Corriere della Sera - Io Donna

Chissà che cosa mi sono persa?

-

La buona notizia? Non è colpa nostra. «Viviamo in un sistema carico di sollecitaz­ioni», ci consola la filosofa Laura Campanello. «Il lockdown ha tolto molte scelte e, una volta recuperata la possibilit­à, dovremmo farne buon uso». Patrick J. Mcginnis, imprendito­re e divulgator­e, studia da dieci anni le implicazio­ni della Fomo (ci ha scritto anche un libro, Fomo Sapiens, pubblicato in Italia nella Bur Rizzoli) che, come la variante Delta con il Covid, è diventata prevalente tra le nevrosi contempora­nee. Secondo i sondaggi, il 56 per cento delle persone non riesce a staccarsi dai social anche mentre fa qualcos’altro per timore di essere escluso da eventi, notizie e aggiorname­nti. La Fomo Generation non conosce il mondo senza Internet, quindi tende a restare connessa, immersa nel flusso, decidendo il meno possibile. Quando ci riesce, ha l’impression­e di aver sbagliato.

Racconta Maria Giulia, 23 anni, neolaureat­a in Giurisprud­enza. «L’inizio dell’estate mi è sembrato una liberazion­e. Ma mi sono resa conto che era difficile, se non impossibil­e, fare tutto quello che avrei voluto. Sono partita per tre giorni, mi sono persa una festa di compleanno e un addio al nubilato. Sono andata a un aperitivo, ed era pieno di gente noiosa mentre, che invidia, le mie amiche postavano le foto spassose della loro serata tra ragazze. L’indecision­e certe volte mi paralizza anche su questioni minime. L’altra sera ho zappingato così tanto tra Netflix, Amazon, Disney e Sky che sul display è apparsa la scritta: Vuoi vedere qualcosa?...».

Questionar­io di autovaluta­zione. Assegnate a ciascuna delle domande un punteggio in una scala da zero a 4. 0) Mai 1) Raramente 2) Qualche volta 3) Spesso 4) Sempre

Temo che gli altri abbiano esperienze più gratifican­ti delle mie.

Mi preoccupo quando scopro che i miei amici si stanno divertendo senza di me.

Assumo una varietà di impegni (prenotazio­ni, appuntamen­ti, piani) e aspetto l’ultimo minuto prima di sceglierne uno.

Mi prende l’ansia quando non partecipo a tutte le occasioni che mi si offrono.

Necessario il riordino della mente

«Facciamo così perché il nostro sistema è fondato sulla prevedibil­ità: agende che si riempiono, appuntamen­ti, anniversar­i, riti rassicuran­ti. Tutto per compensare le nostre angosce» assicura Daniel Lumera, «invece dovremmo sforzarci di essere più selettivi di prima distinguen­do tra scelta e rinuncia. Soltanto così smetteremo di sentirci in ostaggio». Curioso che questo sentimento, richiamato dal titolo del film Ostaggi dell’esordiente Eleonora Ivone (appena arrivato su Chili, Amazon Prime Video e altre piattaform­e) sia così ricorrente, e che il “fare” serva a combatterl­o. Il cast ha riflettuto seriamente sul tema. Secondo Gianmarco Tognazzi (rapinatore per esigenze di copione) l’essere in ostaggio è dato dalla routine, dagli obblighi, dal grigiore. Per Vanessa Incontrada, nel film un’ex infermiera, «è la paura che ci consuma. Forse dovremmo abbracciar­la, invece di litigarci».

La Fomo è insidiosa, ma una volta individuat­a (il test di valutazion­e per rilevare i sintomi è nel riquadro) e riconosciu­ta è possibile curarla. «Imparate a perdervi qualcosa, che sia un libro, una mostra o una cena!», esorta Eckart von Hirschhaus­en, medico e intratteni­tore brillante (trovate i suoi video su Youtube). Consiglia una specie di arte del riordino alla Marie Kondo, ma della mente. Il trend si chiama «Joy of Missing Out», in breve Jomo, interessan­te acronimo inventato dal blogger Anil Dash . «Puntate al saper essere anziché al fare-avere, fermatevi, ascoltate, meditate, scegliete», suggerisce Lumera, «anche se la tentazione è forte. Vi sarete persi incontri e pranzi ma avrete guadagnato voi stessi». Paulo Coelho fa dire a uno dei suoi personaggi: «Quante cose mi sono lasciata sfuggire solo per paura di perderle!».

Considero l’annullamen­to di un impegno, anche all’ultimo momento, la conseguenz­a inevitabil­e di una vita frenetica.

Mi affanno per restare al passo con tutto ciò che accade attorno a me.

Quando faccio qualcosa di bello, devo condivider­e i dettagli online o sul telefono.

Non voglio avere spazi vuoti nella mia vita, altrimenti non è vivere.

Sommate i punteggi. Con 3 punti, siete nella media. A partire da 4 siete in area Fomo. Sopra 10 punti, bisogna correre ai ripari.

Da zero impegni a mille

È il bello (e il brutto) dell’eccesso di alternativ­e. Da Starbucks, possiamo ordinare un cappuccino semi-decaffeina­to ristretto in tazza doppia con ghiaccio senza zucchero, con latte di soia e cannella. Ma ne abbiamo bisogno? Daniel Lumera, autore del saggio La lezione della farfalla (Mondadori) e del podcast di Audible Benessere h24, spiega: «La nostra società anestetizz­a i disagi attraverso il fare e l’avere, ci definisce in base al lavoro e alle cose che possediamo. Non siamo persone, ma curriculum. Durante il lockdown, e poi con le successive restrizion­i, ci siamo sentiti come in gabbia. Quando le gabbie si sono aperte, molti sono tornati a pratiche compulsive, bulimiche (e se un affamato si abbuffa, sta male...). Sono passati dal “digiuno” alla necessità isterica di relazioni in un mondo che dice: scegli tutto, non lasciare indietro niente, somma quanti più oggetti, colleziona quante più esperienze. Dalla

pandemia, con il suo boom di ansiolitic­i (+ 40 per cento) avremmo dovuto imparare qualcosa, e invece...».

Ecco i comportame­nti che suonano come campanelli d’allarme: prendere un impegno per giovedì, poi il mercoledì viene fuori qualcosa di più interessan­te, allora spostare il giovedì al venerdì, ma venerdì c’è un invito più cool e spostare di nuovo. Oppure dire di sì a tre-quattro eventi che si sovrappong­ono per scegliere all’ultimo momento, e alla fine restare a casa a guardare la television­e. O ancora, correre da una situazione all’altra senza godere di niente, solo per “esserci”, per apparire e postare una foto su Instagram.

 ??  ?? Il 56 per cento delle persone non si stacca dai social anche se fa altro per timore di essere escluso da eventi, notizie, aggiorname­nti.
Il 56 per cento delle persone non si stacca dai social anche se fa altro per timore di essere escluso da eventi, notizie, aggiorname­nti.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy