne quando denunciano, le donne vanno credute se denunciano le violenze. Troppe volte le donne vengono rimandate a casa dopo aver segnalato alle forze dell’ordine situazioni di difficoltà di violenza se non maltrattam­enti e stalking. Non vengono credute o la loro denuncia è sottovalut­ata. L’approccio delle forze dell’ordine, delle procure, degli operatori socio-sanitari deve essere diverso, deve cambiare. Non si possono lasciare andare le donne, sottovalut­ando le denunce che fanno, perché questo le espone a rischio. E non è un rischio lieve: è un rischio di morte».

L’8 marzo sarà un’altra giornata per ribadire che poco, troppo poco è stato fatto.

Perché le donne faticano tanto a farsi ascoltare? Scriveteci a

La rubrica torna il 20 marzo.

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