Corriere della Sera - Io Donna

Chiamami con il mio cognome

Sposandosi con Ben, “JLO” ha scelto di diventare la signora Affleck, mettendo in stand by quel Lopez che è parte importante del suo brand. C’ è chi ha scritto: si sente così forte da poter ricomincia­re da zero. E le sue follower?

- Barbara Stefanelli bstefanell­i@corriere.it

OLa minaccia ai diritti delle donne è al punto che pure la questione del cognome conta? Scriveteci a iodonna.parliamone@rcs.it La rubrica torna il 20 agosto.

k, Jennifer Lopez si è sposata con Ben Affleck: la notizia ha raggiunto ogni spigolo del globo nonostante le tragedie in corso, ha rianimato i fan dei ritorni di fiamma, ha strappato commenti meritati su quanto lei (al quarto matrimonio) sembri una ragazza alla vigilia del primo. Le nozze sono state moderne e antiche. Moderne perché è stata la sposa ad annunciarl­e via newsletter, con invito a iscriversi - rivolto ai non ancora follower - per avere accesso a dettagli doc. Ha dimostrato così di essere “in control” della propria immagine e vita, come promesso in uno storico brano identitari­o ( Jenny from the Block). Antiche perché la favola degli ex ritrovati è stata sigillata con il cambio di cognome, cambio molto più rilevante di quello dell’abito bianco (due in

corso di cerimonia unica). La comunicazi­one alla platea di una newsletter che si chiama On the JLO era infatti firmata Mrs. Jennifer Lynn Affleck. Ci è stata risparmiat­a, per ora, solo la rotazione vocalica della sigla in “JLA”.

È seguito dibattito. Per esempio, tra le firme della sezione “Stile” del New York Times. «Uno degli atti di sottomissi­one pubblica più clamorosi». «Perché non è diventato lui Ben Lopez?». «Magari, in situazioni così virtualmen­te incerte, era per comunicare: noi lo abbiamo fatto davvero ed ecco che mi chiamerò Affleck».

Siamo forse approdati a un passaggio evolutivo? Mentre per secoli dover assumere il cognome del marito (in Italia fino al 1975) segnava l’appartenen­za al capo-famiglia, ora essere

pronte a indossarlo come fosse il terzo abito bianco dimostra una potenza superiore. Il contrario della sottomissi­one. Come dire: niente mi fa paura, neppure sospendere un cognome con il quale mi sono conquistat­a fama e patrimonio. Che l’avventura riparta da zero... Noi vorremmo, eccome, essere approdate nella prateria delle libertà individual­i, dove ogni persona fa la sua corsa senza dislivelli alla partenza e senza ostacoli durante, senza i gorghi di voluttà collettiva che il deragliame­nto di una donna sprigiona tutt’intorno. Ma negli Stati Uniti, per restare nella terra di JLO e Hillary Clinton, ancora nel 2015 soltanto il 20 per cento delle mogli si proponeva con il cognome d’origine e non si segnalano correnti contrarie. Ora è chiaro che qualcuno alzerà la mano per dire che c’è ben altro (la sentenza della Corte Suprema sull’aborto, il #Metoo in crisi, il ritorno di Trump). E potremmo risalire a Giulietta che si chiedeva

perché un nome debba essere tanto importante essendo il profumo della rosa inconfondi­bile, se pure si chiamasse giacinto... Tutto giusto. Epperò, ancora

per qualche secolo, non chiamarmi con il tuo cognome.

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