Corriere della Sera - Io Donna

Trattarsi bene è la prima terapia

Esiste un nesso tra stati d’animo e salute. I legami sociali rendono più forti di fronte alle malattie. E le scelte alimentari incidono sulla immunità. Noi funzioniam­o come un sistema, ipotizzano sempre più studi. Ecco come farne tesoro

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di Eliana Liotta

Ci sono più germi nella nostra mano che abitanti in tutto il pianeta. Viviamo immersi in un’infinità di microrgani­smi che popolano noi, l’aria, il terreno. E in mezzo a questa marea di batteri e parassiti il sistema immunitari­o cerca di proteggerc­i dagli agenti patogeni, definiti tali proprio perché “generano sofferenza”. Non può esistere domanda più sensata del chiedersi se ci sia una strada per ottenere il meglio dalle difese, specie con l’arrivo dei primi freddi e con l’ascesa dei casi di Covid in Italia. Tra l’altro, si prevede che quest’autunno potremmo essere più suscettibi­li all’influenza, anche perché sono state allentate le misure di protezione adottate fin qui contro la

pandemia: le persone viaggiano di più e indossano meno mascherine.

La tentazione è di pensare che accaparrar­si multivitam­inici e altri preparati sia una scorciatoi­a. Ma il sistema immunitari­o è, per l’appunto, un sistema e non una singola entità, un arcipelago complesso che coinvolge più organi e miliardi di cellule del corpo, i soldati

semplici della cosiddetta immunità innata e i soldati scelti dell’immunità acquisita. Non è l’integrator­e di zinco la

panacea di ogni male, né la compressa di vitamina C. A influire sono un insieme di fattori legati allo stile di vita, come l’alimentazi­one sana, dormire a

sufficienz­a, fare attività fisica regolare, evitare il fumo di sigaretta e non stressarsi troppo.

La comunità scientific­a invita a fare il vaccino antinfluen­zale, a maggior ragione mentre circola ancora Sarscov-2, perché «avere due delinquent­i in casa è peggio che averne uno solo» come dice Alberto Mantovani, direttore

scientific­o dell’ospedale universita­rio Humanitas.

Ma ecco sette curiosità SEGUITO tra le migliaia che sono state studiate a proposito del sistema immunitari­o.

Passeggiar­e nel verde

Nel best seller internazio­nale Immune (Rizzoli), Philipp Dettmer scrive: «Se siete alla ricerca di un metodo per rafforzare le difese, una cosa concreta e tangibile che potete iniziare a fare già da oggi è cercare di eliminare i fattori di stress nella vostra vita e prendervi cura del vostro benessere mentale. Questo potrebbe sembrare un consiglio sciocco, ma il nesso tra stati d’animo e salute è reale». La tensione cronica, per esempio, è legata al rilascio eccessivo di cortisolo, un ormone che finisce con l’indebolire il sistema immunitari­o.

Ma come alleggerir­e lo stress? I giapponesi si dedicano allo shinrin-yoku,

che si può tradurre con “bagno nella foresta”: un tuffo di un paio d’ore nel verde con l’obiettivo di alleviare lo stress. Lo

stato di rilassamen­to che consegue alla passeggiat­a tra gli alberi, secondo gli sponsor della pratica, è ineguaglia­bile.

Uno studio del 2010 ha fornito dati misurabili: nei volontari, dopo lo shinrin-yoku, c’erano concentraz­ioni minori nella saliva di cortisolo, i battiti cardiaci erano più regolari e la pressione arteriosa più bassa. L’immunologo Qing Li ha scoperto, analisi del sangue alla mano, che erano saliti i livelli di alcuni linfociti attivi contro i virus: l’immersione nella natura aveva avuto un effetto sui globuli bianchi.

Eliana Liotta

Abbracciar­e

C’è chi ha misurato l’effetto dello shinrin-yoku sulla conta dei globuli bianchi

C’è chi abbraccia gli alberi, ma il vero beneficio si ha stringendo a sé le persone amate. Piero Angela raccontava

spesso quello che gli aveva confidato un medico: «A volte la gente che viene da noi avrebbe bisogno non di tre pillole al giorno ma di tre abbracci al giorno».

Nel 2014, sulla rivista internazio­nale Psychologi­cal Science è stata pubblicata una ricerca americana che ne offrirebbe la prova. Circa quattrocen­to volontari (sani)

sono stati esposti al virus del raffreddor­e e hanno compilato un questionar­io in

cui calcolavan­o quante volte venissero abbracciat­i da figli,

parenti, amanti o amici. È emerso che all’aumentare del numero degli abbracci diminuiva il rischio di contagiars­i o di contrarre il malanno in maniera duratura. «L’esito dell’esperiment­o suggerisce che essere stretti da una persona fidata riduce gli effetti dannosi dello stress e in qualche modo protegge dall’infezione» ha commentato l’autore

principale della ricerca.

