Corriere della Sera - Io Donna
Le malattie legate al clima si studiano all’università
New York immette in atmosfera ogni anno 55 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti e ha più di 8 milioni di abitanti, Torino è sulle 23 tonnellate e di abitanti ne ha poco più di un decimo. Per questo, anche in Italia, occorre istruire gli studenti di medicina sul legame tra ambiente e salute. «Alla Scuola Superiore Sant’anna
di Pisa sono attivi corsi in Medicina Climatica e Ambientale per gli allievi della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università»
spiega Vincenzo Lionetti, docente di Anestesiologia alla Scuola Sant’anna. «Molti studi associano l’aumento di anidride carbonica e particolati, le polveri sottili, all’incremento di malattie respiratorie, cardiache e tumorali». E, come spiega l’ultimo rapporto dell’unicef, il rischio dell’inquinamento è più alto per i minori: in nove tra i Paesi più ricchi del mondo più di un bambino su 20 ha livelli elevati di piombo nel sangue, una delle sostanze tossiche ambientali più pericolose. La maggiore vulnerabilità dei piccoli, si
spiega nel documento, dipende dalla ridotta capacità polmonare e dal minor sviluppo del sistema immunitario.
«È basilare che gli studenti imparino a riconoscere le associazioni tra i sintomi e l’esposizione agli inquinanti» continua Lionetti. «Ad Harvard corsi simili sono rivolti già anche ai medici di famiglia. Le ricadute sono visibili nella prassi quotidiana. Basti
pensare che sostanze chimiche rilasciate dalle bottiglie di plastica, come gli ftalati, sono interferenti endocrini: portano a disturbi ormonali, alla base dell’infertilità».