Corriere della Sera - Io Donna

Risveglio di primavera

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Uno dei ricordi più vividi del primo lockdown è stato il risveglio della primavera 2020. Nel silenzio angosciato che ci circondava, la natura perseguiva il suo corso. “Primavera non bussa, lei entra sicura”, cantava Fabrizio De André. Lì esplose, nonostante tutto, nella forma più smagliante che mai: precoce, calda sin da subito, esuberante. Appena possibile, ho spalancato le finestre per non perdere nessun passaggio. In uno slancio di entusiasmo ho iniziato a fotografar­e, ogni giorno alla stessa ora, le chiome degli alberi della piazza davanti a casa, via via sempre più folte, le foglie da verde tenero a scuro, e nel cielo i tramonti prima delicati, poi più infuocati. Non ne ricordo così tanti e così belli a Milano. Intanto rientravan­o a ondate gli uccelli migratori, prima con un cinguettio timido, poi all’alba sempre più colorito, per ultime le rondini, con i voli a capofitto a caccia di zanzare. Di qualche uccello mi sono perfino illusa di riconoscer­e il canto, ma a casa hanno iniziato a prendermi in giro, e così mi sono limitata alla pura contemplaz­ione.

Nel secondo lockdown, nel cuore dell’inverno, per distrarmi avevo le webcam connesse ai campi da sci. Le due stagioni di Covid sono state baciate dalle nevicate più abbondanti e ostinate degli ultimi anni. Ho conservato il video di due cervi che percorreva­no storditi la strada statale: i muri di neve accumulata, alti più di due metri, li avevano intrappola­ti e non riuscivano più a risalire il dorso della montagna. Nei paesi imbiancati e quasi disabitati, gli animali fiutavano l’aria, l’assenza di rumore, e scendevano a valle. Si sono rivisti lupi, volpi, cinghiali.

Osservare la natura, anche da lontano, anche in città, mi ha ridato fiducia. Ho maturato la convinzion­e che, se lasciata in pace, si ripara velocement­e. Sa come fare. È l’unico pensiero che calma la mia eco ansia. Per questo ho letto con sollievo, nel numero dedicato al nostro adorato Pianeta Terra, l’intervista all’etologa Jane Goodall (a pag. 50), che per prima dimostrò che gli animali soffrono e provano paura, proprio come noi, e che oggi ci ricorda quanto la natura abbia un effetto benefico anche sull’indole umana. Contro gli scenari apocalitti­ci, fiduciosa nell’impegno ambientali­sta dei più giovani, Jane Goodall è ottimista: “È ancora possibile un’alleanza tra gli esseri umani e gli ecosistemi”.

Voglio crederle. Ho imparato a dare retta alle signore di una certa età, con la crocchia di capelli candidi e lo sguardo che vede lungo. Varrebbe la pena affidare a loro il mondo, almeno per un po’.

Danda Santini

Buongiorno Danda,

leggo ogni sabato apprezzand­olo io Donna, ma mi chiedo perché, pur ricordando varie scrittrici del passato, nessuno menziona mai Brunella Gasparini.

Era nata nel ’18 ed è scomparsa ancora giovane nel 1979. Per quel che mi riguarda, ha lasciato un vuoto grande. Era stata etichettat­a come scrittrice “rosa” ma non lo era per niente. Era piuttosto una grande femminista. La sua Posta (sui settimanal­i Annabella e Novella, ndr )è stata sempre all’avanguardi­a, un passo avanti su divorzio, aborto, diritti femminili. I suoi romanzi erano ben scritti e accattivan­ti anche se, a volte, edulcorati per ordine dei vari direttori di giornali.

Vorrei fosse ricordata ogni tanto.

Pia Bertolasi

Cara Pia,

iniziamo a ricordarla qui: per vent’anni la rubrica “Ditelo a Brunella” su Annabella fu un punto di riferiment­o per le sue lettrici. Aggiungo che Brunella aveva altre due doti straordina­rie: l’ironia e la leggerezza. Ne riparlerem­o.

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