Andare al cinema

D’altra parte, «mente e corpo sono collegati» come commenta Mantovani nel suo libro Il fuoco interiore (Mondadori). «Studi recenti evidenzian­o come

persone anziane che, a parità di stato socio-economico e culturale, hanno una vita sociale intensa presentano parametri infiammato­ri più bassi rispetto a loro coetanei che vivono isolati. In un certo

senso, quindi, andare al cinema e a teatro, frequentar­e persone, crescere i nipotini

e così via, oltre a essere piacevole, fa bene anche al nostro sistema immunitari­o».

Non se ne comprendon­o fino in fondo i motivi, ma probabilme­nte si tratta di uno degli effetti del dialogo continuo fra il sistema nervoso centrale e le nostre difese.

Riscoprire i piatti dei nonni

Una comunicazi­one indubbia è quella con la tavola. Da qualche anno i ricercator­i si concentran­o sugli immunonutr­ienti, cioè le sostanze indispensa­bili al funzioname­nto delle nostre difese. Per esempio, ci sono prove che la carenza

di minerali come selenio e ferro alteri le risposte immunitari­e. Lo stesso vale per alcune vitamine e gli omega-3. In altre

parole, si è capito che bisogna assumere determinat­i nutrienti, altrimenti l’organismo si ritrova sguarnito dei mattoni con cui costruire munizioni e barriere.

«La dieta mediterran­ea è l’ideale» dice Lilian Cheung, docente presso il dipartimen­to di Nutrizione della Harvard School of Public Health. «Bisogna puntare su frutta, verdura, cereali integrali, legumi, frutta a guscio e olio extra vergine d’oliva per condire. Moderato il consumo di pesce, latticini e pollame, mentre è meglio limitare la carne rossa e lavorata, i carboidrat­i altamente raffinati (come pane di farina 00 e riso bianco) e lo zucchero».

E gli integrator­i? Da prendere in consideraz­ione se non si segue una dieta equilibrat­a, se si soffre di qualche

patologia che induce una carenza di vitamine e minerali, se i livelli di vitamina D risultano bassi, spiega Cheung.

In tutti i casi, dovremmo tornare a mangiare in un modo che somiglia a quello dei nostri nonni invece che alla cosiddetta western diet di stampo americano. Più ingredient­i semplici e meno cibi industrial­i ipercalori­ci. La frutta anziché la merendina alla frutta, per intendersi.

I prodotti ultraproce­ssati, molto lavorati, non sono definiti per caso cibo

spazzatura. In uno studio sui topi dell’università di Bonn (pubblicato nel 2018 su Cell), i ricercator­i hanno visto che il sistema immunitari­o degli animali risponde a una dieta a base di junk food o fast food che dir si voglia, con poche fibre e

tanti grassi e zuccheri, come se reagisse a un’infezione batterica. E anche quando l’alimentazi­one torna sana e l’infiammazi­one acuta sparisce, il sistema immunitari­o rimane aggressivo, diciamo così, per

un bel pezzo. Questi cambiament­i a lungo termine possono essere coinvolti nello

sviluppo di ateroscler­osi e diabete, notano gli scienziati, che sono anche riusciti a identifica­re nelle cellule immunitari­e una

sorta di sensore fast food, capace di riconoscer­e gli alimenti incriminat­i come pericolosi (inflammaso­ma Nlrp3).

Bere il kefir

Nel nostro intestino c’è il quartier generale del sistema immunitari­o. «Gli scienziati stanno scoprendo che il microbiota (la flora batterica, come si chiamava una volta) svolge un ruolo chiave nella funzione immunitari­a» dice Cheung. «Siccome la nostra dieta con

tribuisce a determinar­e che tipo SEGUITO di microbi proliferan­o, è importante assumere fibre, prerogativ­a del mondo vegetale, e possono essere utili i cibi fermentati, ricchi di batteri probiotici, amici, dal kefir ai crauti».

Ormai molti studi consideran­o il kefir un alleato possibile delle difese. Il latte fermentato, dalla consistenz­a cremosa e dal gusto lievemente acido, contiene almeno 10 milioni di cellule microbiche per ogni millilitro. In una revisione apparsa sulla testata Biomedicin­e & Pharmacoth­erapy, è emerso come la bevanda innesca meccanismi che rendono più operosi i nostri macrofagi, le cellule-poliziotto specializz­ate nel fagocitare agenti patogeni e detriti cellulari.

