Corriere della Sera - Io Donna
Tra sacro e profano
Sapevate che le fragranze moderne derivano dalle acque con cui i frati “curavano” la peste? E che il frutto del peccato originale potrebbe avere il profumo del fico? A raccontarlo sono i nasi (con i loro jus)
Origini che contano
Creare un profumo in grado di evocare una storia quasi millenaria è un’impresa che solo in pochi possono portare a termine. Gianluca Perris c’è riuscito e ha regalato all’officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, di cui oggi è ceo oltre che naso, la sua prima fragranza dopo 800 anni di acque profumate. Non certo delle eaux qualsiasi, ma quelle create dai frati domenicani nel 1381 per alleviare gli odori della peste e che, nel 1533, una ancora giovane Caterina de’ Medici portò in Francia dando origine alla profumeria moderna. «Abbiamo voluto ripartire dalle nostre radici toscane e da quelle della farmacopea, per questo abbiamo scelto il fiore simbolo di Firenze, l’iris, come nota chiave della nostra prima eau de parfum» racconta Perris. L’iris (questo il nome, senza orpelli, della fragranza) ha un jus elegante e, soprattutto, terroso. Tra i suoi ingredienti principali non c’è il fiore ma il burro della pianta, estratto dai suoi rizomi ben radicati al suolo. «Si tratta di una materia prima molto pregiata, per estrarla servono sei anni, tre di coltivazione e tre di maturazione, con una resa bassissima» sottolinea il naso. Completano la composizione, rigorosamente no gender, olio essenziale di galbano, pepe di Timur, neroli, assoluta di geranio, magnolia e musk.
Altro che “ora et labora”
Diversa la storia di David e Kavi Moltz, alias D.S. & Durga, che con il fico hanno voluto omaggiare quel “dolce far niente”, filosofia del profano per eccellenza. Al centro di Sweet Do Nothing, la loro ultima fragranza,
oltre al frutto, anche neroli, green coyote cola e incenso. È un invito a non farsi sopraffare dalla frenesia quotidiana e coltivare la propria creatività e le passioni intellettuali.
«Per noi tutto è stato creato “nella pancia della bestia”, ovvero la città di New York, che ha plasmato le nostre vite e la nostra visione del mondo. Ma ogni tanto bisogna anche trovare il tempo di ciondolarsi sull’amaca con gli amici» raccontano i due creativi.
Come dargli torto?
L’albero della tentazione
Nonostante avesse l’oro nel sangue, oltre che nel cognome, perché figlia di gioiellieri, qualche anno fa, Francesca dell’oro ha deciso di dedicarsi alle fragranze. I suoi flaconi non potevano che essere multi sfaccettati come gemme preziose.
E i jus, uno più originale dell’altro. L’ultima creazione Sainte+figue omaggia il fico in tutte le sue sfumature e nella sua simbologia. «Si tratta di una pianta sacra per molte religioni. Per altre, al contrario, rappresenta un invito al piacere e alla passione. Dalle mie ricerche, ho scoperto che secondo alcuni studiosi sarebbe proprio il fico, e non la mela, il frutto del peccato originale e per questo motivo Adamo ed Eva ne avrebbero usato le foglie per coprirsi le nudità» spiega dell’oro.
Impossibile non intrecciarne la dolcezza, carnale e zuccherina, con calde note di olibano, legno di cedro, vaniglia e patchouli. Il risultato è una personalissima interpretazione dei profumi del Giardino dell’eden: impossibile resisterle!