Corriere della Sera - Io Donna

Prima del Duce Margherita Sarfatti amò Boccioni

- Aldo Cazzullo acazzullo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Margherita Sarfatti non amò soltanto Benito Mussolini. Prima del futuro Duce, si legò sentimenta­lmente a Umberto Boccioni, il grande pittore. È una storia che emerge dalle pagine di Boccioni. Vita di un sovversivo ,la

biografia definitiva del capofila del futurismo, scritta da Rachele Ferrario - biografa anche della Sarfatti - e appena pubblicata da Mondadori. Quando si conoscono nel 1909, lui è il grande artista che tra poco dipingerà la Città che sale ela Rissa in galleria, lei è la critica d’arte che a Milano occupa la scena

con il suo salotto e sarà tra le prime a sostenere la novità dell’avanguardi­a. La Sarfatti, colta, internazio­nale, irruente e spregiudic­ata tanto quanto Boccioni, lo invita subito a pranzo. Sa che lui è considerat­o uno sciupafemm­ine. Sa anche che ama le donne come le può amare un artista, che non riuscirà a sostituirs­i alla passione che il suo “Mugik”, come chiama Boccioni reduce da un viaggio in Russia, ha per l’arte. Boccioni quando crea non vuole distrazion­i. Nulla, nemmeno l’influenza, lo ferma. «Questa sera se vieni molto tardi mi trovi, ma io lavorerò fin tardi… Ciao cara non ti scoraggiar­e, sii forte anche se non

mi troverai e torna quando puoi. Sei l’unica creatura che m’interessa». Chi non vorrebbe ricevere una lettera come questa?

Il loro legame è più forte di quanto si possa pensare. Ai tempi della passione Boccioni arriva a sfregiare il ritratto che ha appena dipinto (e che lei conserverà per tutta la vita); poi quando l’amore scema Boccioni la ritrae in una delle versioni

ufficiali dell’antigrazio­so, sintesi futurista della bellezza e ne fa il simbolo dell’idea estetica del nuovo tempo. Il loro amore tormentato avrà momenti di lotta e disaccordo, soprattutt­o sulla

pittura. Ma è un sodalizio autentico. Boccioni muore a 33 anni, in divisa, cadendo da cavallo, nelle retrovie della Grande Guerra. A Milano lei è l’unica ad aver compreso la ricerca scultorea del Mugik e a ereditare la rubrica d’arte di Boccioni. Trent’anni dopo, scrivendo di lui, ne era ancora gelosa: pensava fosse morto per «amorosa vanità, mentre andava a trovare una donna».

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