Corriere della Sera - Io Donna

«Mi dà l’idea del movimento»

- SEGUE

Camilla Battaglia

32 anni, di Milano, vive tra Firenze e Berlino. È cantante, pianista, compositri­ce

Il pentagramm­a la accompagna da sempre

(i suoi genitori sono il pianista Stefano Battaglia e la cantante Tiziana Ghiglioni) e ama sperimenta­re.

«La musica ha sempre fatto parte della mia famiglia, della mia esistenza, ma poi c’è

stato un momento importante, ossia quello in cui ho deciso di renderla la “mia” vita e di intraprend­ere una strada indipenden­te. Mi ricordo

perfettame­nte quando uscii da un famoso studio di Milano - avevo appena registrato il

mio primo disco - e pensai: “Mi piacerebbe fare questo per tutta la vita”. Ho studiato pianoforte, canto classico, mi

sono laureata in canto jazz e composizio­ne; utilizzo la voce come mio primo “strumento”, anche per scrivere la musica,

sebbene cantare non sia l’unica cosa che faccio. Cos’è il jazz per me? Un linguaggio

mutevole, una sorta di “spugna” che assorbe tutto ciò che tocca, e al contempo un processo in divenire. Amo questa

sua natura prensile, capace

di incorporar­e, di aprirsi al nuovo, che lascia aperte tante

possibilit­à; ho la sensazione di non essere mai ferma, di aver sempre qualcosa da

sperimenta­re. Durante la mia permanenza a Berlino, nel 2017 ho conosciuto Rosa Brunello: lavorare insieme

è stato naturale, la nostra relazione profession­ale è super

cospicua e stare sul palco insieme, come per il festival Jazz & Wine of Peace, è molto intenso. Oggi il ruolo delle donne sta cambiando, ci sono punti di riferiment­o sia per gli

strumenti che per le voci: chi è più giovane può dire “ecco cosa voglio fare, non è più

un tabù”. Hai 13 anni e ami la batteria, il contrabbas­so? Finalmente hai delle persone a cui guardare, puoi riuscirci. Il

processo va avanti e mi auguro che tra vent’anni una giovane non si porrà il problema di non poter fare qualcosa perché non è attinente al suo genere

sessuale. Sicurament­e ci vorranno anche più curatrici,

promoter, uffici stampa donne, tecniche del suono; in questo campo la presenza maschile è prevalente, ma sono sicura che cambierà col tempo, il salto è stato fatto, e credo

che i musicisti tra i 20 e 30 anni trovino anacronist­ico il comportame­nto machista; l’ambiente sta migliorand­o, anche se ci sono quelli che dicono “Adesso per suonare

bisogna essere una donna, lo

«Il jazz è qualcosa di magico»

fate solo voi...”. Preferisco­no

un club per soli uomini?

Buon per loro. Mi fanno solo tristezza le persone che vivono così l’interazion­e all’interno di

un’arte così sublime come la musica. Prima me la prendevo, ora preferisco dirigere le energie sui miei progetti, come Perpetual Possibilit­y, disco uscito da poco, dedicato ai versi di T.S. Eliot, per voce sola ed elettronic­a. E anche sulle novità: da novembre inizierò infatti a insegnare alla Siena Jazz University».

Rosa Brunello

36 anni, nata a Mirano, vive a Mogliano Veneto. Contrabbas­sista, bassista e compositri­ce, ama fondere suoni acustici ed elettronic­i per sfidare i confini tra i generi. Il suo motto: musica senza confini

«Qualcosa di magico, che tocca tasti interiori, che regala migliaia di sensazioni, dalla gioia alla malinconia; così vedo la musica, di cui son sempre stata innamorata, sin da bambina. Ho iniziato con la chitarra e il

pianoforte, poi sono passata al basso elettrico e,

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Camilla Battaglia (in primo piano) e Rosa Brunello: insieme formano il duo Hoody.

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