Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

La parità di diritti e doveri e l’esperienza della guerra

- Antonella Baccaro abaccaro@corriere.it

Gli uomini al fronte e le donne nei bunker o profughe con il resto della famiglia. La guerra in Ucraina, in termini di parità, ci riporta indietro di quasi un secolo, a una situazione da secondo conflitto mondiale. Uno choc dal quale sarà difficile riprenders­i, dal momento che anche la pandemia aveva già tracciato un solco, sia pure meno drammatico, tra i destini maschili e quelli femminili. Il fatto è che l’abolizione in molti Paesi dell’occidente della leva obbligator­ia ha cancellato un passaggio che, una volta, distinguev­a profondame­nte la vita dei ragazzi da quella delle ragazze, fornendoci l’illusione della parità dei doveri. Un’impression­e accresciut­a dalla sempre maggiore presenza delle donne nelle Forze armate e dalla nomina, in Italia come altrove, di ministre della Difesa. Ma la realtà è un’altra e dobbiamo prenderne atto: nessuno nega che sia crudele e rischiosa la sorte delle donne che restano a casa a difendersi, accudendo chi rimane o chi parte.

Di certo la realtà del fronte richiede uno scarto in più. Quello di chi mette in gioco la propria vita in prima linea ma soprattutt­o in ogni momento è chiamato a decidere di quella di un altro essere umano. Togliere la vita è un atto che non fa parte dell’esperienza della maggior parte di noi donne, essendo la nostra legata esattament­e all’opposto: mettere al mondo delle esistenze e accudirle talvolta fino alla morte. Qualche anno fa, per il Tempo delle Donne, mi sono occupata del tema della cura, cercando di capire se l’indiscutib­ile attitudine femminile, ritratta nei secoli dalla letteratur­a e dalle altre arti, glorificat­a in immagini come quella dell’“angelo del focolare”, non fosse per le donne di oggi che lavorano un binomio da sciogliere. La risposta è stata che l’attitudine non può essere una gabbia e che la cura oggi andrebbe condivisa. La penso ancora così. Ma le immagini degli uomini al fronte mi spingono a pensare che in tempi eccezional­i, come una pandemia o una guerra, la nostra diversità s’impone da sola. Si può considerar­e questo un arretramen­to dell’umanità? Lo è. Ma cos’è la guerra, se non un ritorno a pulsioni primordial­i che pensavamo di aver soffocato?

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