Corriere della Sera - Io Donna
Il Jova Beach Party è diverso dai tantissimi altri concerti estivi?
Due giganti come Francesco De Gregori e Antonello Venditti sono in tour da settimane e hanno date fissate fino ai primi giorni del gennaio 2023, con novembre e dicembre fitti di serate nei teatri. Si sa solo degli applausi e del successo, nemmeno l’ombra di una
polemica. Vasco Rossi ha ritrovato il suo pubblico estivo: anche qui, sold out e grande felicità. Lo stesso è successo con Sangiovanni o per Irama, amatissimi dagli adolescenti.
L’unico protagonista musicale italiano che ha scelto la strada dell’evento assoluto e contemporaneamente della
polemica, della contrapposizione durissima, dello scontro è stato Jovanotti. I suoi Jova Beach Party (Lignano Sabbiadoro, Roccella Ionica, Viareggio, Marina di Cerveteri, solo
per citare qualche tappa) sono stati accompagnati non solo dalle esibizioni, dalle visite di ospiti illustri (e fin qui tutto fantastico) ma da una apocalittica atmosfera da uno contro tutti. Se si scelgono come sfondi arenili e spiagge, dunque
beni pubblici, è inevitabile mettere nel conto che ci sarà chi reagisce nel nome della tutela dell’ambiente.
Nulla di personale, storicamente l’ambientalismo italiano non attacca i singoli interlocutori ma l’eventuale pericolo per l’equilibrio ecologico come fenomeno in sé. E
se un’associazione storica come Italia Nostra (fondata nel dopoguerra dai migliori nomi della cultura laica, liberale e antifascista) si schiera contro il Jova Beach Party con argomenti molto precisi, è odioso opporre come arma dialettica la definizione di “eco-nazisti”. Tirare in ballo un regime totalitario che ha commesso atrocità come la Shoah svela che qualcuno, ovvero Jovanotti, sta perdendo il contatto con la realtà: sono solo appuntamenti musicali e dibattiti sulla tutela delle spiagge. Meglio accantonare e dimenticare i paralleli col nazismo, rimettere i piedi per terra, rendersi conto che un tour estivo è solo un tour estivo, non una missione messianica, e magari ribattere alle accuse con
più pacatezza e più rispetto per gli interlocutori («sparate fuffa, fate killeraggio»). Insomma, viva il metodo De Gregori-venditti: una catena di tutti esauriti, serate indimenticabili, sorrisi, atmosfera magnifica. Si fa musica, e basta.
Dell’aspetto forse più clamoroso del Jova Beach Party, il tour estivo di Lorenzo Jovanotti sulle spiagge italiane, che si conclude sabato 10 settembre a Bresso, si è parlato poco o nulla. Bastava andarci, scegliere una delle tante date (il sottoscritto era presente a Roccella Ionica), presentarsi all’apertura dei cancelli nel pomeriggio e uscire a mezzanotte, per assistere allo spettacolo. Quale spettacolo? Quello di un “paese normale”. Non di quella “normalità” allineata idealmente alla mediocrità, tipo che vai in un certo ristorante, ti chiedono come hai mangiato, tu rispondi “normale” e quello che te l’ha chiesto in quel ristorante non ci va. Ma dell’altra “normalità”. Di quella “normalità” diventata purtroppo - in tempi di pandemia, guerra, crisi politiche e sociali varie - un desiderio formulato solo da quelli eccessivamente ottimisti o eccessivamente ambiziosi, che di fronte alle tante storture della vita e della nazione sognano ancora di vivere in un “Paese normale”, dove succedono cose normali. Al Jova Beach Party, di queste cose normali, ne sono successe parecchie. I giovani, per esempio, sorridevano (non sorridono mai); lo spazio comune è stato condiviso da persone diversissime per età, reddito e provenienza geografica perché il pubblico di Jovanotti è così (non è una fortuna di tutti gli artisti); nessuno ha usato la sua libertà per invadere quella dell’altro e nessuno ha sporcato (non succede in tutti i concerti); e più d’uno, andando via, visto che gli si era scaricato lo smartphone a furia di condividere i momenti felici su Instagram, ha persino chiesto a un ex sconosciuto con cui aveva condiviso quelle ore meravigliose di scambiarsi il numero di telefono segnandolo su un pezzo di carta, come si faceva una volta (adesso gli sconosciuti ti aggiungono sui social, senza numero).
Fossi stato un leader politico impegnato nella campagna elettorale, mi sarei presentato in incognito ad ascoltare il Jova Beach Party. Per cercare di capire come quella “normalità”, che già Lucio Dalla nel Novecento definiva “un’impresa eccezionale”, possa tornare a essere, prima o poi, il nostro pane quotidiano.
Quest’estate siete riusciti a divertirvi in modo spensierato? Scriveteci a iodonna. parliamone@rcs.it. La rubrica torna il 17 settembre.