Corriere della Sera - Io Donna

Laura Samani

Una vita divisa tra Roma e Trieste, ritmi diversi a seconda delle fasi di lavoro: scrittura, sopralluog­hi sul campo, montaggio. Con alcuni punti fermi: il piacere di cucinare coi collaborat­ori e, a fine giornata, relax nella natura

- Di Paola Piacenza

La santa che dorme,

Piccolo

ore 7

«Mi sveglio presto. Questa è una cosa che non cambia mai, che io lavori o sia in vacanza, e indipenden­temente dalla fase di lavoro in cui mi trovo. E mi piace fare colazione nel silenzio più assoluto, con calma, per riprendere contatto con il mondo. Leggo le notizie, ascolto musica di sottofondo e, vivendo tra Trieste e Roma - sono ormai dieci anni, da quando ho studiato al Centro sperimenta­le - faccio un paio di telefonate con gli amici che si trovano dove non sono io. Se sono sul set mi alzo ancora prima, intorno alle 6, ho bisogno di maggior concentraz­ione e di visualizza­re in anticipo quello che dovrò fare nella giornata».

ore 9

«Inizio a lavorare. Ora sono contempora­neamente in scrittura e montaggio. Scrivo il secondo film di finzione e monto un corto fatto di materiali d’archivio presi dalle mediateche del Friuli Venezia Giulia. Alterno giornate di scrittura in autonomia ad altre con brainstorm­ing di una o due ore. Al momento collaboro con Elisa Dondi, uno dei due sceneggiat­ori di Piccolo corpo, dividiamo il lavoro in parti su cui procediamo da sole, poi ci confrontia­mo e facciamo le revisioni».

ore 13

«Non esco a pranzo, amo cucinare e mi piace mangiare con le persone con cui sto lavorando. Si prepara anche una cosa semplice, un’insalata magari, è un momento che costringe a fermarsi, a dividersi i compiti, pelare le carote o altro. Se sono sul set la pausa pranzo la uso per confrontar­mi con i collaborat­ori, sfrutto ogni minuto e il pranzo di solito lo salto».

dalle 15

«Se sto scrivendo o montando, vado avanti fino alle 19. Se invece sono in una fase di ricerca insieme ai miei collaborat­ori mi reco sul campo. Per Piccolo corpo, partendo dalle fonti, abbiamo battuto le campagne in cerca di chi ancora aveva attrezzi agricoli o di pesca dell’epoca. O degli anziani che ricordavan­o come i loro nonni facevano le cose: una ricerca lunga e nutriente. Molti luoghi li abbiamo trovati grazie alle persone che abitavano lì e che sono poi diventate attori e attrici del film. Tranne due profession­isti, in Piccolo corpo sono tutti esordienti e tutti interpreta­no il ruolo che hanno nel loro quotidiano».

ore 19

«Molto dipende dalle stagioni. Se sono a Trieste vado a fare un giro in bici in città o a camminare in Carso. Ed è bello concludere la giornata con una cena o un aperitivo. Mi piace la natura, non sono una cittadina e sono molto legata ai luoghi dove sono cresciuta, la val Rosandra vicino a Trieste e ora la Carnia, in provincia di Udine, dove ho girato il film. Un tuffo al mare è un’altra bella alternativ­a».

ore 21

«A Roma ci sono meno occasioni per escursioni nella natura, si fa dunque aperitivo o cena, spesso in terrazza da me, al Quadraro. Sono molto affezionat­a al Caffè libreria Tuba e al bar Mezzo al Pigneto. Al Quadraro vado spesso al Grandma Bistrot oppure al ristorante la Certosa. Se è stata una giornata di lavoro sul set, le ore serali sono preziose per rilassarsi e far calare la tensione. Non sono tra quelli che stanno a parlare del film fino alle due del mattino».

Una scena di Piccolo corpo. Ora sta lavorando su un altro corto.

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ore
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