Corriere della Sera - Io Donna

«Il nostro obiettivo? Far sì che non si arrendano»

Più consulenze psicologic­he, ma anche più richieste di formazione: cosa è cambiato allo Spazio Donna di Weworld a Scampia dopo un anno di Covid

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Non sono abituate ad avere un tempo e un luogo per sé, anzi, non lo cercano nemmeno. Così quando lo Spazio Donna di Weworld ha aperto a Scampia, nel 2014, «la cosa più difficile era farle accomodare, e dire loro: adesso pensa solo a te stessa» ricorda la coordinatr­ice Roberta Fiore. «I mariti dicevano: che vai a fare là, a perdere tempo?». Da allora la struttura ha seguito 300 donne, che hanno trovato uno sportello d’ascolto psicologic­o e di orientamen­to al lavoro, attività di gruppo madre/bambino ma anche di wellness con corsi di zumba, di make up, visite guidate a Napoli città (che molte neanche conoscono). L’80 per cento sono casalinghe, alcune fanno, o meglio facevano, le estetiste o le parrucchie­re a domicilio. Un anno fa il Covid: lo Spazio prima ha chiuso, poi da settembre ha riaperto mantenendo le attività, anche se in gruppi più piccoli. Intanto la condizione femminile è peggiorata: «A partire dalla coppia: avere il marito, spesso disoccupat­o, a casa tutto il giorno ha esasperato i conflitti. La scuola a distanza le ha messe in crisi, perché non sono state in grado di aiutare i figli. Le poche che lavoravano, sempre in via informale, si sono ritrovate con un pugno di mosche. Alcune si sono ammalate. Noi abbiamo sempre la porta aperta e siamo quasi gli unici: gli uffici pubblici sono in smart working, nessuno risponde al telefono e neanche alle mail. Le donne si sentono sole, depresse, disorienta­te. Sono aumentate le richieste di consulenze psicologic­he. Molte si arrendono, noi cerchiamo di aiutarle. Una ragazza era all’ultimo esame per diventare Operatrice socio-sanitaria, e voleva mollare. L’abbiamo convinta e ce l’ha fatta. Per fortuna c’è anche chi ha capito che è arrivato il momento di investire sul futuro, prendere un diploma di terza media e cercare un lavoro in regola. Poche forse, ma è un segnale».

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