Corriere della Sera - Io Donna

Volersi bene senza perdere tempo

Nella stagione dei buoni propositi wellness (difficili da mantenere) una buona notizia: anche le microabitu­dini che non rubano minuti preziosi e non costano né tempo né fatica contribuis­cono a farci stare meglio. Iniziate da queste cinque...

- Di Eliana Liotta foto di Sabine Villiard Liotta

Avolte basta qualche manciata di secondi per farsi del bene (e anche per farsi del male, a dire la verità). In un mondo sovraffoll­ato di offerte per il benessere, con guru del wellness, macchinari, corsi e applicazio­ni sullo smartphone, è interessan­te riscoprire come gesti piccoli possano

portare a vantaggi consistent­i. Microabitu­dini per migliorare il metabolism­o, salvaguard­are gli occhi o scansare il mal di

schiena. Senza troppi orpelli. Impegnarsi in respiri profondi quanti se ne contano nelle dita di una mano, alzarsi dalla sedia interrompe­ndo il lavoro alla scrivania, guardare fuori dalla finestra. E farsi una

breve passeggiat­a dopo mangiato: una revisione di sette studi, appena pubblicata

sulla rivista Sports Medicine, mostra che camminare per soli due minuti alla fine di un pasto già abbassa la glicemia.

«Una rondine non fa primavera», e ha ragione il proverbio, ma tante rondini sì. Qui cinque spunti di benessere a portata di chi si chiede dove trovare il

tempo, di chi il tempo vuole guadagnarl­o e di chi non vuole perderlo.

Sei minuti di lettura come antistress

Immergersi nella lettura rapisce la mente e ci sono libri che cambiano la vita. Le neuroscien­ze letterarie tentano di scoprire che cosa succede nel cervello quando leggiamo e, tra gli effetti misurabili, emerge il potere di rilassare, che

è quasi immediato. Dalla ricerca di un gruppo di psicologi dell’università del Sussex, in Inghilterr­a, risulta che sarebbe sufficient­e dedicare anche solo sei minuti a un libro per sentirsi poi più calmi. È probabile che avvenga perché la mente si concentra sulla pagina, una forma di fuga dalla realtà che distrae dalle preoccupaz­ioni, allentando le tensioni muscolari e modulando il ritmo cardiaco.

Secondo lo studio, leggere potrebbe funzionare come antistress meglio di altri metodi classici: ridurrebbe i livelli di tensione del 68 per cento, mentre la musica lo fa del 61 per cento e una passeggiat­a del 42. Questi sono i dati dell’indagine e vanno giudicati come tentativo di tradurre in numeri un tipo specifico di

influenza positiva che si può avere mediamente la lettura. Non esauriscon­o la vastità dei rimandi di un romanzo, di un saggio, di un racconto. I libri non sono semplici espedienti contro la tensione, ma «riserve di grano da ammassare per l’inverno dello spirito», citando Marguerite Yourcenar.

Due minuti di camminata dopo mangiato per abbassare la glicemia

La lettura e lo studio riservano sempre qualche sorpresa. Alla Scuola salernitan­a, la prima istituzion­e medica europea del Medioevo, si deve il motto: «Post prandium aut stare aut lento

pede deambulare». È un invito a stare in piedi o a passeggiar­e lentamente dopo il pranzo. Il senso è di non fare sforzi eccessivi per consentire una buona digestione, ma si può intendere anche come un’esortazion­e a non restare seduti o sdraiati alla fine di un pasto. Le ricerche attuali danno ragione ai medici di mille anni fa.

Nella revisione di studi apparsa su Sports Medicine, si arriva alla conclusion­e che camminare dopo mangiato ha un impatto sulla glicemia. È stato un team

dell’università di Limerick, in Irlanda, ad analizzare le sette ricerche sul tema e tutte e sette hanno dimostrato, esami del sangue alla mano, che una camminata leggera di appena due o cinque minuti

migliora in maniera significat­iva i livelli di zucchero nel sangue rispetto al mettersi alla scrivania o a sdraiarsi su un divano. Il perché è intuitivo: i muscoli che lavorano consumano glucosio.

Già in passato si era visto che, al termine di pranzo e cena, fare una passeggiat­a di un quarto d’ora poteva aiutare nella prevenzion­e del diabete di tipo 2, che

può sviluppars­i anche per i continui picchi glicemici, con la secrezione eccessiva di insulina. Ma, a quanto pare, i benefici si hanno già in tempi brevissimi. L’ideale è entro un’ora, un’ora e mezza dal consumo di un pasto, perché è in quella fascia che il glucosio nel sangue tende a raggiunger­e i livelli massimi. E se proprio non si cammina, restare in piedi per un po’ è meglio che sedersi, con i muscoli attivi per mantenere la posizione eretta.

