Corriere della Sera - Io Donna
“Che si fa a Capodanno?”: decidete subito o all’ultimo minuto?
All’elenco degli incubi annuali ricorrenti non mancano mai le telefonate (anzi ormai i messaggi sui social) per chiederti cosa farai a Natale e, soprattutto, a Capodanno. Una smania ciclica, come le stagioni, che comincia a manifestarsi alla fine del mese di novembre. Espressioni di affetto, di simpatia, la voglia di passare del tempo insieme perché magari qualcuno trova piacevole la tua compagnia? Sicuramente, ma c’è anche una vistosa quota di horror vacui. Ovvero di quella paura di rimanere
soli con sé stessi, esercizio che personalmente non solo non mi spaventa ma anzi mi rasserena e mi regala del tempo prezioso per rimettere insieme vari pezzi della vita.
Io da anni, a parte i piacevolissimi obblighi con le figlie, rispondo sempre che non so cosa farò, cosa sarà di
me, come impegnerò i giorni del calendario contrassegnati di solito e per convenzione dall’inchiostro rosso (festività). Trovo intollerabile sentirmi legato e costretto in certi giorni dell’anno. Quindi mi lascio molte porte aperte e tengo in considerazione solo gli inviti che non prevedono banchetti seduti con posti assegnati ma libere organizzazioni “aperte” (venite se volete), le più piacevoli, almeno per me,
perché ti permettono di arrivare e andar via quando vuoi. Non è asocialità e nemmeno disamore per le festività (l’allergia acuta alle scadenze di fine anno è roba da giovani). È semplicemente la gran voglia di non trasformare anche quei giorni in vincoli, in auto-imposizioni troppo simili a quelli che emergono ogni giorno nella vita di lavoro.
Natale o Capodanno da soli? Non succede quasi mai, ma solo la prospettiva di poterlo fare, di essere liberi di scegliere questa opzione, mi mette nella condizione migliore di muovermi senza legami e senza doveri. Da bambino adoravo la certezza del Natale in casa dei miei e poi da altri parenti. Oggi penso esattamente il contrario: figlie a
parte (l’unico capitolo che davvero conta nella mia vita) per il resto non voglio pesi o servitù psicologiche. Dunque, a Natale e Capodanno liberi tutti. Con affetto, cordialità ed empatia, volendoci un gran bene e col sorriso: ma liberi tutti, all’insegna del last minute.
Ho provato a risalire all’origine del piacere che provo tutte le volte che al supermercato, con sempre maggiore anticipo rispetto ai tempi previsti, mi capita di passare accanto all’espositore del panettone, del
pandoro, dei dolci natalizi in genere. Quando ero bambino, alla fine degli anni Ottanta, questi prodotti non comparivano mai sugli scaffali prima dell’8 dicembre; di più, Sant’ambrogio e l’immacolata erano proprio i primi giorni in cui le tv trasmettevano gli spot natalizi. Col passare del tempo, l’appuntamento col Natale è stato sempre anticipato fino ad arrivare a coincidere quasi con la fine dell’estate. Fuori dal supermercato, la colonnina di mercurio sfiora i 25 gradi; dentro, c’è il panettone in vendita.
Mi piace particolarmente l’atmosfera natalizia? Non direi. E allora, sono particolarmente goloso di questo tipo di dolci? Nemmeno troppo. E allora perché essere così felici alla sola vista dei panettoni e dei pandori in vendita con così largo anticipo? La risposta è nella gioia
collettiva delle festività natalizie, anche se quella gioia non è esattamente la mia. E nel fatto che un’operazione
commerciale sia in grado di spalmarla in più mesi dell’anno, di stenderla come se fosse un elastico, in modo da far
respirare l’atmosfera da “rompete le righe” anche se è un normale giorno feriale come tanti.
Sarà per questo elastico della felicità, da tirare il più possibile, che guardo con tanta simpatia a quanti fremono già a ottobre per organizzare il loro rito collettivo delle Vacanze di Natale; a quanti per un attimo, fermi in mezzo al traffico o impelagati in una riunione in ufficio,
provano a evadere vestendo i panni dei personaggi dell’omonima saga dei Fratelli Vanzina, prendono il telefonino e scrivono a raffica messaggi agli amici più stretti: “Ma tu sai già che farai a Capodanno?”. Pianificare la felicità,
in fondo, è un modo per riviverla più a lungo. È l’osservanza all’aforisma dell’attesa del piacere che è essa stessa piacere. Adesso voglio
sapere anche io cosa farò a Capodanno. Arriverà il giorno in cui lo deciderò a Ferragosto,
sotto l’ombrellone. E sarò felice.
Pianificare in anticipo il tempo libero permette di gustarselo più a fondo? Scriveteci a iodonna. parliamone@rcs.it. La rubrica torna il 26 novembre.