Corriere della Sera - Io Donna

Scegli l’uovo giusto

Negli allevament­i intensivi lo spazio è ridotto a poco più di un foglio A4

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• Pollo o gallina? Dipende dall’età. A sei/sette mesi del pulcino abbiamo il pollo, dopo dieci/dodici mesi, abbiamo il gallo e la gallina.

• Il tipo di allevament­o si può leggere sulla confezione delle uova: il numero 0 indica il biologico, 1 l’allevament­o all’aperto, 2 a terra (ma al chiuso), 3 indica che gli animali sono allevati in gabbia.

• Una gallina produce in media 180 uova l’anno, ma si va dalla classica rossa da pollaio “Isa Brown” o la “Livornese” dalle uova bianche che ne fanno anche più di 300 e, la “Siciliana” rustica, che ne produce circa 150.

• Una gallina allevata all’aperto ha diritto almeno a 4 metri quadrati tutti per sé.

Negli allevament­i intensivi hanno a disposizio­ne

750 centimetri quadrati ciascuna, praticamen­te poco più di un foglio A4. nutriziona­li come il calcio, e le galline non stressate producono uova più leggere e più ricche di grassi buoni. Silvia Bambagini Oliva ha fatto un passo in più. «L’intuizione mi è venuta per i problemi di colesterol­o di mia madre, appassiona­ta di galline, e a cui era stata consigliat­a l’assunzione di olio di semi di lino e canapa. Ho iniziato una sperimenta­zione con l’istituto Zooprofila­ttico di Teramo e dopo quattro anni abbiamo avuto la “formula”: aggiungere un dodici per cento di semi di lino e canapa al mangime per avere galline sane che producono uova con maggior quantità di Omega 3 e 6».

Ma le duemila e cinquecent­o “Livornesi” che razzolano ai piedi del monte Velino, tra centinaia di alberi da frutto, rosmarino e lavanda a profusione, piante di frutti rossi e bacche di goji di cui si nutrono liberament­e, godono anche di un pastone speciale a base di crusca da grano Solina, tipico delle montagne dell’abruzzo, mescolato con un trito di aglio, aceto di mele, zenzero, curcuma, cannella e peperoncin­o, per proteggere il sistema immunitari­o ed evitare antibiotic­i. L’ingredient­e segreto del mangime di soia, crusca e mais prodotto in azienda che mangiano le galline di “Romina Accosato” sono invece le gocce di latte piemontese a km zero: «È successo quasi per caso, non capivamo perché alcune galline non mangiavano e bevevano e abbiamo provato ad abboccarle con un po’ di latte. Ha funzionato» dice. L’uovo La Piemunteis­a è il fiore all’occhiello dell’azienda e di queste galline viziate, ma in fondo, poco importa. L’importante è che stiano bene loro. Perché adesso lo possiamo dire, che prima dell’uovo, viene la gallina.

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