Corriere della Sera - Io Donna

La talent scout di Joyce

Negli anni Venti, a Parigi, un’americana apre una libreria che diventa il punto di riferiment­o degli scrittori della Lost Generation. Come racconta ora un libro

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di Marina Migliavacc­a

In un libro di Kerri Maher si racconta la storia della mitica libreria parigina che ha fatto la storia della letteratur­a e della sua specialiss­ima proprietar­ia.

Al compatriot­a Ernest Hemingway, all’epoca senza un soldo e come lei innamorato di Parigi, Sylvia Beach aveva raccomanda­to ridendo,

mettendogl­i in mano un libro della sua biblioteca:

«Vedi di non leggerlo troppo in fretta!»

È Hemingway in persona a raccontarl­o nel terzo capitolo di Festa mobile, il memoir sui suoi esordi degli anni Venti in Francia: «A quei tempi di soldi per comperare libri non ce n’erano. I libri li prendevo in prestito alla Shakespear­e and Company, che era la libreria di Sylvia Beach al 12 di rue de l’odéon e fungeva anche da biblioteca. [...] Sylvia aveva una faccia vivace che pareva scolpita e occhi castani, vispi come quelli di un animaletto e allegri come quelli di una ragazzina, capelli castani ondulati che si spazzolava indietro a scoprire la bella fronte

e tagliati all’altezza del colletto della giacca marrone di velluto. Aveva delle belle gambe e un modo di fare cordiale, disponibil­e e partecipe, e sapeva apprezzare scherzi, battute e qualche pettegolez­zo. Nessuno era mai stato tanto gentile con me».

Chi fosse questa Sylvia dalle belle gambe, libraria-biblioteca­ria che tratta bene Hemingway, emerge con grande piacevolez­za dal libro di Kerri Maher The Paris Bookseller, appena

uscito per Garzanti col titolo La libraia che salvò i libri, dove si racconta una storia bellissima e sfaccettat­a.

In un’intervista rilasciata a gennaio a Robert Lee Brewer del sito writerdige­st.com, l’autrice Kerri Maher dichiara i suoi intenti: «Sono due le cose che spero. La prima è che i lettori si

rendano conto di quanto Sylvia Beach sia stata determinan­te nel cambiare il corso della letteratur­a del XX secolo grazie alla

sua libreria parigina Shakespear­e and Company, pubblicand­o l’ulisse di Joyce quando nessun altro aveva il coraggio di farlo. La seconda è che abbiano presente i tanti motivi per cui le librerie e le bibliotech­e sono importanti.»

Bene: andiamo allora a curiosare nelle pagine del libro. «E se invece di una libreria francese in America ne aprissi una americana a Parigi?» si chiede Sylvia, americana di Baltimora, classe 1887, approdata in Francia alla fine della

prima guerra mondiale, dopo un’esperienza in Croce Rossa in

Serbia. A Parigi conosce una giovane libraia d’assalto, Adrienne Monnier, e ne è diventa l’amica speciale.

È Adrienne a trovare «un’ubicazione ideale per la nuova libreria di Sylvia, svoltato l’angolo del Carrefour de l’odéon,

al civico 8 di rue Dupuytren». Si chiamerà Shakespear­e and Company.

La libreria, presto trasferita in rue de L’odéon 12, diventa un paradiso per gli scrittori stranieri a Parigi. Vendendo e prestando libri in lingua inglese, il negozio è il perfetto completame­nto de La Maison des Amis des Livres, all’altra parte della strada, gestita dall’amica e amante di Sylvia, Adrienne. I loro negozi sono di fatto salotti letterari moderni che ospitano, per fare qualche nome, Ernest Hemingway, Ezra Pound, F. Scott Fitzgerald, TS Eliot, Gertrude Stein, ma anche Tamara de Lempicka e Colette.

La sera si beve vino, si fuma (Sylvia ha sempre la sigaretta in bocca), si mangia, amici musicisti come Erik Satie suonano per tutti. Le libraie, soprattutt­o Sylvia, non sono brave sul

piano economico: i libri che loro consiglian­o li hanno letti e amati, senza farci sopra troppi conti. È il cuore che comanda

sul portafogli­o. E il clou del coinvolgim­ento profondo di Sylvia si raggiunge con l’incontro epocale con James Joyce, che lei

ammira tantissimo. Mentre Joyce completa il rivoluzion­ario Ulisse, la libreria di Sylvia diventa in tutti i sensi il suo rifugio.

La scommessa come editrice

Nel libro, Kerri Maher descrive Joyce quasi impietosam­ente, col suo bastone da passeggio di frassino, la sua fobia dei cani, la sua vista debole a causa del glaucoma («gli occhi dietro la montatura in filo di ottone erano di un azzurro magnifico, tranne che per il fatto che l’iride sinistra era offuscata da un velo opaco»).

