Corriere della Sera - Io Donna

Per fare belle vacanze va pianificat­o tutto senza sprecare tempo. O no?

- Paolo Conti pconti@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA @Tommasolab­ate © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il grande musicista Nicola Piovani ha raccontato in diverse occasioni un meraviglio­so aneddoto felliniano. Lui e il Maestro lasciano Cinecittà sulla via Tuscolana dopo un giorno di lavorazion­e di Ginger e Fred. Fellini annuncia di aver scoperto una scorciatoi­a per raggiunger­e

il centro grazie alle indicazion­i di un amico. Piovani è al volante, segue le sue spiegazion­i, però sempre più vaghe e incerte. Improvvisa­mente i due si perdono nell’aperta campagna romana, smarriscon­o la strada, Google Maps è ancora ben di là da venire. Il Maestro, felliniana­mente, ammira il cielo, il silenzio, il verde, la luna. Appare felicissim­o. Poi ritrovano la strada. Il giorno dopo i due ripartono. Piovani dice a Fellini: «Oggi studiamo bene l’itinerario altrimenti ci perdiamo un’altra volta come ieri». E Fellini, sorridendo: «Magari...».

Meraviglio­sa parabola adatta a qualsiasi viaggio. Io per decenni, negli spostament­i familiari estivi, ho programmat­o ogni itinerario al millimetro e ogni tabella di marcia al

secondo, dando sfogo a un’ansia organizzat­rice tipicament­e nevrotica. Poi gli anni passano, il tempo di attesa di vita si riduce e sempre più diventa nitido il celeberrim­o messaggio contenuto nel finale di Itaca di Konstantin­os Kavafis: «Itaca ti ha dato il bel viaggio/ senza di lei mai ti saresti messo sulla strada….» Insomma, quando si viaggia e si parte meglio lasciarsi andare alla scoperta, alla decisione del momento. Vivendo a Roma e seguendo le corse di tanti turisti incolonnat­i nei viaggi organizzat­i di gruppo sotto al sole e sull’asfalto rovente, con le cuffiette alle orecchie, si ha più la sensazione di una condanna da scontare che di un piacere, di uno stacco dagli obblighi. Forse è rassicuran­te sapere che

si parte per l’alpe di Siusi alle 7 da Roma e si arriva, dopo due tappe calcolate con attenzione, alle 15 (faccio un tipico caso della mia vita personale). Ma magari è indimentic­abile soffermars­i su un cartellone stradale, abbandonar­e l’a1 a Parma e raggiunger­e improvvisa­mente l’assoluto miracolo del Palazzo Ducale di Sabbioneta, con le statue equestri lignee dei

Gonzaga. C’è un nesso con la montagna? Nessuno. Consultare Kavafis per capire.

QTommaso Labate uando non ce l’ho tento di farmela venire, l’ansia pre-partenza, quella specie di formicolio allo stomaco, così simile alla spia dell’innamorame­nto giovanile, che traghetta l’essere umano dall’ultimo giorno di lavoro al primo delle ferie estive. Chiunque dovrebbe provare questa meraviglio­sa sofferenza; chiunque,

per assaporare fino in fondo lo stacco tra l’ufficio e il mare (o la montagna), dovrebbe passare attraverso questa specie di ansia che poi non è proprio ansia, ma voglia di inseguire il miraggio della partenza intelligen­te, il sogno di una strada senza traffico nei giorni del “bollino nero”, il “viaggiare informati” come nello slogan del CCISS che rimbalza ogni dieci secondi dall’autoradio.

Il kit dell’ansioso da viaggio prevede una di liturgia che, solitament­e, le compagne e i compagni di viaggio

mal tollerano o non tollerano affatto. Se si parte in macchina, il giorno prima è dedicato alla meticolosa pianificaz­ione degli orari: l’ansioso da viaggio sogna di partire prima

dell’alba (glielo impediscon­o sempre), magari con i bagagli già caricati in auto (mai capita l’obiezione di chi dice: «Ma

sei scemo? Così se si rubano la macchina si rubano anche i bagagli!», come se lo choc per il furto di un’automobile lasciasse al derubato il tempo di interrogar­si su qualche camicia, ma vabbè). Sempre a proposito di valigie l’ansioso da viaggio pretende di essere il monarca assoluto del portabagag­li (a cui applica nozioni apprese giocando al videogioco Tetris), il dominus incontrast­ato degli spazi attorno al sedile di guida, la Cassazione sulla scelta delle stazioni radio («C’è il bollettino del traffico!»), l’ideatore, preparator­e e decisore ultimo degli annessi e connessi al rito della colazione al sacco ed è l’unico in macchina che passando

sotto il casello dell’autostrada teme sempre che la sbarra del Telepass non si alzi (mai successo ma il brivido resta). Anche con treno e aereo, vale il primo comandamen­to: ci si rilassa solo all’arrivo, si punta ad arrivare a destinazio­ne prima dell’ora di pranzo (o di cena, se si parte dopo pranzo). Se ne avete uno in casa, di ansiosi da viaggio, fatelo

felice per una volta. Fategli fare come gli pare.

Le vacanze servono a fare quel che piace di più o soprattutt­o a riposarsi? Scriveteci a iodonna. parliamone@rcs.it. La rubrica torna il 20 agosto.

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