Corriere della Sera - Io Donna
Parlarne parlarne parlarne
ivedere i numeri dà sempre una vertigine di cui non ti dai pace. Nel mondo, 1 donna
su 3 è stata abusata una volta nella vita. In Italia il 92,2 per cento degli omicidi femminili è compiuto da una persona conosciuta. Meno del 40 per cento cerca aiuto. Scorrere sui quotidiani i loro volti, al ritmo di uno ogni tre giorni, è ogni volta uno strazio: giovani e belle, traboccanti futuro e belle speranze nei selfie presi dai loro profili social, oppure più agée, stanche e sbiadite nella foto di un raro momento di serenità familiare. E quegli spiragli di normalità sono i più insidiosi, illudono e poi rigettano in una violenza ancora peggiore.
Purtroppo sai che non sono solo numeri o fatti di cronaca che non ti riguardano: non dimentichi, giovanissima, la cugina di una compagna di università, uccisa sotto casa a coltellate da un ex fidanzato (allora si diceva, semplicemente, “un ex ragazzo”); la conoscente che parlava sempre troppo oppure troppo poco, lanciando occhiate furtive al marito per paura di sbagliare; la colf
sudamericana il cui marito non reggeva l’alcol e alla sera la picchiava, e la sua unica preoccupazione era che il figlio non vedesse, e che non le prendesse anche lui.
Ci sono le storie che hai orecchiato, i sussurri, i non si dice, i partner ricattatori, la cui violenza è psicologica e mina alle basi dell’autostima; c’è la violenza economica, dove chi ha i soldi
detiene il potere e chiude in una trappola senza scampo. Ci sono culture che ancora pretendono il controllo sul corpo femminile con tecniche crudeli, come l’infibulazione, altre che quel corpo lo coprono o lo vendono bambino, per nozze premature. C’è la violenza sulle donne immigrate,
schiave costrette alla prostituzione per riguadagnarsi passaporto e libertà; c’è la violenza digitale, che corre in rete e distrugge per la vergogna, e quella nascosta negli uffici, dove l’abuso colpisce chi non può dire di no perché lo stipendio è vita. E le molestie quotidiane che si annidano un po’ dovunque, strada, scuola, autobus.
Se siete arrivate a leggere sin qui in una spirale di orrore, la stessa che prende me ogni volta che di violenza sulle donne si parla, sappiate però che parlarne è indispensabile. Quando lo si fa con
più enfasi, il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, aumentano le richieste di aiuto ai centri deputati, che costituiscono una rete straordinaria alimentata da donne spesso volontarie, che dedicano tempo e cure al sostegno di chi è intrappolato nella più antica schiavitù. Parlarne aiuta a capire che la soluzione c’è. Lo faremo anche noi di io Donna in una
serata organizzata a Milano da Pomellato, aperta alle nostre lettrici (a pag. 72) a sostegno di Cadmi, la storica “Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate”, la prima in Italia dal 1986. Loro lo sanno
bene: una donna che si salva è sempre una donna che ha trovato il coraggio di parlare.
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