Corriere della Sera - Io Donna
Eva Mameli Calvino Una vita senza sprechi
Antifascista, durante la 2ª guerra mondiale fu arrestata dai tedeschi con il marito
va Mameli Calvino... Tutto in lei è così femminile, dal nome all’eloquio pacato, all’aspetto garbato. Una figurina un po’ stilizzata, una testina di capelli scuri acconciati con la treccia a mo’ di aureola, vestita di scuro, piccola e modesta”. Così la giornalista Camilla Bisi descrive la scienziata, intervistata in occasione della Biennale del Fiore del 1934. A contrasto, Bisi aggiunge la sfilza di titoli accademici di Mameli, botanica di fama internazionale, presente alla fiera come co-direttrice e ricercatrice della Stazione Sperimentale di Floricoltura di Sanremo, diretta dal marito Mario Calvino, agronomo e ricercatore a sua volta. Un sodalizio scientifico-matrimoniale, sbocciato in modo avventuroso a Pavia, consolidato negli anni trascorsi a Cuba, nei viaggi tra Sud America, Messico e New York e infine pienamente fiorito nella Riviera Ligure.
Dopo la morte della madre, nel 1978, i figli Italo - sì, proprio il famoso scrittore - e Floriano vendono la casa dei genitori, Villa Meridiana (ora condominio), e donano alla Biblioteca Civica di Sanremo lo sterminato archivio documentario e fotografico dei genitori e la biblioteca. Un fondo che ha permesso di ricostruire la storia di una delle scienziate più importanti del primo Novecento (e di suo marito, a sua volta personaggio molto rilevante), incrociandolo con carteggi, testimonianze e con i testi di Italo.
Ne sono nati tanti libri, a cominciare da Il Giardino Segreto dei Calvino (De Ferrari, 2004), di Paola Forneris e Loretta Marchi, già rispettivamente direttrice e bibliotecaria della Biblioteca Civica di Sanremo, cui sono seguiti Eva Mameli Calvino (Ali&no Editrice, 2010) di Elena Macellari, studiosa e membro della Società Botanica Italiana e Eva Mameli Calvino. Gli anni cubani, 1920-1925 (Franco Angeli, 2017) di Maria Cristina Secci, docente di linguistica e traduzione spagnola all’università di Cagliari. Opere che hanno risvegliato l’interesse verso la grande esperta di botanica. Negli Anni ’80, come ricorda Loretta Marchi, a Sanremo il suo ricordo era quasi svanito, mentre è sempre rimasto vivo a Cuba. Riservata e rigorosa, Mameli per tutta la vita fa della dedizione alla ricerca e alla famiglia la sua missione, impegnata anche sul fronte sociale e ambientalista ante litteram.
«Che la vita fosse anche spreco, questo mia madre non l’ammetteva: cioè che fosse anche passione. Perciò non usciva mai dal giardino etichettato pianta per pianta, dalla casa tappezzata di buganvillea, dallo studio con il microscopio sotto la campana di vetro e gli erbari. Senza incertezze, ordi
La studiosa e ricercatrice fu crocerossina durante la Prima Guerra Mondiale.
nata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva» racconta Italo Calvino ne La strada di San Giovanni.
Eva, all’anagrafe Giuliana Evelina, era nata a Sassari nel 1886, quarta di cinque figli, in seno a una famiglia alto-borghese (Goffredo Mameli, autore dell’inno Fratelli d’italia, era un cugino del padre, colonnello dei carabinieri). Dopo il liceo - unica ragazza - Eva nel 1905 si diploma in matematica, all’università di Cagliari. Poi raggiunge l’amato fratello Efisio, docente di Chimica organica all’università di Pavia, e nel 1907 si laurea in Scienze Naturali. Tra i suoi maestri, Rina Monti, prima donna a ricoprire il ruolo di professore ordinario nel Regno d’italia. della Stazione Sperimentale di Floricoltura. Una curiosità: è a loro che si deve l’introduzione in Italia di varietà subtropicali, come l’avocado e, ancora più rilevante, lo sviluppo della floricultura sanremese.
L’abitazione dei Calvino, Villa Meridiana, circondata da 3000 metri quadri di rigoglioso giardino sperimentale, purtroppo perduto, ospita anche gli uffici della Stazione. L’inarrestabile Eva, che mai ha abbandonato i sogni accademici, nel 1926 vince la cattedra di botanica all’università di Cagliari. È un altro primato: è la prima donna a ricoprire questa posizione. Contestualmente diventa direttrice dell’orto Botanico (ne parla anche lo scrittore olandese Jan Brokken ne L’anima delle città, Iperborea).
Per un po’ concilia impegni universitari e famiglia - la madre Maddalena Cubeddu vive con loro - ma fare la pendolare tra Liguria e Sardegna non è facile, soprattutto dopo la nascita del secondo figlio. Con grande scalpore del mondo accademico si dimette nel 1929.
Una musa per la Design Week
Non è un abbandono della ricerca che, anzi, prosegue più serrata alla Stazione, insieme all’attività divulgativa (con il marito fonda la rivista Il giardino fiorito). Sono anni felici: Eva e Mario condividono tutto, i successi scientifici, la visione laica della vita e il senso civico, che instillano in Italo e Floriano. Antifascisti, durante il secondo conflitto mondiale vengono arrestati dai tedeschi che inscenano una finta fucilazione per indurli a rivelare dove siano i figli, andati con i partigiani. Vedova nel 1951, Eva succede alla direzione della Stazione sperimentale fino al 1959. Nel 1970 scrive all’amica Olga Resnevič Signorelli: «Da più di due anni sto imbastendo un lavoro di etimologia botanica e ne avrò per altrettanti...». Il monumentale