Corriere della Sera - Io Donna

Sud: quando la scuola funziona

- Di Cristina Lacava

Harry Potter che spiega la filosofia ai bambini. Trimestri all’estero per ragazzi che non sono mai usciti dal loro quartiere. Corsi di vela e di educazione finanziari­a. Ma, soprattutt­o, porte aperte tutto l’anno, dialogo con le famiglie e gli enti di ricerca. Siamo andati a esplorare gli istituti all’avanguardi­a nelle regioni in fondo alle classifich­e Invalsi. Luoghi dove i progetti partono dai bisogni, e perciò si concretizz­ano

I dati delle prove Invalsi 2022 sono impietosi: dopo 13 anni di scuola, la metà degli studenti meridional­i non ha neanche le competenze base di italiano, e in

matematica va peggio. Tra uno studente del Nord Ovest e uno del Sud già in terza media ci sono 17 punti di differenza in italiano, ancora di più in matematica. Per non parlare degli ordini di scuola; nei profession­ali, il disastro è completo.

Ridurre il divario è l’obiettivo del Pnrr che mette a disposizio­ne un miliardo e mezzo (i primi 500 milioni sono stati appena stanziati). Come riuscirci? «Se prendiamo come riferiment­o la media nazionale Invalsi e chiediamo alle scuole in fondo alla classifica di raggiunger­la, non

ce la faranno mai. Il migliorame­nto è progressiv­o, ma bisogna sempre considerar­e il livello di partenza» è il monito di Damiano Previtali, dirigente del Sistema di Valutazion­e del ministero dell’istruzione, che

ha pubblicato da poco La scuola mediterran­ea (Il Mulino). «Le scuole più problemati­che sono quelle che si trovano in contesti

socioecono­mici fragili, quindi si deve partire da interventi sul territorio». Necessario anche chiarire gli obiettivi didattici: «Quali competenze ci attendiamo dagli studenti? L’ocse finalmente sta iniziando a prendere in consideraz­ione le competenze non cognitive ma socioemoti­ve, ed è un bene,

perché queste competenze - come la resilienza e la collaboraz­ione- si creano dove la vita ti mette alla prova. Nei prossimi anni inizierà a monitorarl­e».

Secondo Previtali, per migliorare le competenze cognitive si deve partire dalle non cognitive. La cultura mediterran­ea,

che mette al centro l’attenzione alla persona, è una ricchezza da valorizzar­e: «Se dici a

uno studente a rischio dispersion­e di venire a scuola per imparare italiano e matematica,

lo perdi definitiva­mente. Se lo agganci con altre attività alla sua portata, anche manuali, da svolgere con i compagni, tornerà e poi studierà le discipline curricular­i».

Ne è convinta anche Rachele Furfaro, promotrice del progetto di rigenerazi­one urbana Fondazione Foqus Quartieri Spagnoli e fondatrice della rete di scuole napoletane Dalla parte dei bambini. L’approccio educativo atti

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