Corriere della Sera - Io Donna
Quello che le donne raccontano
Se in teatro va di nuovo in scena l’autocoscienza (felice)
Quanto ci pesa il corpo? Quanto è impegnativo, tutti i giorni, per noi donne? Qualcuno si è preso la briga di calcolarlo: Caroline Heldman, docente all’occidental College di Los Angeles, sostiene che quasi tutte noi controlliamo il nostro aspetto fisico ogni 30 secondi. Dunque la risposta è sempre. E sempre con maggiore insoddisfazione e frustrazione man mano che il tempo passa. La prima forma di schiavitù, dunque, ce la autoinfliggiamo con quello che si chiama “body monitoring”, controllo ossessivo del fisico. Ma questo corpo, fonte di ansie quotidiane, è proprio il primo a scomparire agli occhi di chi ci guarda, se quel qualcuno è un uomo. Eppure noi siamo tanto altro, tutto quello che viene cancellato dalle nostre preoccupazioni, dal senso di inadeguatezza, ma soprattutto dagli stereotipi: essere belle, essere madri, solo per fare due esempi, sono modelli che ci spossessano del nostro corpo. Così la nudità è vissuta con spavento prima di tutto da noi, che progressivamente perdiamo confidenza con il nostro aspetto e, alla fine, con chi siamo.
Liberare il corpo, spogliarlo, offrirlo al nostro sguardo e infine amarlo è l’esercizio collettivo proposto dalla performance teatrale Svelarsi, una serata per sole donne e chi si sente tale, ospitata dall’auditorium Parco della musica a Roma. Sette donne in scena e la loro regista e autrice Silvia Gallerano hanno entusiasmato un pubblico tutto femminile che, alla fine della perfomance, vibrava di emozione, ringraziava, non voleva più andare via. Silvia e le altre, offrendo nudità con naturalezza, hanno ripercorso il sentiero dei nostri sensi di colpa, invitandoci a dichiararli davanti a tutte, tra risate, lacrime, urla liberatorie e applausi. Un rituale che ricorda i vecchi collettivi femministi, cui Silvia Gallerano ha confessato di essersi ispirata. «Mi sento orgogliosa di essere donna» ha detto una giovane spettatrice quando, a fine spettacolo, culminato in un ballo liberatorio e coinvolgente, ci siamo ritrovate in cerchio a dire la nostra. E come ci sentivamo leggere andando via. Subito dopo, il primo sguardo concesso allo specchio ha riflesso un sorriso. Il corpo come gioia. Da quanto non ci accadeva?