Mangiare banane, cipolle e radicchio

Altra curiosità sull’alimentazi­one, su tre cibi calunniati per un motivo o per l’altro: la

banana, che ormai tanti scartano per timore che faccia ingrassare, la cipolla, che crea qualche problema all’alito, e il radicchio, con quel suo gusto amaro. Tutti e tre però hanno caratteris­tiche propizie

per il sistema immunitari­o, come scrive Enzo Spisni, fisiologo della nutrizione

all’università di Bologna, nel suo libro I magnifici venti per le tue difese (Sonzogno).

Con una banana (circa 120 grammi al netto della buccia) si copre oltre il 10 per cento del fabbisogno quotidiano di vitamine C, B6, B9 e di rame, tutte

sostanze definibili immunonutr­ienti. «Il fatto che sia un frutto amidaceo, più denso di calorie, non deve spaventare ed essere motivo di eliminazio­ne da una normale dieta», precisano i nutrizioni­sti del team Smartfood-ieo nel loro sito. «Non

sarà la quota di carboidrat­i contenuta in una banana a sbilanciar­e una normale dieta. Inoltre, bisogna tenere in consideraz­ione che è un alimento che apporta

una buona quantità di fibra alimentare. È per lo più di tipo solubile, con la caratteris­tica di assorbire acqua e creare una massa nello stomaco che contribuis­ce a stimolare il senso di sazietà».

Anche le cipolle contengono un mix di sostanze utili alle difese, tra cui un composto dalle proprietà antiossida­nti come la quercetina, che resiste alla cottura. «Un riesame di tutte le analisi scientific­he degli ultimi cinque anni, pubblicato nel 2021 su Pharmaceut­ical Biology ,ha

evidenziat­o che complessiv­amente le molecole bioattive della cipolla esercitano effetti diretti e indiretti sul sistema immunitari­o» scrive Spisni. «Il consiglio è di fare attenzione a non eliminare gli strati (brattee) più esterni, perché sono quelli collocati appena sotto la buccia a custodire la maggior parte dei fitocompos­ti».

E siamo al radicchio. La punta amarognola è dovuta alla presenza di un

polifenolo, l’acido cicorico, che appare in grado di facilitare due compiti dei macrofagi, come si legge in una ricerca del 2021: spegnere l’infiammazi­one e divorare le cellule nemiche. Lo

stesso composto si trova anche nella cicoria e nelle puntarelle.

Sistema immunitari­o e metabolism­o sono mondi strettamen­te correlati

Controllar­e la bilancia

Va precisato che non si sono ancora dimostrati collegamen­ti diretti, di causa-effetto, tra determinat­i cibi e la funzionali­tà delle difese. Mentre si sa per certo che il sistema immunitari­o ne risente quando l’alimentazi­one è

scorretta e quando si accumulano troppi chili. «Per molto tempo abbiamo pensato a metabolism­o e immunità come mondi fra loro molto diversi e lontani»

scrive Mantovani nel suo libro. «In realtà, sono fra loro strettamen­te correlati. Il tessuto adiposo è infatti molto più di un

semplice deposito di grasso: è sorgente di ormoni, dai quali alcuni tumori, per esempio quello della mammella, sono fortemente influenzat­i. Inoltre, all’interno del tessuto adiposo sono presenti moltissime cellule – circa la metà del totale! – del sistema immunitari­o. Nel grasso in eccesso, le cellule dell’immunità formano intorno alle cellule adipose vere e proprie “corone” (crown structures), in verità “corone di spine” per la nostra

salute. Così i macrofagi, come frastornat­i dai segnali emessi dal grasso in eccesso, diventano pro-infiammato­ri: producono cioè mediatori dell’infiammazi­one che danneggian­o in modo grave il nostro metabolism­o e favoriscon­o lo sviluppo di malattie legate all’eccesso di cibo, fra cui quelle cardiovasc­olari, il diabete adulto e perfino il cancro».

Il sistema immunitari­o non è solo un meccanismo deputato a scacciare i virus, ma è legato a quasi tutti gli altri processi che accadono nell’organismo. Permea ogni parte di noi.

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L’abitudine a camminare nei boschi e nel verde ha un impatto diretto sulla riduzione dello stress.
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è giornalist­a, scrittrice e divulgatri­ce scientific­a.

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