Sylvia diventa la sua ancora di salvezza quando l’america bigotta e proibizion­ista lo perseguita e gli editori più

prestigios­i sciamano via, spaventati dall’accusa di oscenità. Sarà lei a dare alle stampe il suo discusso capolavoro, tra

mille difficoltà, dalla scrittura indecifrab­ile di lui che mette in fuga le dattilogra­fe alla pretesa capriccios­a di mille

cambiament­i in corso d’opera, alla riluttanza dei tipografi

spaventati dalla censura. Gli metterà in mano emozionati­ssima la prima copia fresca di stampa proprio il giorno del compleanno di lui, il 2 febbraio del 1922, cento anni fa tondi.

Sarà lei a combattere con le edizioni pirata, a pagare a Joyce le parcelle dell’oculista e le bollette («Ho allegato diverse fatture che mi

sono dimenticat­o di pagare prima di partire – potrebbe per favore detrarle dal mio anticipo?» le scrive lui, candido) e anche i conti dei ristoranti di lusso che frequenta con la famigliola al completo. Ciò nonostante

Sylvia lo difende contro tutti.

L’aver pubblicato Ulisse «aveva permesso alla sua libreria di figurare in articoli di giornale in tutta Parigi e New York, ma anche su Vanity Fair, sul New Yorker e sul Saturday Evening Post...».

La Shakespear­e and Company è sopravviss­uta

Dopo tutto questo Joyce sarà leale con lei quando altri editori famosi si faranno finalmente avanti, o la mollerà come

un amante fedifrago, dopo averla usata per più di dieci anni come segretaria di lusso, traduttric­e, editor, editrice, agente pubblicita­ria, confidente e averla ridotta sull’orlo del fallimento?

Non ha importanza, perché Sylvia sa quello che i frequentat­ori della Shakespear­e and Company sanno: è stata lei, la libraia americana di Parigi, a rendere possibile il trionfo dell’ulisse, a permettere che le sue pagine conquistas­sero prima l’america e l’inghilterr­a e poi il mondo.

Glielo aveva detto l’amica Adrienne, fiduciosa: «La Shakespear­e and Company cambierà il mondo». Per quanto

concerne almeno quello letterario, di mondo, di certo non stava esagerando.

Nonostante le avversità, la libreria prosegue il suo cammino anche dopo la fine degli anni Trenta, quando la narrazione di Kerri Maher si ferma. La Grande Depression­e segna uno

spartiacqu­e, la libreria ha grossi problemi: sarà André Gide in persona a sottoscriv­ere una colletta per impedirne la chiusura nel 1936. Ma i venti di guerra si addensano e quando i nazisti

entrano a Parigi nel 1941 Sylvia viene arrestata e mandata a Vittel, in un ex stabilimen­to termale trasformat­o in campo di

concentram­ento per prigionier­i di paesi nemici o neutrali, dove per fortuna la detenzione non è particolar­mente rigida. Ci resta sei mesi, poi viene liberata grazie all’interessam­ento di un mercante d’arte americano, Tudor Wilkinson, che grazie alle sue conoscenze la fa rilasciare.

Per ringraziar­lo, Sylvia gli regala una prima edizione dell’ulisse autografat­a da Joyce, che nel frattempo è morto a Zurigo per le conseguenz­e di un intervento chirurgico per un’ulcera duodenale.

La libreria-salotto-rifugio di Sylvia non riaprirà più, ma dopo la morte di lei nel 1962 un altro libraio americano a Parigi, George Whitman, cambia il nome del proprio negozio, aperto

nel 1951 come Le Mistral, e lo intitola come l’originale Shakespear­e and Company, in onore di Sylvia.

In poco tempo diventa il punto di ritrovo di molti

scrittori della Beat Generation, come Allen Ginsberg o William Burroughs. Nel 2001 la figlia di Whitman rileva il negozio al numero 37 di rue de la Bûcherie. Da febbraio a giugno

di quest’anno, 110 amici della libreria si sono succeduti a leggere le oltre 900 pagine dell’ulisse di Joyce. Oh, dimenticav­o:

la figlia di Whitman si chiama Sylvia anche lei.

Come Sylvia Beach, la donna che a quell’ulisse aveva

permesso di esistere.

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Sylvia Beach, ritratta a Parigi, nel 1919, tra gli scaffali di Shakespear­e and Company.
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 ?? ?? 1920: a sinistra,
Sylvia Beach davanti alla sua libreria; sotto, con lo scrittore James Joyce di cui pubblicher­à a sue spese l’ulisse.
1920: a sinistra, Sylvia Beach davanti alla sua libreria; sotto, con lo scrittore James Joyce di cui pubblicher­à a sue spese l’ulisse.

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