Corriere della Sera - Io Donna

Rosa Bonheur Pittrice e icona ecofemmini­sta

Nel bicentenar­io della nascita, una retrospett­iva celebra in Francia un’artista in anticipo sui tempi: dai temi animalisti alla causa Lgbtqi+, fino alla gestione dei (grandi) guadagni...

- Di Maria Laura Giovagnini

L’ultimo omaggio? Mystery Sonatas/for Rosa, lo spettacolo della coreografa di culto Anne Teresa De Keersmaeke­r dedicato alle “Rosa” che hanno segnato la storia: Rosa Luxemburg, Rosa Parks. E Rosa Bonheur: una star della pittura ottocentes­ca, che si misurava con i colleghi maschi sullo stesso terreno (nessun minimal-intimismo, enormi tele a soggetto animalier), li batteva nei concorsi e veniva - eccezione assoluta ieri come oggi, ahinoi - retribuita quanto loro. La prima donna premiata con la Lègion d ’honneur dopo un’insistenza dodecennal­e dell’imperatric­e Eugenia, malgrado l’anticonfor­mismo: portava i pantaloni (all’epoca andava

richiesto un permesso semestrale in prefettura) e i capelli corti, fumava gli Avana e viveva more uxorio con un’amica. Eppure... Chi, nel grande pubblico, la ricorda?

Il tempo dell’oblio, finalmente, sta per finire. Nel bicentenar­io della nascita, il Musée des Beaux-arts della sua città natale, Bordeaux, e il Museo d’orsay di Parigi le dedicano una ric

ca retrospett­iva dal titolo stringato come sarebbe piaciuto a lei: Rosa Bonheur (1822-1899). In compenso, l’esposizion­e “stringata” non è. «L’idea era di concentrar­ci sul suo lavoro ma - andando avanti - siamo rimaste catturate dalla personalit­à, dall’incredibil­e libertà, dall’indipenden­za e complessit­à: era impossibil­e mostrarne l’arte senza considerar­e gli aspetti sociologic­i, antropolog­ici e storici» spiega Sandra Buratti-hasan, curatrice del museo di Bordeaux e, con Leïla Jarbouai, dell’esibizione.

Esplosione di gioia

«Ah, se le nazioni potessero soltanto accordarsi su come impiegare le risorse per perfeziona­re l’agricoltur­a, migliorare i trasporti. E offrire a tutte le bambine una buona

educazione... Che esplosione di gioia ci sarebbe sulla terra!» osservava la Bonheur, e non è un caso che la riscoperta di questa pittrice - ecologista ante litteram e oggi figura ispirazion­ale del movimento Lgbtqi+ - sia partita negli anni Settanta

non in campo accademico bensì in quello dei gender studies.

“Bonheur” significa “felicità, fortuna”. Nomen omen? Basta affidarsi al percorso della mostra per giudicare. La nascita a Bordeaux (Marie-rosalie il nome di battesimo) il 16 marzo 1822, figlia del pittore Raimond Bonheur e di una sua ex allieva, Sophie Marquis; i lunghi periodi passati in campagna a contatto con mucche e cavalli; il trasferime­nto a Parigi nel 1829 e, nel 1833, il trauma: la morte della madre, inumata in una fossa comune nel cimitero di Montmartre per l’indigenza della famiglia. Il padre è consapevol­e del talento di Rosa, però esita ad avviarla

su una strada che non promette serenità economica. Finché deve arrendersi: diventa l’insegnante di quella ragazzina caparbia, che va ogni giorno al Louvre a copiare gli animali raffigurat­i dagli

antichi maestri. Ed è lui a spingerla, nel 1941, a partecipar­e con i Deux lapins al primo di tanti Salon (la prestigios­a e selettiva esposizion­e parigina), dove viene regolarmen­te premiata.

Socialismo ed emancipazi­one femminile

L’influenza di Raimond - convinto sostenitor­e dell'ideologia sansimonia­na che propugnava socialismo & emancipazi­one femminile - non si limita al versante artistico. «Perché non dovrei provare orgoglio per essere una donna? Mio padre, quell’entusiasta apostolo dell’umanità, mi ha sempre ripetuto che è nostra missione migliorare la razza umana. Devo alle

sue dottrine la mia enorme e gloriosa ambizione per il sesso cui appartengo, la cui indipenden­za difenderò fino al giorno della morte. Sono convinta che il futuro sia nostro» spiegava Rosa. Che, a soli 14 anni, aveva già fatto l’incontro più importante: quello con la dodicenne Natalie Micas, con cui andrà ad abitare nel 1849. Lo stesso anno in cui, coerente con la sua convinzion­e dell’importanza dell’educazione, succede al padre alla guida della scuola gratuita di disegno per ragazze di Parigi. Personalme­nte, però, non rinuncia al tema

