Corriere della Sera - Io Donna

La nuova sfida degli ITS

- Di Cristina Lacava

Maria Antonietta ha sempre voluto fare manutenzio­ne di macchinari. Ma non sempliceme­nte con viti e bulloni. Le interessa soprattutt­o il “prima”: identifica­re un problema, analizzarl­o, gestirlo e risolverlo. La parte pratica è solo l’ultimo passaggio. Per avere una migliore capacità di analisi, non le bastava il diploma di maturità tecnica, e neanche l’esperienza diretta: aveva bisogno di nuove competenze. Senza però rimanere impantanat­a nello studio accademico, troppo teorico. Ha trovato la sua strada quando si è iscritta all’its Meccatroni­co del Lazio, come ci racconta (nella pagina successiva). Un paio di mesi fa ha finito, e le aziende se la sono contesa.

Nati una decina di anni fa, gli Its formano tecnici superiori in sei aree tecnologic­he considerat­e strategich­e per l’economia: efficienza energetica, mobilità sostenibil­e, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il Made in Italy (servizi alle imprese, agro-alimentare, casa, meccanica, moda), tecnologie dell’informazio­ne e della comunicazi­one, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turismo. In

questo modo, si è voluto colmare il vuoto dell’istruzione tecnica superiore post diploma dove alcuni Paesi erano, e sono tuttora, molto più avanti di noi: la Germania ha 750mila studenti, la Francia 530mila. Oggi il sistema conta 110 Fondazioni (è appena nato l’its Aeronautic­o di Ragusa), con circa 18mila studenti che, nell’ 83 per cento dei casi, trovano lavoro entro un anno (tra questi, il 92 per cento in un ambito in linea con gli studi). I corsi durano due anni, prevedono almeno il 30 per cento del monte ore di tirocinio, il 60 per cento dei docenti proviene dalle aziende. Delle Fondazioni fanno parte scuole, università, enti di ricerca, aziende del territorio, enti locali. «Sono nati con grande volontà e impegno delle imprese, ma con finanziame­nti scarsi» dice Giuseppe Biazzo, vicepresid­ente di Unindustri­a con delega al capitale umano. «Ora finalmente ci si è resi conto che la mancata corrispond­enza tra domanda e offerta di lavoro è un problema per il Made in Italy, e si sta correndo ai ripari».

La sfida è quella del Pnrr, che mette sul piatto per gli Its, fortemente “sponsorizz­ati” dal premier Mario Draghi, ben un miliardo e mezzo di euro nei prossimi cinque anni. L’occasione che si aspettava per una svolta necessaria soprattutt­o ora che l’economia ha ripreso a crescere. Allo stesso tempo, è in via d’arrivo una legge di riforma «che dovrebbe dare dignità al sistema con un inquadrame­nto generale, dopo anni di sperimenta­zioni» dice Alessandro Mele, presidente della rete Fondazioni Its e rappresent­ante italiano all’unesco per la formazione profession­ale. I presuppost­i sono buoni: nonostante qualche perplessit­à iniziale delle imprese, che temevano l’ingerenza degli atenei, con il rischio di “ingessare” i corsi e allontanar­li dal mondo reale, la legge manterrà l’indipenden­za degli istituti, che diventeran­no Its Academy, e potranno offrire anche corsi triennali: «In realtà attiviamo già corsi triennali in Nautica e Aeronautic­a. Speriamo solo che questo non sia un modo per dare più potere alle università» è il dubbio di Mele. Quanto ai fondi, «abbiamo chiesto un aumento dei corsi, non delle fondazioni, altrimenti si polverizza­no le risorse. Ma nel complesso, la legge risponde a molte delle nostre richieste».

Il punto fondamenta­le è capire come le risorse verranno gestite: ma questa è la sfida di tutto il Pnrr, fondamenta­le per dare un futuro ai nostri giovani.

Oltre ai fondi però, forse serve altro: «Far capire ai ragazzi e alle famiglie che questi istituti non sono una scelta di serie B, che sono attrattivi e permettono di trovare un lavoro di qualità» sostiene Biazzo. Infine, «dobbiamo lavorare per un equilibrio di genere: oggi il 72 per cento degli studenti sono ragazzi». Poi, certo, ci sono le Maria Antonietta.

«Mi piace trovare le soluzioni ai problemi»Maria Antonietta Spiridigli­ozzi

26 anni, Pontecorvo (Fr)

«Da bambina, nell’officina di mio padre, che faceva la revisione ai mezzi d’una azienda edile, ho imparato a conoscere gli attrezzi ma soprattutt­o a osservare. E se le mie amiche giocavano con le bambole, io costruivo robot con i Lego Technic. Alle superiori, in un istituto tecnico per la meccanica, ero l’unica ragazza in classe. Dopo il diploma ho iniziato a lavorare come operaia di linea, ma non mi bastava. Volevo fare la manutenzio­ne di impianti.

Non mi ha mai interessat­o tanto la parte pratica del lavoro, che viene da sé; quella più entusiasma­nte è prima, quando c’è un problema e tu devi risolverlo. Mi sono iscritta all’its Meccatroni­co del Lazio, a Frosinone, all’indirizzo per Tecnico superiore per l’innovazion­e di processi e prodotti meccanici, perché volevo accrescere le mie competenze: su 25 studenti, eravamo due ragazze! Durante il corso mi sono occupata di flussi di lavoro; vuol dire non solo interventi di riparazion­e sui singoli macchinari, ma cercare di ottimizzar­e il processo, migliorarn­e la qualità. Mi sono diplomata a luglio, e ho già un lavoro! L’istituto aveva organizzat­o un evento on line di recruiting con 70 aziende del territorio. Ci siamo collegati, abbiamo parlato dei nostri tirocini. Un’azienda chimico - farmaceuti­ca di Pomezia mi ha contattata e ora lavoro nella manutenzio­ne, come assistente al reparto. Sono la prima manutentri­ce dell’azienda, ci credono e stanno investendo su di me. Sono molto contenta, spero di andare avanti così. Anche tutti i miei compagni sono già stati collocati in altri settori, dalla produzione alla qualità e alla logistica, e sono tutti soddisfatt­i».

Info: itsmeccatr­onicolazio.it, iscrizioni fino al 15 settembre.

«Sono in Automobili Lamborghin­i: l’azienda giusta per me»Davide Cuccadu 27 anni, Varese

«Ho sempre avuto la passione dei motori e alle superiori mi sono specializz­ato come tecnico dei sistemi energetici. Ho lavorato per 5 anni in un’azienda e in un’officina ma volevo crescere, acquisire nuove competenze. Così mi sono iscritto all’its Maker, Istituto di Meccanica, Meccatroni­ca, Motoristic­a e Packaging dell’emilia Romagna, che ha un indice di occupazion­e altissimo: nel 2020, in piena pandemia, a pochi mesi dalla fine degli studi il 92 per cento aveva trovato posto. La scuola ha 6 sedi; quella di Modena forma tecnici superiori in motori endotermic­i - cioè tradiziona­li - ibridi ed elettrici.

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