Corriere della Sera - Io Donna
Rivoglio la favola
Mi ricordo perfettamente di quando il nonno mi portò al cinema per la prima volta a vedere Biancaneve. Ricordo nei dettagli lei che fugge, gli alberi che diventano spettrali, il vestito che s’impiglia nei rami, il buio. Mi aveva spaventato da morire: da piccoli del resto si hanno tante paure (anche da grandi), ma se qualcuno ti sta vicino e ti spiega, passa tutto. E se qualche timore resta, tipo il bosco di notte, non è detto che sia un male. Ecco: Biancaneve, e poi Cenerentola, Pinocchio, Peter Pan - mio primo amore -, persino Bambi e il piccolo Dumbo, mi hanno aiutato anche a esorcizzare le paure. Proprio con il loro sapiente impasto di bene e male, che cominciavo a percepire, e la garanzia del lieto fine rasserenante.
Insomma, non mi sembrava una brutta idea trascorrere un sabato pomeriggio sul divano a rivedere, con le mie nipotine una da una parte e l’altra dall’altra, proprio Biancaneve. Un inizio soft, con una fiaba facile, belle canzoncine, tanta natura e gli amici animali. Io pronta a sdrammatizzare, consolare, accarezzare. Non l’avessi mai detto. “Biancaneve è piena di stereotipi, sta chiusa in casa a pulire, viene salvata da un principe azzurro: modelli sbagliati, non se ne parla”.
Provo a difendermi. Biancaneve cerca di insegnare a riordinare, come è giusto che sia. E i nani che vanno in miniera canticchiando trasmettono un’idea positiva del lavoro. Anzi, le bambine la canzoncina la sanno già, gliel’ho insegnata io: “Andiam, andiam, andiamo a lavorar”. La cantiamo quando le porto con me in camera, io mi metto al computer e loro al tavolino con disegni e pupazzetti. E poi un bacio è un bacio. Quelli degli innamorati fanno miracoli, lo dicono le neuroscienze, lo sa la letteratura di tutto il mondo, di che cosa avete paura? Un po’ di romanticismo, un po’ di poesia, è solo Biancaneve, è solo una fiaba.
Volevo aggiungere: non avete letto Bruno Bettelheim? Io sul suo libro “Il mondo incantato” ho fatto un esame di psicologia. Le fiabe insegnano a vivere. Aiutano i bambini a dare ordine al loro mondo interiore, alle rabbie, alle angosce, alle frustrazioni. Stimolano l’immaginazione, distinguono tra buoni e cattivi, rispettano il pensiero magico e sono ricche di indicazioni concrete. Non si va nel bosco (Cappuccetto Rosso), non si perde la strada (Pollicino), non si accettano caramelle dagli sconosciuti (la mela avvelenata della strega). Attraverso ostacoli e difficoltà aiutano ad affrontare il mondo. Poi sta a chi racconta spiegare, smussare, indirizzare. Non vi ricordate come facevamo con voi?
Ma non volevo passare per secchiona. Sono stata zitta, io e il mio psicoanalista austriaco che di sicuro non va più nemmeno di moda. Ogni generazione di genitori ha diritto ai suoi convincimenti, e chissà come ero intransigente io trent’anni fa. Ho abbandonato Biancaneve e mi sono arresa a un insulso cartone animato di personaggini senza anima e senza storia che davano lezioni di inglese. Sigh.