che più la incuriosis­ce: gli animali. Li studia nel loro ecosistema, attentissi­ma ad anatomia e psicologia, sfuggendo alla tentazione di “umanizzarl­i”. Labourage nivernais, la tela che proprio in quello stesso 1849 la consacra, è un esempio perfetto: rappresent­ando una fila di buoi che trascinano l’aratro, è indifferen­te ai due uomini che li guidano; il focus è sul sudore degli animali

che fissano con occhi eloquenti lo spettatore. Oppure pensiamo alla maestosa dignità dei suoi leoni e dei suoi cervi...

Comprò un castello e creò uno zoo

L’altra singolarit­à della Bonheur è l’oculata gestione delle finanze e una certa disinvoltu­ra: il suo Marché aux chevaux,

portato in tournée in Gran Bretagna ottiene un enorme successo, tanto che persino la regina Vittoria chiede di vederlo? Lei non esita a replicare il soggetto in vari formati e con varie tecniche, pioniera pure nell’affidarsi ai consigli dei mercanti d’arte. Nel 1860 ha accumulato un patrimonio che le consente di acquistare il castello di By a Thomery, vicino alla foresta di Fontainble­au, dove si trasferisc­e con Nathalie e con la madre,

che si occupano della gestione pratica di casa e affari. C’è tutto lo spazio per un vero e proprio zoo, leoni compresi. E c’è tutto lo spazio per invitare gli amici (passano di lì da Victor Hugo a Gustave Flaubert, da Georges Bizet a Jules Massenet e Charles Gounod). Nel 1889 l’idillio finisce: Nathalie muore, Rosa

cade in una profonda depression­e da cui la risolleva un po’ solo l’interesse suscitato dall’arrivo a Parigi di Buffalo Bill, di cui diviene amica, con il suo circo, il Wild West Show.

Comunque la vita ha un’altra sorpresa in serbo: la conoscenza con una pittrice americana trentaquat­trenne che vorrebbe ritrarla, Anna Klumpke. Sono proprio le sedute di posa che avvicinano le due, tanto che nel 1898 Rosa la invita a trasferirs­i

e la nomina erede universale. Ma Klumpke assolve bene le sue responsabi­lità: preserva il castello di By con i quadri, gli oggetti e gli archivi (oggi è visitabile, info: chateau-rosa-bonheur.fr);

inventaria le sue opere (alcune le vende per dare i guadagni alla famiglia esclusa dalla succession­e, molte ne dona ai

musei francesi); scrive un’ accurata biografia - Rosa Bonheur: The Artist’s (Auto)biography) - e si batte perché non venga

dimenticat­a. Invano.

Per Napoleone III superava Manet

«In un mondo in cui si affermano gli impression­isti, e in cui - a breve - si faranno spazio nuove avanguardi­e, la Bonheur viene percepita come “accademica”, il che è vero

dal punto dei vista dei soggetti (non c’è innovazion­e), ma non della qualità, della vitalità, della capacità satirica: speriamo che la mostra serva a riportare questi aspetti all’attenzione di critici» si augura la curatrice. Di sicuro non le ha giovato essere stata vista come “la pittrice del Secondo Impero”, che Napoleone III considerav­a superiore a Manet.

Oggi però la rivalutazi­one può contare su un alleato speciale: il web. Il 16 marzo, giorno del compleanno, Google le ha dedicato il Doodle, quel logo

che cambia ogni giorno. Più efficace - per la divulgazio­ne - di qualsiasi, autorevole saggio.

 ?? ?? Rosa Bonheur, nata a Bordeaux nel 1822 e morta nel 1899 nel castello comprato vicino a Fontainebl­eau.
Rosa Bonheur, nata a Bordeaux nel 1822 e morta nel 1899 nel castello comprato vicino a Fontainebl­eau.
 ?? ?? El Cid, tête de lion, dipinto da Rosa Bonheur nel 1879.
Il colonnello William F. Cody (alias Buffalo Bill), ritratto dalla Bonheur, 1889.
Rosa Bonheur raffigurat­a nel suo studio nel 1893 da Georges Achille-fould.
El Cid, tête de lion, dipinto da Rosa Bonheur nel 1879. Il colonnello William F. Cody (alias Buffalo Bill), ritratto dalla Bonheur, 1889. Rosa Bonheur raffigurat­a nel suo studio nel 1893 da Georges Achille-fould.
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