Corriere della Sera - Io Donna
Piante e semi souvenir? Meglio di no!
A portarle a casa da un viaggio si va contro norme internazionali. Non solo: potrebbero nuocere alla flora locale
Tempi duri per chi vuole emulare i cacciatori di piante dei secoli scorsi. Esistono specie vegetali protette a livello internazionale dalla convenzione di Washington del 1975 (Cites) che è vietatissimo prendere. «Se durante un viaggio ne strappate una o ne portate via i semi rischiate una sanzione amministrativa di oltre 30mila euro, e in taluni casi persino una denuncia penale» spiega Vincenzo Zagari, ispettore fitosanitario della Regione Lombardia. Ma anche le varietà escluse da
Cites hanno le loro regole. Se, per esempio, acquistate un’orchidea in un negozio in Thailandia, va sempre dichiarata al rientro in Italia e deve essere accompagnata da un certificato che garantisce che non abbia problemi fitosanitari, nel rispetto delle leggi Ue. «Le norme europee, che si applicano in Italia, prevedono poi il divieto di importare piante infestanti, che possono creare problemi alla flora locale e piante che possono nuocere alla salute umana» continua Zagari. «Un vegetale può anche essere veicolo di batteri, virus e insetti nocivi, causando danni difficili da arginare. Per esempio, bonsai entrati illegalmente in Europa hanno veicolato dei coleotteri cerambicidi asiatici che oggi attaccano i nostri alberi». Le uova degli insetti possono nascondersi in un innocuo seme. Ecco perché è meglio evitare di portare piante e semi da un viaggio in terre lontane. Semaforo verde, invece, per quelli dai Paesi Ue. Esclusa, però, dal 1° gennaio di quest’anno, l’inghilterra.