Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

La libertà dei corpi femminili e quella delle pornodive

- Antonella Baccaro abaccaro@corriere.it

L’intervista alla pornodiva è ormai un classico che non si negano neanche i giornali più paludati. Personalme­nte, che sia un’ex star o una profession­ista ancora attiva, c’è sempre qualcosa che non mi torna nelle loro parole. In particolar­e il fatto che tutte, prima o poi, rivendichi­no come una scelta di libertà l’aver usato il proprio corpo nella pornografi­a. Prendiamo Malena: «Tutto quello che una donna fa nel porno, lo fa assolutame­nte perché lei lo vuole fare - ha detto in un’intervista -. Fare porno è una scelta libera, consapevol­e. Ed è un lavoro dove le donne sono pagate di più dei colleghi maschietti». Affermazio­ne quest’ultima che andrebbe completata: le donne sono pagate di più perché il fruitore della pornografi­a è ancora prevalente­mente maschile. Dunque sono le donne le protagonis­te (per non dire gli “oggetti”) più ricercate. Per lo stesso motivo la pornografi­a, mi scusino i puristi per la sommarietà, continua a sfruttare due schemi principali: quello della donna schiava di qualsiasi desiderio maschile. E quello della donna dominatric­e, quest’ultima pur sempre al servizio di fantasie altrui. E quindi, quand’anche fosse una scelta quella di fare porno, e non lo è certamente per tutto un sottobosco pieno di storie disperate, il punto è altrove. Cosa c’è di dirompente oggi nell’avere scelto sia pure liberament­e di rappresent­are una donna-oggetto?

Io ci vedo molto di pragmatico: i guadagni. E tanto di arretrato: “Il corpo è mio e me lo gestisco io”, slogan rubato da molte porno-dive alle femministe, poteva andare bene quando il corpo femminile era letteralme­nte altrui. Quando questo rientrava nel possesso della famiglia di origine e poi dello sposo, senza soluzione di continuità. E andava preservato come cosa sacra. Di qui tutta una letteratur­a romantica della prostituzi­one, elevata al rango di alternativ­a carica di umanità rispetto al corpo intangibil­e della nubenda. Ma nel 2022 la libertà dei corpi è una realtà, al punto di subire, come raccontano le cronache, gli attacchi rancorosi, e spesso violenti, di chi ancora pensa di poterla reprimere. Magari proprio ispirandos­i alle modalità umilianti dell’ennesimo film porno.

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