Corriere della Sera - Io Donna
Non è solo questione di immagine
Un over 50 su due in Italia è sovrappeso oppure obeso. E l’11 per cento dei minori pure, primato europeo. Nessuno va discriminato in base alla “taglia”, né colpevolizzato se “non riesce” a dimagrire. Ma l’obesità resta una malattia. Con serie conseguenze
Forse è anche un po’ colpa di reality come Vite al limite, dove persone obese in maniera più che evidente provano a dimagrire: vedendo quelle storie, tanti pensano che si possa parlare di obesità solo quando il peso è oltremodo fuori standard. Non è così e ci sono tanti obesi “insospettabili”, persone che hanno superato il limite del semplice sovrappeso ma che non se ne rendono conto e così mettono a rischio la propria salute. Perché l’eccesso di chili prima di tutto fa male: oltre certi limiti non si può più parlare di body positivity e di stare bene con se stessi nel proprio corpo, ma di una malattia che deve essere affrontata e curata.
Il confine talvolta può essere difficile da tracciare e anche per questo è in corso una campagna su social, web e televisione mirata a diffondere La verità sul peso, dal titolo dell’iniziativa: l’invito è a non nascondersi dietro false convinzioni perché spesso si crede che basti una dieta a risolvere tutto, oppure che un ragazzino in carne dimagrirà crescendo, o ancora che il peso di troppo sia colpa di una “costituzione fisica” non proprio filiforme.
Tutti falsi miti a cui è facile credere. Anche perché, come osserva Iris Zani, presidente dell’associazione Amici Obesi
Onlus che sostiene la campagna: «C’è una visione tuttora distorta del corpo, specialmente quello femminile. Da una parte la ricerca di una perfezione che non esiste o di adeguarsi a “misure standard” che non si capisce neppure perché o da chi siano state stabilite, dall’altra false convinzioni che portano a confondere la realtà dei fatti, pensando di dover accettare di convivere con
qualche innocuo chilo in più. Dal credere di andare bene così a non fare nulla per la propria salute, quando invece si è in chiaro sovrappeso, il passo è breve. Purtroppo capita anche l’inverso».
«Pensiamo all’ondata di critiche che ha sommerso due cantanti, Adele e Noemi, quando hanno perso peso» esemplifica Zani. «Una donna che decide di prendersi cura di sé e dimagrire viene derisa, se sceglie di sottoporsi alla chirurgia per riuscirci è
perfino colpevolizzata: è quando si giudica il corpo altrui che si cade nell’errore, ognuna ha il diritto di fare le proprie scelte senza dover rendere conto dei motivi».
La vera body positivity insomma è voler bene al proprio corpo, pure se non risponde ai canoni estetici che vanno per la maggiore, ma significa anche accorgersi quando è
il caso di perdere peso perché altrimenti SEGUITO si rischia la salute.
Alla base di molte patologie
Perché la questione è tutta qua: i chili in eccesso fanno male. Essere obesi significa avere
una probabilità maggiore di sviluppare diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie; l’obesità poi è ritenuta una causa di almeno dodici diversi tipi di tumore (tra cui cancro al seno, all’ovaio, all’endometrio) e secondo le
stime dell’organizzazione Mondiale della Sanità, che l’ha definita una vera e propria nuova
epidemia, è correlata ad almeno 200mila nuovi casi di tumore e 1,2 milioni di decessi in tutta Europa, ogni anno. Scorrendo i dati dell’ultimo Rapporto sull’obesità in Italia dell’istituto Auxologico di Milano anche nel nostro Paese non c’è da stare allegri: intorno ai 50 anni almeno metà della popolazione ha chili in eccesso, ma l’11 per cento è obeso e la percentuale cresce andando verso il Sud.
«Il numero di persone con obesità è triplicato dagli anni ‘80 e oggi abbiamo anche il triste primato europeo dell’obesità infantile» dice Luca Busetto, presidente della Società Italiana
dell’obesità. «A fronte di tutto questo e nonostante nel 2019 il Parlamento abbia approvato una mozione per riconoscere l’obesità come malattia, l’eccesso di peso non è ancora considerato una patologia: solo l’8 per cento dei pazienti è in cura in un centro specializzato e viene seguito da professionisti». Molto
dipende proprio dalla mancanza di percezione del problema: lo studio internazionale Action-io, che ha indagato comportamenti e atteggiamento nei confronti dell’obesità per capire quali siano gli ostacoli che impediscono di curarla, ha rivelato che il 62 per cento degli obesi pensa di essere solo un po’ in sovrappeso. Perfino quando a essere “in carne” è un ragazzino non va meglio: i dati di Action - Teens, presentati lo scorso maggio all’european Congress on Obesity 2022, dimostrano che un genitore su tre non riconosce l’obesità del figlio e che un adolescente su quattro non si rende conto di esserlo.
Il team d’esperti è una necessità
Se questo non fosse già abbastanza preoccupante, il quadro è peggiorato dalle difficoltà che affronta chi riconosce di avere un problema di peso: i ragazzi obesi in due casi su tre non sanno come affrontare la malattia e si sentono unici responsabili del proprio peso, per di più ancora oggi perfino otto medici su dieci pensano che l’obesità vada gestita semplicemente migliorando lo stile di vita.
Risultato: tanti pensano di poter fare da soli, si imbarcano in diete fallimentari che riportano al punto di partenza o peggio. E soffrono. «L’obeso ha un grande dolore psicologico, vorrebbe essere come gli altri ma non riesce. Spesso torna a rifugiarsi nel cibo perché è l’unica consolazione, in un circolo vizioso da cui è complicato uscire senza un aiuto qualificato» spiega Zani.
Riconoscere che l’obesità è una malattia, per di più parecchio complicata da affrontare, visto che hanno un ruolo tanti fattori endocrini, psicologici, metabolici, sarebbe il primo passo non solo per avere un sostegno pratico nelle terapie (oggi non esistono Livelli Essenziali di Assistenza pensati per l’obesità, perciò tutte le cure sono a carico dei malati), ma soprattutto per essere guardati con un occhio diverso, come sottolinea Zani: «Bisognerebbe capire finalmente che essere obesi non è una colpa, un vizio, un problema che non si riesce a risolvere perché
si è deboli e non si sa stare a dieta. Una persona con diabete o con un tumore non viene offesa o bullizzata, ci si avvicina a loro con empatia e rispetto: dovrebbe accadere lo stesso anche con gli obesi, che andrebbero aiutati di più a trovare un percorso di cura». La nuova campagna cerca di rispondere anche a questa esigenza: sul sito laveritasulpeso.it, oltre a trovare informazioni sulla malattia e la possibilità di calcolare se il proprio peso è sano, è a disposizione l’elenco dei centri dedicati alla terapia dell’obesità segnalati dall’italian Obesity Network.