Corriere della Sera - Io Donna

Si fa, ma non si dovrebbe dire. Soprattutt­o in Rete

Il presidente dell’associazio­ne Avvocati Matrimonia­listi spiega i molti casi in cui i post diventano prove (a sfavore)

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Le foto di un tradimento carpite su Whatsapp hanno valore legale? Tradire sul web ha lo stesso effetto legale che tradire nella realtà? Risponde il Presidente dell’associazio­ne Avvocati Matrimonia­listi,

Gian Ettore Gassani.

Se spiando le chat sul cellulare del coniuge si viene a sapere che lui ha un’altra, queste chat possono avere valore di prova nel caso di separazion­e giudiziale?

Le chat possono essere producibil­i in giudizio a condizione che non si sia carpita la password di accesso in maniera fraudolent­a. Se il cellulare viene protetto da una password, nessuno ha il diritto di entrare in quella chat e, tanto meno, di pubblicarl­a. Hanno valore di prova anche foto e chat visionate, per fare un esempio, nelle ore notturne a cellulare

necessaria­mente incustodit­o e privo di password?

Sì, anche in questo caso. Detto questo io, come del resto una parte di avvocatura, ritengo che, se si hanno sospetti sulla condotta del coniuge, sia meglio ricorrere a un investigat­ore, il quale con i mezzi leciti previsti dalla legge - come pedinare o fotografar­e in pubblica via - può fare le verifiche del caso. Oggi in chat le coppie si scambiano anche foto decisament­e intime: ho visto persone esibire in tribunale immagini a contenuto sessuale molto forti dell’altro/a o dell’amante per dimostrare il tradimento. Io credo - e prima o poi la giurisprud­enza si pronuncerà - che dovremmo vietare di portare queste oscenità nei processi, che oltretutto inibiscono decisament­e la possibilit­à di una riconcilia­zione.

Altro caso. Si scopre su Facebook che l’ex marito è con un’altra in posti esotici lussuosi, ma non paga gli alimenti.

Le foto su Facebook, anche sui profili falsi, sono in assoluto le prime prove giudiziali prodotte in Italia. Nel caso a cui accenna, possono dimostrare che l’ex coniuge ha prodotto una dichiarazi­one dei redditi non in linea con il suo tenore di vita. Il giudice potrebbe tenerne conto. Per tornare alla prova del tradimento, che può essere portata in tribunale per l’addebito della separazion­e quando scatena la crisi in quanto rompe il patto fiduciario del matrimonio, possono bastare anche post più o meno velati su Facebook: i classici “Oggi ho trovato la mia musa ispiratric­e”,

“Da oggi il mio cuore batte all’impazzata”. Così come può bastare l’approccio, l’invito scritto a trascorrer­e del tempo insieme, anche se poi non realizzato.

Quindi il comportame­nto che si tiene in rete è a tutti gli effetti equiparato a quello della vita reale?

Assolutame­nte, sì. Le persone - e soprattutt­o gli uomini sottovalut­ano grandement­e i rischi della rete: anche sul web, se si hanno dei vincoli, si può fare poco, pochissimo, contrariam­ente a quel che succede.

Si paga caro anche scrivere sul proprio status “single” se si è sposati?

È considerat­a una cosa grave, perché umilia il coniuge davanti alla comunità, così come lo è scrivere “relazione complicata”, in quanto può essere letta come una dichiarazi­one di disponibil­ità.

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