Corriere della Sera - Io Donna
Licia Ronzulli e Mariastella Gelmini, due idee del centrodestra
Gli uomini da secoli esercitano l’arte di mettere le donne le une contro le altre, per poter continuare a comandare. Quel tempo è finito; sono convinto che le donne presto prenderanno il potere. È vero che un po’ di solidarietà femminile in più non guasterebbe. Però è sbagliato interpretare qualsiasi scontro tra donne come il retaggio del passato. Una delle conseguenze dell’ascesa delle donne è proprio che le donne possono avere una visione diversa delle cose. Non è insomma che in quanto donne debbano andare sempre d’accordo tra loro.
La disputa tra Licia Ronzulli e Mariastella Gelmini, ad esempio, non è una “catfight”, come è stata definita; è una battaglia politica e di potere, proprio come quelle che a decine sono state combattute in passato tra maschi.
In sintesi, Licia Ronzulli pensa che il berlusconismo possa sopravvivere solo alleato con il leghismo. La Lega non è più un partito del Nord, è un partito nazionale, pesca voti tra artigiani, operai, piccoli imprenditori, e in qualche modo può essere sovrapponibile alla Forza Italia delle origini, in cui era evidente un certo tasso di populismo: insofferenza per il “teatrino della politica”, per l’establishment, per i partiti tradizionali, in una parola per il sistema. Mariastella Gelmini è convinta invece che il berlusconismo, divenuto esso stesso sistema,
muoia se rinuncia alle sue radici moderate, liberali, europee, atlantiste per legarsi mani e piedi a un leader, Matteo Salvini, che a lungo ha espresso posizioni molto critiche sull’unione europea, e ha mostrato più volte accondiscendenza - per usare un eufemismo - verso Vladimir Putin.
I prossimi mesi diranno chi ha ragione. Il centrodestra probabilmente vincerà le elezioni; ma se dovesse prevalere il populismo, difficilmente potrà governare a lungo un Paese che fa parte dell’europa e della Nato, e veleggia spensieratamente verso i tremila miliardi di debito pubblico.