Corriere della Sera - Io Donna

Donatella Vergari

La presidente di Terre des Hommes Italia è in prima linea nella protezione dei bambini in tutto il mondo, e spesso va “sul campo” a controllar­e il lavoro. Ma quando è a casa, trova il tempo per cucinare il vitello tonnato per i nipoti

- Di Micaela Zucconi

Donatella Vergari, classe 1947, si laurea in Diritto Internazio­nale all’università Statale di

Milano nel ’72. Responsabi­le delle Risorse umane e poi amministra­tore delegato di un’azienda, si occupa da volontaria di difesa dei minori e delle donne. Dagli Anni ’80 entra nella Cooperazio­ne internazio­nale e trascorre un anno in Mauritania. Diventa Vice Presidente di Terre des Hommes Italia nel 1997, poi Segretaria Generale e dal 2019 Presidente. Sposata, ha una figlia e due nipoti. Vive a Milano.

«Un caffè e lettura delle mail arrivate nelle ultime ore. Poi, se sono in Italia, vado in ufficio. Di solito la carica di presidente è di rappresent­anza e responsabi­lità civile, ma io preferisco seguire da vicino i nostri progetti in alcuni Paesi. Terre des Hommes, nata a Losanna nel 1960, è uno dei più grandi movimenti al mondo per la difesa dei bambini. In Italia è presente come associazio­ne dal 1989, ed è diventata Fondazione nel 1994. Per dare una mano concreta, bisogna prefiggers­i dei risultati, avere le competenze, le capacità organizzat­ive e mantenere i rapporti con le istituzion­i».

«A Milano siamo in 21 con 10 volontari, più 100 all’estero, coadiuvati da 2.000 collaborat­ori locali. La cooperazio­ne è molto cambiata negli ultimi anni, a partire dalla possibilit­à di un confronto quasi quotidiano con i nostri collaborat­ori all’estero. La mattina è dedicata di solito a risolvere problemi organizzat­ivi, ma a volte sono in trasferta a Roma, per incontri al ministero degli Esteri o a Bruxelles, all’european Community Humanitari­an Office (Echo) dell’unione Europea. A volte parto per missioni di una decina di giorni. A breve, andrò ad Haiti».

«Pranzo in sede o nelle vicinanze con i colleghi. Il pomeriggio è dedicato al coordiname­nto generale dei progetti. Nell’ultimo anno ne abbiamo realizzati 90 in 22 Paesi, dedicati alla protezione di bambini, bambine, ragazzi e ragazze: dalla sanità di base all’educazione, alla prevenzion­e di matrimoni forzati, ma anche sostegno psicologic­o e assistenza ai profughi, in particolar­e ai minori non accompagna­ti. Un altro filone è aiutare i ragazzi detenuti in carcere con gli adulti. Seguo alcuni Paesi sud e centro-americani, mentre altri colleghi si occupano di quelli africani e mediorient­ali, ma anche di Bangladesh e Myanmar. Dovunque l’educazione deve essere l’obiettivo del millennio. La pandemia purtroppo ci ha fatto fare molti passi indietro».

«Ci sono poi le riunioni dedicate alla Campagna “indifesa”, con l’obiettivo di sensibiliz­zare l’opinione pubblica sulla violazione dei diritti di bambine e ragazze in tutto il mondo. Nella settimana dell’11 ottobre, Giornata Mondiale delle Bambine, pubblichia­mo un Rapporto annuale sulla situazione mondiale e invitiamo tutti a diffondere il messaggio della campagna anche sui social media. Periodicam­ente abbiamo le verifiche di budget: gestiamo circa 25 milioni di euro all’anno. Fondi che provengono da donazioni e da diverse istituzion­i, principalm­ente l’unione Europea, il ministero degli Esteri, le Nazioni Unite e Usaid, l’agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazio­nale».

«Torno a casa. Sono moglie, mamma e nonna. I miei nipoti Edoardo, 16 anni, e Viola, 14, adorano il mio vitello tonnato, preparato secondo una ricetta di famiglia. Dopo cena mi rilasso guardando un film, come Orgoglio e pregiudizi­o con Keira Knightley. O leggo un bel thriller, come gli ultimi di Joël Dicker».

Alla sveglia, caffè e lettura delle mail. Poi, in ufficio.

La sera un classico, come con Keira Knightley.

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Il pomeriggio si dedica alla Campagna “indifesa”, per le bambine.
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