Corriere della Sera - Io Donna
Possiamo fidarci della scienza?
Consulti on line con i logopedisti
La logopedia a distanza o telelogopedia in questi mesi ha potuto garantire continuità delle cure, sedute di follow up, consulenze, diagnosi ai pazienti, sostenendo l’85 per cento di quei 2 milioni di italiani bisognosi di riabilitazione per disturbi della comunicazione e della deglutizione.
La tele logopedia imposta dall’emergenza si è rivelata perciò una risorsa efficace, che verrà integrata o alternata anche in futuro ai percorsi di cura in presenza. Il bilancio è stato presentato in occasione della giornata Europea della Logopedia, oggi 6 marzo, ed è il punto di avvio per la campagna di informazione dei logopedisti italiani “Così Lontani, così vicini” attiva dall’8 al 12 marzo. Da lunedì a venerdì prossimo, quindi, si potranno chiedere consulti e informazioni on line telefonando dalle 10 alle 12 al numero 345-2754760.
Info su fli.it
Le decisioni che condizionano la vita quotidiana di miliardi di persone in piena pandemia dipendono “dal parere degli scienziati”. Ed è “la scienza” ad aver procurato i vaccini che ci porteranno fuori dal virus. Eppure cresce la platea di quanti delle vaccinazioni diffidano, credono “esagerati” gli allarmi degli ambientalisti o negano l’esistenza del Covid. Può succedere, spiega Naomi Oreskes, docente di storia della scienza ad Harvard ed esperta di problemi ambientali, nel suo Possiamo fidarci della scienza? (Bollati Boringhieri), perché molti pensano ancora che la scienza sia praticata da geni che lavorano in solitudine guidati da un metodo infallibile (quello scientifico, appunto) scevri da condizionamenti dell’ambiente o dei valori in cui credono. Non è così.
E a garantire l’autorevolezza scientifica è la cooperazione e il confronto. È la libera discussione tra scienziati sugli studi (condotti con metodo scientifico) che permette di trasformare e migliorare le teorie. E per estendere il consenso ed evitare le trappole del pregiudizio, la collettività degli scienziati deve attivarsi ad accogliere al suo interno persone quanto più possibile eterogenee per genere, età, censo, provenienza geografica ed etnia, sottolinea Oreskes. Insomma, sembra di poter leggere tra le righe, non solo le donne hanno bisogno di una scienza libera, in cui far sentire la propria voce e silenziare la pseudoscienza che troppo a lungo ne ha sancito l’inferiorità - di cui nel libro si racconta diffusamente - ma la scienza ha bisogno delle donne per rendere migliore la vita di tutti.
Per ridurre i tumori della cervice uterina il vaccino Hpv va somministrato anche ai maschi.
La bellezza è (anche) prendersi cura di sé: è il senso della campagna KIKO “Amati, scegli la prevenzione” a sostegno di Fondazione Umberto Veronesi nella prevenzione e ricerca sui tumori causati dal Papilloma Virus (HPV), come quello al collo dell’utero. Conclusa il 4 marzo, giornata della sensibilizzazione sul tema, ha fruttato due borse di ricerca e ha riportato l’attenzione sulla prevenzione, mediante il vaccino e la diagnosi precoce.
«In Australia dal 2007 si vaccinano maschi e femmine: c’è stato l’immediato crollo della condilomatosi genitale e, poi, delle lesioni precancerose della cervice uterina. Nei prossimi anni ci si aspetta una radicale riduzione dei tumori. L’italia è partita in ritardo e per questi risultati dovrà aspettare» dice Mario Preti, professore associato di Ginecologia e ostetricia all’università di Torino e membro del Comitato Scientifico della Fondazione. Pap test e HPV test si basano sul prelievo di un campione di cellule dal collo dell’utero: «Nel primo, l’esame si fa al microscopio, col secondo si cerca la presenza del DNA del virus. Un risultato positivo non significa in automatico che si svilupperà un tumore, ma rilevarlo in anticipo consente di impostare controlli e terapie. Un HPV test positivo invece va sempre verificato tramite pap test o biopsia». Il vaccino è per tutti, «esclusi gli immunodepressi gravi o chi è ipersensibile ai principi attivi o agli eccipienti. Gli/le adolescenti sono il bersaglio principale della vaccinazione, che si può fare però ad ogni età, anche perché riduce le recidive in chi ha avuto la patologia benigna o pretumorale da HPV». M.T.T.