Corriere della Sera - Io Donna

Tre generazion­i di noi

- Danda Santini Direttrice di io Donna danda.santini@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Come sono cambiate le mamme e il loro rapporto con i figli in solo qualche decina di anni! Sfogliando i servizi dedicati ai bambini di questo numero (a pag. 58) ho ripensato a me, a mia mamma e a mia figlia. Mia mamma si era disperata perché io ero arrivata dopo due anni di matrimonio, io ero stupefatta che i figli fossero arrivati con tanta facilità, mia figlia, che ha sempre amato i bambini, ha programmat­o tutto seguendo il suo ciclo sulla app. Mia mamma aveva trascorso la gravidanza ricamando pagliaccet­ti a punto smock, io ho lavorato fino al settimo mese, godendomi i rimanenti due come l’ultima estate di libertà della mia vita, mia figlia ha proseguito in smart working fino all’ultimo giorno e si è ripresenta­ta puntuale allo scadere del quinto mese, ma su Teams perché l’ufficio era ancora chiuso. Mia mamma si lamenta ancora oggi del parto, io ne ho fatto

una battaglia femminista (nessuno pensa al dolore delle donne, vergogna!), mia figlia ha ricevuto epidurale à gogo (il parto quasi indolore esiste!) e scelto la playlist per la fase espulsiva (per la cronaca: Beyoncé, “Who runs the world? Girls!”). Mia mamma seguiva con me regole svizzere su orari,

pasti e igiene, passò prima possibile al latte artificial­e (più moderno!) ma con mio fratello si arrese al più permissivo manuale del dottor Benjamin Spock (il bambino ha sempre ragione). Io allattavo a richiesta, divoravo libri di psicanalis­i ma mi fidavo solo del professor Marcello Bernardi sulle pagine di “Insieme” (i genitori sono dei gran rompiscato­le); mia figlia ha fatto allattamen­to misto senza sensi di colpa e se ha qualche dubbio risolve con un tutorial on line. Mia mamma cucinava carne rossa due volte al giorno e aspirava alla perfezione, io cercavo di sbagliare il meno possibile e ho cresciuto a semolino e patate, mia figlia apparecchi­a, scalda al microonde, tagliuzza e poi succeda quel che deve succedere (il caos è un’opzione contemplat­a), ma è sempre allegra.

E i papà? Il mio è scomparso per lavoro per sei mesi di fila in Argentina quando io avevo qualche mese, ha lavorato lunghi periodi all’estero, dava poche regole ma inflessibi­li e solo molto tardi avremmo scoperto la sua dolcezza. Mio marito usciva di casa presto e rientrava tardi per non essere coinvolto nelle faccende domestiche, ma è stato affettuoso e giocherell­one in ugual misura. Il marito di mia figlia è un cuoco sopraffino e un papà amorevole, grazie allo smart working aiuta spesso e mi fa sperare che il tempo della condivisio­ne sia arrivato.

Resta il tema dell’ordine in casa. Per mia mamma era specchio dell’integrità morale, per me maniaco-ossessiva una forma di controllo, per mia figlia un assoluto non tema. Vive serena nel suo coworking casalingo, immobile davanti allo schermo mentre il robottino aspirapolv­ere gira per casa e la bimba è un folletto che si placa solo con l’ipad e i cartoni dei Super Pigiamini. Ma stanno tutti bene,

segno che è solo per calmare le mie ansie che mi affanno a riordinare ogni volta che li vado a trovare.

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