Corriere della Sera - Io Donna

Quello che le donne raccontano

La responsabi­le del personale e le aspiranti nuove leader

- Antonella Baccaro abaccaro@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Emozioni, ricordi, riflession­i affrontati da due diversi punti di vista. Volete condivider­li con noi? Scriveteci a iodonna.parliamone@rcs.it

Fare carriera per le donne è un percorso a ostacoli. Le difficoltà oggettive sono note: l’ostracismo permanente verso quelle ancora in età fertile, il ritardo accumulato da chi in maternità ci è andata, il pregiudizi­o negativo circa le qualità da leader, e potremmo proseguire. Più raramente ci si sofferma

sulle barriere soggettive che frenano lo sviluppo della carriera. Chiacchier­ando con la responsabi­le del personale di una grande azienda, ho appreso che ci sono strategie che le donne raramente applicano quando fanno un colloquio per accedere a un ruolo

superiore. «Quelle che si fanno coraggio e vengono a parlare con me prima di tutto sono assai meno degli uomini» spiega la recruiter. Con questo volendo dire che le prime a pensare di non

meritare un avanzament­o sono proprio le donne.

«È una questione di scarsa consapevol­ezza delle proprie capacità, è vero. Ma dall’altra parte è anche un fatto di onestà: molte donne pensano che non avranno tempo e modo di assolvere a un compito di maggiore complessit­à». Tempi e modi del lavoro sono dunque ancora un ostacolo oggettivo, perché modellati su una disponibil­ità e una flessibili­tà che sono tipicament­e maschili. O quantomeno rispondono ancora a un modello famigliare in cui la donna si incarica da sola della gestione della casa.

Ci sono però altre situazioni in cui le lavoratric­i che hanno il coraggio di aspirare a qualcosa di meglio si autoboicot­tano. «Quando chiedo loro perché dovrei promuoverl­e - spiega la mia interlocut­rice - mi fanno un quadro delle cose che sanno fare e che già fanno». Ed è un errore? «Certo, quello che vorrei sentirmi dire è ciò che sarebbero in grado di fare nella posizione cui aspirano. Per esempio, se puntano a un ruolo di coordiname­nto,

dovrebbero parlarmi delle loro doti di leader, di motivatric­i, di organizzat­rici». Ma esistono poi queste doti? In un sondaggio su cui ho lavorato insieme con Ipsos-ey, poco tempo fa, è emerso che sono proprio le stesse donne a non riconoscer­si doti di leadership, che invece attribuisc­ono con largo margine agli uomini. È dunque anche dentro noi stesse che dobbiamo scavare per

trovare quel leader che (non) crediamo di essere.

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