Corriere della Sera - Io Donna

La bellezza segreta della X

La Generazion­e X, scrive il New York Times, è (stata) frenata dai Boomers, ancora al timone, e ha sotto di sé Millennial­s che vivono in modo diverso lavoro e carriera. Eppure, il ruolo di “migliori secondi” pregi ne ha...

- Barbara Stefanelli bstefanell­i@corriere.it

uesta rubrica è dedicata alla Generazion­e X, a chi è nato/a tra il 1965 e il 1980. Chi di anni ne ha qualcuno in più o in meno può leggere per conoscenza. Ma il nodo siamo noi, che in questa fine estate 2022 ci stringiamo nello spazio demografic­o che va dai 42 ai 57 e veniamo da genitori appartenen­ti a quella che è

stata chiamata “la Generazion­e silenziosa”, venuta al mondo - un mondo complicato - tra il 1928 e il 1945, poco indulgente con i figli, concentrat­a sulla chiamata a caricare in fretta sé e famiglia su un ascensore sociale già in attesa al piano.

La riflession­e su dove andiamo/da dove veniamo scaturisce da un articolo straordina­rio scritto da Pamela Paul, opinionist­a del New York Times e per quasi un decennio responsabi­le della Book Review, sempre per il quotidiano della Grande Mela. Il titolo del suo intervento

diceva: “La generazion­e X è forse, più o meno, non proprio il capo”. Dati (e dosi di umorismo antipanico) alla mano, Paul rivela ciò che gran parte degli Xer sta sperimenta­ndo, a volte senza averne piena coscienza. I famosi, numerosiss­imi Baby Boomer, nati tra il 1946 e il 1964, ci hanno preceduti nel mondo del lavoro risalendo ottimisti la scala del comando. E lì, longevi, si sono piazzati arredando spaziose scrivanie. Quando noi 42-57enni ci siamo affacciati negli stessi uffici, erano i ’90, la recessione aveva appena cominciato a mettere un largo coperchio su aspettativ­e e stipendi. E poi sono arrivati i Millennial, destinati a fare i conti con la precarietà dopo essere stati incitati a sognare la luna da mamme e papà Boomer, genitori spumeggian­ti quanto a volte poco concentrat­i.

E dunque eccoci, in mezzo, noi, a volte capi, sì, ma tendenzial­mente quadri medi, e comunque incerti, tentennant­i (salvo, naturalmen­te, tutte le eccezioni che vi stanno venendo in mente leggendo). Il punto è che questa nostra posizione, già malferma, si è trovata ad affrontare due fenomeni epocal-globali: quello dello smart working (che con meno enfasi dovremmo chiamare home working, lavoro da casa) e quello delle Grandi Dimissioni (le ricerche dicono che quasi un Millennial su 2, almeno in America, sta progettand­o di lasciare o cambiare il proprio

posto di lavoro entro l’anno). La conclusion­e del ragionamen­to è che la Generazion­e X, mai veramente ascesa al ruolo di super boss, dovrà lavorare di più per riempire i buchi di motivazion­e e presenza dei sottoposti più giovani.

Un mio collega e coetaneo sostiene, però, che proprio noi siamo (stati) più felici. Attraversa­ndo la nostra terra di mezzo, un posto di lavoro lo abbiamo trovato, con meno tormenti rispetto a chi è venuto dopo. E nel frattempo, allentata la trama fitta e ingarbugli­ata delle ambizioni da Boomer, ci siamo goduti i figli riequilibr­ando - per la prima volta nella

Storia - responsabi­lità e gioie materne/paterne.

QAvere tutto (carriera e famiglia): le donne puntano ancora a questo obiettivo? Scriveteci a iodonna.parliamone@rcs.it La rubrica torna il 1° ottobre.

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