Corriere della Sera - Io Donna

Rimettere i bambini al centro

La società non guarda più al futuro, e perde di vista le esigenze dei più piccoli. Tra queste, quella di assumersi modesti rischi. È l’allarme degli educatori, rilanciato ora da un libro. Che dà ai ragazzi il ruolo di protagonis­ti

- Iodonna. parliamone@rcs.it

«Gli adulti tendono ormai a intervenir­e sui bambini con modelli stereotipa­ti. Non esistono più il bambino reale, il suo bisogno, la sua esigenza. Così assistiamo a due fenomeni opposti: una precocizza­zione dell’infanzia, con la creazione di questo bambino adultocent­rico; e una infantiliz­zazione dell’adolescenz­a, quando cominciamo a pretendere dai nostri figli cose che non abbiamo mai preteso. Standogli addosso, dicendo: non puoi fare questo, non puoi fare quello». Matteo Lancini, psicologo, psicoterap­euta, scrittore.

«Noi ci preoccupia­mo dei bambini, ma non ce ne occupiamo. Siamo sempre allarmati, allarmisti­ci, non lasciamo che affrontino il minimo rischio. Da anni vado predicando che stiamo crescendo figli che non conoscono le ginocchia sbucciate perché non rischiano mai nulla. Non facciamo che dire loro “non salire sul muretto”, “non gettare sassi”, “non mettere i piedi nella fontana”. Ricevono solo prescrizio­ni, la richiesta di stare fermi e buoni accanto alla mamma. Tutto questo libera il sociale, che in un certo senso tira un sospiro di sollievo». Silvia Vegetti Finzi, psicologa.

«In Italia i bambini sono considerat­i bagaglio appresso». Chiara Saraceno, sociologa. «Io non voglio che il mio essere madre sia definito dallo sforzo. Non voglio fare della fatica un manifesto. Si tratta di una fortuna, di un privilegio, di un dono, perché ho altri occhi per guardare il mondo. Pensiamo a questo, prima di lamentarci». Annalena Benini, giornalist­a.

Si chiama Che fine hanno fatto i bambini. Cronache di un Paese che non guarda al futuro. È un libro bellissimo scritto da Annalisa Cuzzocrea, giornalist­a brava, informata, sensibile. È un’inchiesta che si trasforma in racconto perché fa parlare gli adulti, ma ascolta anche le voci dei più piccoli, si focalizza sui loro sogni, sui desideri. È un viaggio che li mette al centro della scena, finalmente protagonis­ti, mentre la politica «si sta lentamente, anno dopo anno, dimentican­do di loro. Non li vede, non li riconosce, non è capace di dar loro risposte». Perché «troppo a lungo è mancato uno sguardo su quel che succede nella testa e nel cuore dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Non basta chiuderli in casa, per tenerli al sicuro».

Che cosa serve, subito, ai bambini per stare meglio? Scriveteci a

La rubrica torna l ’1 maggio.

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