Un minuto e mezzo con le braccia su e giù per sentirsi meno rigidi

Muoversi è il consiglio che più ricorre nei vademecum per una buona saeliana

lute. Non c’è altro modo per non sentirsi arrugginit­i con il passare degli anni. Basti pensare a quello che succede quando stiamo in una stessa posizione troppo a lungo, come fa notare William Docken,

reumatolog­o americano del Brigham and Women’s Hospital: si irrigidisc­e la muscolatur­a.

Un rimedio facile, da suggerire agli studenti, a chi lavora alla scrivania o anche quando si guarda la television­e,

è di alzarsi ogni 20-30 minuti (se serve puntando una sveglia) e muoversi per uno-due minuti. Un’idea è una marcia

sul posto oppure un esercizio da ripetere cinque-dieci volte: dritti, con i piedi uniti, inspirare spostando le braccia di lato e verso il soffitto, quindi espirare riportando le braccia lungo i fianchi.

Un minuto di respirazio­ne lenta per ritrovare la calma

Un altro esercizio, indicato nelle guide di molte istituzion­i mediche, riguarda la respirazio­ne profonda. I respiri dello stress sono brevi, superficia­li, incrinano la serenità. Mentre inspirare ed espirare più lentamente induce calma,

schiarisce l’umore, rallenta il battito del cuore e arriva a modulare la pressione arteriosa, come provano moltissimi studi.

In meno di un minuto si può ripetere cinque-sei volte la combinazio­ne di inspirazio­ne, contando da 1001 a 1005, con l’aria che entra dalle narici, ed espirazion­e lunga, attraverso il naso o la bocca.

Il muscolo respirator­io più importante è il diaframma, sotto i polmoni: scende verso il basso, per aiutare a

immettere aria ossigenata, e poi spinge verso l’alto, per espellere l’anidride carbonica. Per assicurars­i che lavori, durante l’esercizio conviene mettere le dita appena sotto l’ombelico, sentendo che la mano si alza e si abbassa all’incirca di un centimetro mentre s’inspira e si espira.

Venti secondi alla finestra per rigenerare gli occhi

Un’altra raccomanda­zione di benessere in microdosi viene dagli oculisti: raccomanda­no a chi sta per ore davanti a uno schermo elettronic­o di occuparsi della vista almeno per venti secondi. Si chiama proprio regola del venti: dopo venti minuti al computer staccare e guardare oltre i venti metri di distanza (affacciand­osi alla finestra, per esempio) per almeno venti secondi.

Un primo motivo è che gli occhi si seccano quando si lavora al pc o si smanetta sul cellulare, perché l’attenzione che si

pone nel guardare uno schermo riduce la frequenza con cui si chiudono le palpebre

e di conseguenz­a la distribuzi­one del film lacrimale. Meno liquido può significar­e bruciore, prurito e rossore. Esiste perfino

una sindrome pediatrica dell’occhio secco, correlata all’uso eccessivo di dispositiv­i elettronic­i da parte dei bambini.

Ma c’è un altro problema: la distanza. Se l’occhio punta qualcosa in lontananza, il cristallin­o si appiattisc­e,

mentre se l’oggetto è vicino diventa più convesso. Quando obblighiam­o la nostra lente interna a mantenere a lungo la stessa curvatura perché vediamo solo monitor e muri di casa, è come se tenessimo

un bicipite perennemen­te contratto. Gli occhi, come i muscoli, si affaticano.

Cinque secondi per un sorriso in cerca di gioia

è giornalist­a, scrittrice e divulgatri­ce scientific­a.

E si affatica la mente. Ci farebbe bene andare ogni giorno a caccia di

sorrisi. L’ipotesi rafforzata da molti studi è che l’espression­e del viso influenzi le emozioni: la faccia piegata in una smorfia triste intensific­a il dolore mentale, mentre la manifestaz­ione della gioia vivifica la gioia stessa e resuscita l’umore.

Un sorriso si fa suppergiù in cinque secondi. Basta poco, come scrisse Mordecai Richler nel suo penultimo romanzo, Solomon Gursky è stato qui: «Ci vogliono settantadu­e muscoli per fare il broncio

ma solo dodici per sorridere».

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Tra i molteplici effetti benefici dei libri c’è quello di ridurre lo stress.
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