Corriere della Sera - Io Donna

Quante sorprese al Palio di Siena...

In occasione dell’evento, si possono visitare le ricchezze di palazzi di solito inaccessib­ili. E così, tra le Biccherne nell’archivio di Stato e un busto di Bernini a Palazzo Chigi Zondadari, un’allegoria si è rivelata una “mistificaz­ione” finora sconosci

- Vittorio Sgarbi

ra le opportunit­à che il Palio di Siena offre ai viaggiator­i curiosi di una liturgia che si ripete uguale da secoli, c’è la circolazio­ne nei palazzi che si affacciano su piazza del Campo, chiusi e non facilmente accessibil­i, e talvolta sorprenden­ti per decorazion­i e oggetti sconosciut­i. Si parte dal Palazzo pubblico con gli affreschi del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, oggi visibili da vicino nel cantiere di restauro aperto per volontà del sindaco, che in essi rispecchia la

condizione desiderata da ogni cittadino grazie a una politica responsabi­le.

I documenti attestano che Ambrogio Lorenzetti lavorò agli affreschi dal febbraio del 1338 al maggio del 1339, firmando in lettere capitali sotto la parete di fondo, dove si trova l’allegoria del Buon Governo: “Ambrosius Laurentii de Senis hic pinxit utrinque...” (Ambrogio di Lorenzo da Siena mi ha dipinto da entrambi i lati...).

Il ciclo è una delle prime opere di carattere totalmente laico nella storia dell’arte

medievale. Gli affreschi dovevano ispirare l’operato dei governator­i cittadini, che si riunivano in queste sale. L’assunto dottrinale risale al pensiero di san Tommaso d’aquino che pone come caratteri fondamenta­li dell’ordine politico l’autorità (nelle allegorie) e la socialità (negli effetti). Agli stessi principi si tiene chi, a essi ispirandos­i, oggi amministra. Uscendo da Palazzo Pubblico, all’angolo corto della piazza, si entra in Palazzo Piccolomin­i, sede dell’archivio di Stato, ricco e perfettame­nte ordinato. A piano terra c’è l’agenzia delle entrate. Tutti ti accolgono per mostrarti, dall’affaccio di balconi e finestre, la “carriera”.

Ma il 16 agosto, dopo i riti degli alfieri sbandierat­ori delle contrade, la pioggia veloce e maligna ha intriso d’acqua la terra battuta della pista costringen­do a rimandare la corsa. Così la direttrice dell’archivio, Cinzia Cardinali, ci mostra lo spazioso deposito delle 60mila pergamene. Alcuni tra i documenti più importanti sono

esposti a rotazione, in mostre come quella sui personaggi della Divina Commedia (autografi di Brunetto Latini e Pier della Vigna,

l’alleanza siglata tra Farinata degli Uberti e i ghibellini senesi, le

Tcondanne di Casella, di Cecco Angiolieri, i diplomi di Manfredi e Corradino di Svevia...). Una teca neogotica accoglie il prezioso testamento di Boccaccio. Ma l’emozione più grande è la serie delle Biccherne: coperte lignee dipinte di libri contabili delle amministra­zioni finanziari­e delle magistratu­re della Biccherna e della Gabella, opera

dei maggiori artisti senesi dal 1258 al 1682, Ambrogio Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Taddeo di Bartolo, il Vecchietta, Sano di Pietro, Francesco di Giorgio, Guidoccio Cozzarelli, Domenico Beccafumi. Una esposizion­e che consola del Palio sospeso. Nell’ufficio del direttore si impone una remota e potente pala di Bernardino Mei.

A pochi metri dall’archivio si entra in Palazzo Chigi Zondadari, con la facciata settecente­sca più estesa della piazza. Si apre nei giorni del Palio grazie alla disponibil­ità e alla affabilità di Marzia e Piero Misciatell­i. Ti aspetta, furbo e arguto, l’alessandro VII Chigi di Gianlorenz­o Bernini, al rientro da qualche mostra nel mondo. Le sale ampie del palazzo sono affrescate da Marco Benefial, Placido Costanzi e Giuseppe Colignon. Alle pareti,

sontuosi, i cuoi decorati di fiori, detti di Cordoba, in realtà operati a San Quirico d’orcia.

Proseguend­o lungo la via si incontra il gotico Palazzo Sansedoni, sede del Monte dei Paschi e di una parte delle sue collezioni. Chiude la piazza Palazzo d’elci Panocchies­chi, dove, al piano della marchesa Cesarina, o in quello del notaio Guiso, vidi tanti Palii in anni lontani: memorabile era per le tavole di Daniele da Volterra, turbato michelangi­olesco, ora acquisite dallo Stato per gli Uffizi. Compiendo un giro più largo, in questa giornata indolente, ho visto per la prima volta la sede della

prefettura, Palazzo Petrucci, il palazzo del Governator­e, simbolo della perduta libertà per Siena, in un luogo fra i più importanti della città, la Piazza del Duomo. Nella ben dotata quadreria avrei avuto la sorpresa di trovare una allegoria misteriosa, di ispirazion­e giorgiones­ca, ottimistic­amente attribuita al Romanino: si tratta invece di una tipica “mistificaz­ione” del pittore esoterico e grottesco Pietro della Vecchia, fin qui sconosciut­a.

 ?? ?? Questa Allegoria, attribuita finora al Romanino, è invece opera del pittore grottesco Pietro della Vecchia: si trova a Palazzo Petrucci (Siena).
Questa Allegoria, attribuita finora al Romanino, è invece opera del pittore grottesco Pietro della Vecchia: si trova a Palazzo Petrucci (Siena).
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Critico e storico dell ’arte
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MAXI PANNELLI SCORREVOLI, SELF BOLD CONTENITOR­E. DESIGN GIUSEPPE BAVUSO

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