Corriere della Sera - Io Donna
Maggiorate o filiformi?
Il mito della bellezza si nutre di stereotipi. Ma i canoni estetici sono mutevoli nel tempo per cui non vale la pena di perdere il sonno per inseguire quello del momento.
Mia sorella di undici anni più grande aveva avuto nella sua adolescenza dei modelli estetici diversi dai miei, alla sua epoca andavano ancora forte le maggiorate e lei invece alta, bionda e troppo “magra” per gli standard richiesti sembrava una straniera nella terra di Lollobrigida. Mentre venne apprezzata moltissimo una manciata di anni dopo quando io invece arrancavo tra i nuovi modelli che imponevano lo stereotipo femminile pubblicizzato dalle filiformi ragazze di Carnaby Street con cui dovevo paragonare le mie forme rotondeggianti. Nel tempo ci abbiamo riso su e la nostra complicità ci ha aiutato a superare la fatica di crescere che per una ragazza vuol dire comunque avere tutti gli occhi del mondo puntati sul suo corpo. Per fortuna in mio soccorso è arrivata anche mia zia facendomi vedere tutti i film di Anna Magnani che guardandomi dall’alto delle sue meravigliose occhiaie, mi ha insegnato che non esiste una regola aurea per apparire.
La varietà di stili e di personalità è di una ricchezza infinita e i canoni estetici sono mutevoli nel tempo per cui non val la pena di perdere il sonno per inseguire a tutti i costi quello del momento ma è più creativo inventarne uno proprio e cambiarlo anche a secondo dell’umore. Facile a dirsi ma molto più difficile a farsi quando capita di essere adolescenti nella società “cosiddetta” dell’immagine che -complici i social- ha trasformato i canoni estetici in una vera dittatura.
Una lettura fondamentale in questo senso è l’ultimo libro di Maura Gancitano Specchio delle mie brame (Einaudi Stile Libero).
L’autrice filosofa è un’instancabile comunicatrice e ha fondato insieme a Andrea Colamedici il progetto multimediale Tlon che spazia da podcast a libri a spettacoli teatrali e tante altre iniziative che vogliono provare a raccontare la realtà regalandoci punti di vista sempre diversi e non canonici. In questo saggio avvincente e ricco di riflessioni brillanti Gancitano ripercorre la storia della bellezza che non è mai una questione puramente estetica ma piuttosto «una tecnica politica di esercizio del potere... una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi». Capitolo dopo capitolo conquistiamo una nuova coscienza e gli strumenti necessari per liberarci da ogni prigionia estetica. «Il mito della bellezza ha saccheggiato un ideale...» sta a noi riprendercelo e valorizzarlo rendendogli giustizia con nuovi significati. Inutile dire che andrebbe adottato come libro di testo in ogni scuola.